Recensione: The Apostasy

Di Stefano Risso - 4 Luglio 2007 - 0:00
The Apostasy
Band: Behemoth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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93

Da molti anni a questa parte, quando si deve parlare dei Behemoth, si rischia
sempre di ripetersi. La storia della band la conoscono tutti ormai: nati come un
gruppo di giovanissimi blackster nei primi anni novanta, i nostri hanno
progressivamente maturato una propria sensibilità artistica, che ha permesso a
questi ragazzi un’evoluzione che ha dell’incredibile. Un cammino fatto di album
mai banali, personali, che hanno messo in luce la creatività, la bravura e
l’intelligenza del leader storico dei polacchi, Nergal, inanellando da
Satanica

in poi, capolavori che fanno gia parte della storia del death metal.

Ogni uscita discografica dei Behemoth ha sempre segnato un’epoca ben precisa
nella storia della band, rappresentando di volta in volta una diversa
sfaccettatura dell’universo Behemoth, dando la possibilità ai propri sostenitori
di poter scegliere, a seconda del proprio umore, se imbattersi nella furia
cieca, nella complessità, nella perfezione dell’esecuzione tecnica, o
nell’epicità innata della musica di Nergal e soci. Dopo un disco come
Demigod
,
acclamato al tempo come la summa di tutta una carriera, era difficile prevedere
un’ulteriore maturazione della band, come era difficile immaginare l’ennesimo “step”
che permettesse di identificare i Behemoth di oggi, del 2007, e non
semplicemente quelli di tre anni fa, arricchiti da un meritato successo
planetario, e da una pressione che avrebbe potuto schiacciare psicologicamente
chiunque.

Sì, ma come è The Apostasy? Probabilmente vi state ponendo questa domanda da
parecchio tempo, e forse siete gia corsi a vedere il voto in fondo alla pagina,
ma anche alla vostra domanda bisogna, come al solito, ripetersi: The Apostasy è
un capolavoro. E non sarà il tempo a decretarne la caratura, il valore del
lavoro è gia sotto i nostri occhi, basta solo volerlo ammettere. The Apostasy
testimonia di una maturità artistica che ormai ha raggiunto livelli di
eccellenza, riuscendo ad esprimersi al meglio in poco meno di quaranta minuti,
senza dover strafare, racchiudendo il tutto in un lotto di canzoni che non
avrebbero potuto essere composte in modo differente. Un connubio ancor più
florido di violenza ed epicità, The Apostasy è allo stesso tempo l’album più
brutale e più evocativo dei Behemoth, in cui non si percepisce distintamente
dove iniziano o dove finiscono queste due anime che contraddistinguono i nostri
da sempre.

Un riffing sontuoso, diretto, sinuoso, inesorabile nell’esplodere in aperture
epiche e mozzafiato, aiutato da una produzione ad hoc, che ne esalta la
complessità e, perchè no, l’efficace semplicità di alcuni passaggi. E come se
non bastasse, un trio di ottoni e ottime incursioni coristiche a enfatizzarne la
maestosità, probabilmente i due elementi che spiccano maggiormente durante i
primi ascolti. Sarebbe però troppo semplicistico attribuire tutta la carica
emotiva di The Apostasy a questi nuovi accorgimenti, dal momento che Nergal,
come affermato in sede d’intervista, si è concentrato principalmente nel donare
uno “spirito” alle canzoni, e basterebbe ascoltare il ritornello di Kriegsphilosophie per rendersi conto del livello di compenetrazione tra violenza
ed epicità raggiunto dai Behemoth al giorno d’oggi. Una scaletta senza punti
deboli, che presenta dieci potenziali hit (la prima Rome 64 C.E. è un’intro) in
grado di portare devastazioni in ogni dove, dai tempi forsennati di Slaying the
Prophets Ov Isa
(micidiale il cambio di velocità durante gli assoli sul finale
di canzone), di Prometherion, di Pazuzu, che si abbatterà su di voi con la
stessa forza del dio sumero protagonista del brano, o di Christgrinding Avenue,
in cui viene omaggiata la strada verso il Golgota, alle melodie mediorientali di
At the Left Hand Ov God o dal feeling corrosivo e moderno di brani come
Be Without Fear, Libertheme, o Inner Sanctum, che vede la
partecipazione di Warrel Dane (Nevermore). Impossibile stabilire
la migliore o segnalarne una in particolare.

Come è inutile stare a sottolineare la prestazione tecnica dei nostri, sempre
più stupefacente, con un Inferno che semplicemente supera se stesso
(parole di Nergal…). Se non lo avete ancora capito, The Apostasy
è il disco dell’anno in ambito estremo, che consolida la posizione dei
Behemoth
ai vertici del panorama metal degli ultimi anni. Avere pochi giorni
di vita, e diventare immediatamente un classico da tramandare ai posteri.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Rome 64 C.E.
  2. Slaying the Prophets Ov Isa
  3. Prometherion (sample)
  4. At the Left Hand Ov God
  5. Kriegsphilosophie
  6. Be Without Fear
  7. Arcana Hereticae
  8. Inner Sanctum (sample)
  9. Libertheme
  10. Pazuzu
  11. Christgrinding Avenue

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