Recensione: The Art Of Coming Apart

Di Matteo Di Leo - 10 Dicembre 2012 - 0:00
The Art Of Coming Apart
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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60

“Personality Crisis”.

Prendo in prestito un celebre titolo dei New York Dolls per introdurre il nuovo disco dei Fragments Of Unbecoming. Non perché vi siano dei nessi musicali tra i proto-glam/punk della grande mela e i deathster tedeschi, bensì per focalizzare l’attenzione su una pecca di fin troppe band odierne: la crisi di personalità o meglio ancora la sua totale assenza. Una sorta di morbo capace di affliggere molti musicisti, alcuni dei quali in possesso di un bagaglio tecnico di tutto rispetto. Ma è risaputo che senza la propensione a creare qualcosa di nuovo, la capacità esecutiva è ben poca cosa, può essere al massimo solo un uno sterile esercizio nonché un madornale spreco di talento.

Se questa lacuna è storicamente molto comune e per certi versi ‘fisiologica’ per i debuttanti al gran ballo della musica, lo è meno per chi è in attività da oltre un decennio, giunto ormai al quinto capitolo discografico sulla lunga distanza come i qui presenti teutonici. Nella fattispecie, i baldi ragazzi di Laudenbach hanno mostrato nel corso della propria carriera un’adesione pressoché totale ai canoni del death metal melodico.

Orientando le coordinate geografiche sulla Svezia e quelle temporali nei primi anni ‘90, troviamo gli allora poco più che ragazzini e ormai leggendari Dark Tranquillity, In Flames, Edge Of Sanity, At The Gates, Unanimated, Dissection (ma sarebbe d’uopo citare pure i britannici Carcass per il seminale “Heartwork”, troppo spesso criminalmente dimenticato ma di fondamentale importanza), nomi che hanno determinato un nuovo modo di approcciare il death, portando una ventata di gelida melodia nordica in uno stile fino a quel momento principalmente ad appannaggio di virgulti terroristi sonici cresciuti al sole della Florida. Dal repertorio di queste band, i Fragments Of Unbecoming pescano a piene mani, voltando peraltro idealmente le spalle a tutto ciò che non si confà all’ideale-tipo da loro eretto a ‘totem’ immutabile.

“The Art Of Coming Apart” in sé non sarebbe neppure male. Le canzoni rispetto alla passata produzione del quintetto sono state snellite, rese più sobrie e meno ridondanti, risultando per lo più gradevoli pur non memorabili.  La voce è bella cattiva come si conviene, tutti i membri dimostrano di saperci fare con i propri strumenti, in particolare le chitarre si divincolano tra buoni riff, armonizzazioni, stacchi acustici e il missaggio di Dan Swanö riesce a valorizzare ogni strato sonoro. Ma resta il quesito di fondo: perché ascoltare un disco che ci ripropone quanto è stato già fatto e in modo esponenzialmente migliore in passato?

Risulta stucchevole da parte mia descrivere ogni singolo brano o passaggio del disco, dato che quanto qui contenuto è già stato sviscerato e analizzato centinaia di volte nel corso degli ultimi decenni. Oltretutto, ogni lettore dovrebbe possedere e conoscere almeno un disco degli act testé citati e se così non fosse, vi pregherei di porre fine al più presto a questa mancanza!

Il voto in calce alla recensione in questo caso dice poco sul valore oggettivo del disco. Se infatti siete dei ‘die hard fans’ del genere, non badate troppo sulla novità della proposta e avete nostalgia del bel tempo che fu, allora per voi il giudizio può crescere anche di parecchi punti; se invece pensate che l’innovazione e la capacità di esprimersi fuori da concetti precostituiti rimangano elementi fondamentali per generare Arte con la maiuscola e a una copia preferite sempre l’originale, allora “The Art Of Coming Apart” difficilmente può fare al caso vostro.

Matteo Di Leo

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Tracce:
1. The Art Of Coming Apart 4:12
2. Barren And Black 4:19
3. Four Winters 5:31
4. Hours Of Suffering 5.11
5. Memorial Stone 4:45
6. A Silence Dressed In Black 5:06
7. Sundown 1:53
8. Trapping The Unseen 4:37
9. Seasons Of Tranquility 5:41
10. Fathomless 1:55

Durata 43 min.

Formazione:
Sam Anetzberger – Voce
Stefan Weimar – Chitarra/Voce
Sascha Ehrich – Chitarra/Chitarra acustica
Christopher Körtgen – Basso/Voce
Ingo Maier – Batteria

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