Recensione: The Art Of A Maniac
Se il PMRC è riuscito a far affiggere l’etichetta ‘Parental Advisory’ su quegli album dai contenuti espliciti (anche se, forse, negli Stati Uniti era meglio farla apporre sulle armi in vendita, ma, si sa, la superficie di un disco è più ampia e si presta meglio) allora anche l’associazione degli ortopedici dovrebbe imporre un contrassegno su quei platter il cui tenore metallico conduce irrimediabilmente allo sfascio delle ossa.
Su ‘The Art Of A Maniac’, nuovo lavoro dei Canadesi Tymo, ce ne andrebbe uno molto grosso considerata la furiosa energia emanata, che porta ad un pericolo concreto per legamenti e giunture dovuto all’impossibilità di restare fermi mentre lo si ascolta, anche se sedati.
Già il precedente ‘Purge & Reset’, del 2017, non le mandava certo a dire, ma questo nuovo lavoro è molto più violento ed iracondo.
Presumo che, nel periodo intercorso tra i due Full-Length, qualcuno deve avere pestato i calli alla band, che ha spazzato via quel poco di inflessione classica che aveva per manifestare un’incazzatura fuori da ogni limite, attraverso una serie di brani tirati, diretti e senza sosta.
A parte l’iniziale ‘Tymonicide’, strumentale che fa un po’ da ponte tra i due album e che ha la nostalgica particolarità di iniziare con una puntina che cala su un disco, le successive otto tracce sono l’equivalente di altrettante mazzate tirate in testa in rapida sequenza e senza alcuna pietà.
Eliminate le “sfumature tipiche del Power” (come avevo scritto sulla recensione del già citato ‘Purge & Reset’), la voce di Tim Tymo è un ringhio caustico che scaglia con estrema prepotenza parole cariche di rabbia e di odio. La band vuol dire tanto: se si leggono le liriche di ogni singola canzone, le strofe sono tutte diverse tra loro.
Le ritmiche sono dense e impenetrabili e gli assoli, suonati in gran quantità, sono marcati e taglienti, frutto di una buona coesione e di idee chiare e determinate.
E’ un sound portato allo stato liquido, istintivo e travolgente che non da tregua, suonato con parecchia personalità, fatto per essere portato sui palchi.
Le veloci ‘Sanity Clause’, ‘Mars Attacks’ e ‘Estregenocide’ frantumano ogni tentativo di restarsene tranquilli. Sono bordate Thrash ‘N’ Roll letali, eseguite in rapida sequenza per non lasciare superstiti.
‘Age of Deception’ e ‘The Roy Parson Project’ hanno un’andatura un po’ meno spedita, ma non per questo il pestaggio sonoro che emanano è di minore impatto.
Invece, la follia di ‘War Beneath The Skull’ la rende ostica. Sinceramente, non mi convince. Se non tutte le ciambelle riescono col buco, a mio parere, questa non è neanche una ciambella.
Pazienza, l’album riprende subito con una tumultuosa ‘The Art Of A Maniac’ per concludersi con la prepotente ‘Alcoholocaust’.
Concludendo: ‘The Art Of A Maniac’ è un buon album anche se imperfetto in alcuni punti. Non si può parlare di vera crescita, i Tymo erano forti anche prima. Più che altro stanno affinando lo stile, andando verso una direzione ben precisa smussando angoli e facendo scelte. Attendiamo e vediamo dove ci portano.
‘The Art Of A Maniac’ è stato inciso presso gli studi canadesi Atreus XO, è stato mixato e masterizzato da Graham Smith ed è disponibile dal 5 febbraio 2022.