Recensione: The Archer, Fjord And The Thunder
Credo di aver perso il conto di quelle volte in cui lascio che una copertina mi attragga e cominci a coltivare aspettative verso una band sconosciuta o al suo esordio discografico. Il problema è che il più delle volte, una bella cover non significa necessariamente che dentro ci sia anche un buon disco. Il quintetto norvegese degli Endezzma è in giro dal 2007, quattordici anni in cui hanno pubblicato due album e altrettanti EP, ma con il terzo lavoro ambiscono al salto di qualità. Intitolato “The Archer, Fjord and the Thunder”, l’epica cover meriterebbe una gigantografia nel salotto di casa e senza dubbio una menzione d’onore nella classifica delle copertine più belle e blasfeme di sempre. I più tipici e radicali canoni bianconeri del black metal vengono sovvertiti da un minuzioso disegno raffigurante il lento e inesorabile avvicinamento di tre maligne creature mitologiche a bordo di una piccola imbarcazione. Quello che somiglia ad un muscoloso centauro, si erge su due sole zampe, prende la mira ed è pronto a scoccare il proprio dardo infuocato verso riva, dove si delinea l’immagine di una chiesa in legno che riporta alla mente la Stavkirke di Fantoft, sulla quale non credo ci sia bisogno di approfondimenti.
Senza neppure rendermene conto la breve e introduttiva The Awakening volge al termine e cede spazio alla violenza di The Name of the Night is a Strong Tower. Non si tratta di velocità e brutalità gettata in pasto alle vostre cuffie, ma di una più articolata e maledettamente funzionale morsa che si stringe con il passare dei minuti. Le ritmiche sono ricercate, i riff dalle tipiche pennate black metal si inseriscono dietro una voce che incita uno sfogo carnale e psicologico, una devastazione ordinata che in pezzi come la successiva Anomalious Abomination o nella stessa title-track trovano la possibilità di svilupparsi e delineare il sound degli Endezzma quale il perfetto anello di collegamento tra la vecchia guardia (perlomeno stilisticamente) e il desiderio di creare un lavoro che sia anche melodico, eppure mai scontato.
Suona tutto molto analogico e a tratti accoglie leggere sfumature speed black, marcando però maggiormente il proprio songwriting sulle esoteriche atmosferiche intonate dalle parti più veloci (vedi ancora la title-track) o da quelle più cadenzate (Formless and Void), ma state tranquilli che tutti gli elementi che ci saremmo aspettati e suggeriti da un involucro epico ci sono e sono esattamente dove dovrebbero essere. La velocissima Garden ov Heathen esalta il lato più freddo del tenebroso e immorale spirito del quintetto, il quale ha intenzione di dimostrare che quando si parla di black metal senza fronzoli, la fonte massima di ispirazione sia sotterrata sotto le fredde terre della Norvegia.
Wild Glorior Death sorprende per il suo carico emotivo, una litania sofferta che sfoga alcuni dei minuti più emozionanti di un album che continua a sorprendere, evolversi e sottolineare il proprio nome quale highlights di questo inizio 2021. A concludere l’ottimo capitolo degli Endezzma c’è ancora tempo per un’altra pietra preziosa, con Open Your Eyes and Stab the Sight, altro capitolo che esalta la malinconica inclinazione che alterna toni prevalentemente sporchi ad altri più cupi. Arrows of Equilibrium stupisce ancora e dona un altare sacrificale alla voce di Shax, pronto a lasciare spazio alla corsa finale, l’ultima freccia, quella che porterà desolazione e cenere sulle rive di questo oscuro specchio d’acqua.
The Archer, Fjord and the Thunder è un album eccezionale, profuma di storia, trasuda passione e dedizione in ogni singola nota e riesce nell’arduo compito di rimettere in loop il disco, alla costante ricerca di quel dettaglio sfuggito durante l’ascolto precedente. Non è affatto qualcosa di scritto o pensato a tavolino e la sua spontanea magnificenza permette agli Endezzma di salire in cattedra grazie ad un lavoro maturo e che non sfigura nemmeno se messo vicino ai grandi miti del passato. Questo è da avere.