Recensione: The Answer

Di Matteo Lavazza - 10 Maggio 2004 - 0:00
The Answer
Band: Fog
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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55

Primo demo cd per i Fog, purtroppo sulla band non ho molte informazioni, complice il fatto che non ho a disposizione una loro biografia, posso solo dedurre che arrivino dalla zona di La Spezia, visto che il demo è stato registrato nei Sonik Digital studio a Bottega (SP).
La band propone un Thrash difficilmente inquadrabile, una sorta di via di mezzo tra la scuola americana e quella tedesca, con la voce del cantante Willy che ricorda vagamente quella di Mille Petrozza dei Kreator, il tutto con le dovute ed opportune proporzioni.
L’iniziale “The Answer” viene aperto da un buon riff, purtroppo piuttosto scontato ma di sicuro impatto, il gruppo ha svolto un discreto lavoro in fase di songwriting, riuscendo a donare ai vari, e ben eseguiti, cambi di tempo una discreta fluidità, la velocità nei vari riff che compongono il brano non raggiunge mai punte elevate, ma nonostante questo il brano riesce ad essere di sicuro impatto, peccato solo che dei suoni piuttosto impastati e  la voce, peraltro molto bella per il genere proposto, ad un volume davvero troppo alto rispetto al resto, vadano ad inficiare parecchio sull’impatto del pezzo.
La seguente “Mercenary of Death” prosegue su ritmi simili alla traccia precedente, anche qui buoni cambi di tempo e un buon lavoro della band in fase ritmica, davvero molto bella ed azzeccata l’accelerazione a metà pezzo, con suoni migliori credo che possa essere davvero di buon impatto. Davvero belle le atmosfere cupe ed ossessive che i Fog riescono ad imprimere alla canzone, soprattutto per merito della sezione ritmica composta da Diti al basso e da Vincio alla batteria, unica nota stonata la, secondo me, non azzeccatissima linea vocale del ritornello.
Si prosegue poi con “Way to Death”, anche in questo caso la formula proposta in precedenza dai Fog non cambia, ritmi mai troppo veloci e buoni cambi di tempo, peccato solo che lavorando sempre sugli stessi tempi dopo un po’ inizia a farsi sentire una certa noia. Per fortuna il bel riff piazzato circa a metà canzone risolleva un po’ le sorti di questo brano, anche se l’esecuzione francamente non mi è sembrata pulitissima e precisa.
Il demo si conclude con “Hallucinating Benediction”, una track più veloce delle precedenti, tirata e cattiva e con cambi di ritmo che donano davvero un ottimo impatto, davvero splendido il rallentamento centrale, che riesce ad essere davvero possente nel suo incedere prima che la canzone torni a viaggiare alle sostenute velocità iniziali.
I suoni come ho già scritto in precedenza sono davvero troppo impastati, e vanno ad influire pesantemente sul risultato finale, visto che tolgono potenza a canzoni che invece ne necessitano parecchia.
Tecnicamente la band ha qualche lacuna, in tutto il demo non si sente un assolo, non so se per scelta o per limiti tecnici, e in più di un occasione i due chitarristi palesano delle sbavature piuttosto evidenti, direi invece molto bene la sezione ritmica e il cantante, anche se anche nel loro caso credo che ci sia da migliorare ancora un po’.
In chiusura posso dire che a mio parere la scelta migliore per il gruppo sarebbe quella di partire da “Hallucinating Benediction” per sviluppare il loro sound futuro, che sicuramente necessita di maggiore fantasia compositiva e molta più professionalità, per i Fog hanno prodotto un demo che non riesce a lasciare il segno, complici anche i suoni come ho detto, ma penso che lavorando parecchio su molti aspetti della loro musica potranno anche salire di livello.

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