Recensione: The Art of Live

Di p2k - 15 Giugno 2004 - 0:00
The Art of Live
Band: Queensrÿche
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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64

“The Art of Live” è il nuovo album live dei Queensryche registrato durante la tournee effettuata dai nostri lo scorso anno, come headliner insieme ai Dream Theater e con i Fates Warning come gruppo d’apertura. Peccato che quel tour coinvolse solamente il territorio statunitense. Sarebbe stato fantastico ammirare questi tre meravigliosi gruppi esibirsi uno dopo l’altro nella stessa serata. Questo disco fa il paio con l’omonimo DVD uscito qualche mese prima, da cui differisce leggermente per la track-list. Questa differenza va a materializzarsi nell’esclusione delle cover presenti su DVD di “Confortably Numb” dei Pink Floyd e “Won’t Get Fool Again” degli Who, quest’ultima eseguita insieme ai Dream Theater (Yum, Yum!!!), sostituite dalla sola “Anybody Listening?”. In questa sede abbiamo la possibilità di apprezzare alcune tracce estratte dall’ultima release dei Queensryche, quel “Tribe” che ha saputo dividere critica e fan. Infatti, i brani tratti da questo album la fanno da padrone, aprendo il cd con un loro generoso ripescaggio (6 pezzi!). Bisogna riconoscere che alcuni brani in sede live si fanno apprezzare ulteriormente (“The Great Divide”, “Desert Dance”, “Open”), grazie alla carica che sanno sprigionare. Altri invece non aggiungono molto a quanto detto in precedenza (“Tribe”, “Losing Myself”). Molto interessante invece la rilettura in chiave acustica di “Rythm of Hope”, a detta di chi scrive il pezzo migliore dell’ultimo album. Interessante anche la riproposta di “Sign of the Time”, uno dei pezzi maggiormente apprezzati dal tanto vituperato “Hear in the Now Frontiers”, album che andrebbe rivalutato. Ma chi ha amato i Queensryche soprattutto per il materiale più datato non tema, c’è spazio anche per “Roads to Madness” e “My Global Mind”, anch’esse reinterpretate in chiave acustica, dove la prima gode a pieno di uno splendido restauro che regala a questo pezzo una nuova luce calda e intensa, mentre per la seconda l’effetto è un pò meno riuscito. La parte elettrica riparte con la seconda sezione del disco aperta da una meravigliosa “Della Brown” che sa regalare brividi a profusione, seguita a ruota da una magistrale interpretazione di “Anybody Listening?”, song troppe volte ingiustamente ignorata. Ma da qui in poi è un crescendo d’emozioni grazie anche agli immancabili estratti da “Operation Mindcrime”, quali “Breaking the Silence” e “The Needle Lies”, accolte con entusiasmo dal pubblico il quale non disdegna di partecipare in coro ai refrain. “Best I Can” chiude in maniera egregia questo disco. Ho volutamente descritto il disco “track-by-track” per potermi concentrare su altri fattori. Il primo riguarda la prestazione dei nostri, la quale è ineccepibile grazie ad una sezione ritmica ormai rodata da anni d’esperienza. Geoff Tate non avrà più gli acuti di un tempo ma quello che ha perso in estensione lo ha acquistato in feeling e calore. Micheal Wilton è un grande chitarrista, preciso ed efficace. Quello che non mi ha soddisfatto è la seconda ascia Mike Stone che risulta spesso slegato dall’altra chitarra in fase solista, rovinando quegli splendidi dialoghi che esistevano tra Micheal Wilton e il mai troppo rimpianto Chris de Garmo. Altra nota stonata in questa uscita è invece la produzione la quale va a danneggiare il suono degli strumenti, che risulta secco e quasi privo di profondità (soprattutto la batteria). Altro aspetto da esaminare è l’effettiva utilità di questo dischetto. Da un lato abbiamo una tracklist quasi inedita rispetto al precedente live album “Live Evolution”, con delle reinterpretazioni acustiche che possono far gola ai fans. Ma perché far uscire un nuovo disco dal vivo quando è stato pubblicato un solo album in studio tra questo e il sopra citato “Live Evolution”? A chi potrebbe interessare, ora, un’operazione di questo tipo a parte i fan sfegatati come il sottoscritto? Il prodotto è comunque godibile e interessante, ma se proprio dovessi consigliare un disco dal vivo dei Queensryche segnalerei il doppio “Live Evolution” il quale funge da splendido compendio di quanto fatto dai nostri in tutti questi anni. Senza dimenticare lo storico “Operation Livecrime”, dove oltre a godere l’ascolto di TUTTO lo storico concept riproposto interamente dal vivo, possiamo anche ammirare tutto l’estro di Chris De Garmo.

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