Recensione: The Art of Partying
Mentre si fatica ancora a smaltire i postumi del martellamento di Hazardous Mutation, ecco piombare dai cieli della Virginia un nuovo missile targato Municipal Waste. Le furie di Richmond stanno vivendo un periodo di crescente popolarità, che presumibilmente raggiungerà il climax nell’esibizione estiva al prestigioso Wacken Open Air: non male per chi ha mosso i primi passi tra cantine polverose e angusti palchi nei sobborghi locali. La Earache crede ciecamente nelle potenzialità della band, al punto da coccolarla quale cavallo di razza della propria scuderia – con importanti investimenti in campo marketing: vinili colorati in 10 (!) tonalità, toppe, magliette, DVD… un’autentica invasione. Il quartetto non si è scomposto di fronte a cotanta, improvvisa esposizione, congelando le stesse coordinate stilistiche che hanno reso i precedenti lavori un autentico successo underground. Nasce così The Art of Partying: manifesto nel 2007 del crossover ottantiano, micidiale ibrido thrash / hardcore che vent’anni fa suonava la carica nei vari Speak English or Die, Survive, Surf Nicaragua, Biermacht, senza ovviamente dimenticare l’eponimo Crossover.
Quindici brani (diciassette se siete tra i fortunati possessori della limited editon) per un totale che supera di poco la mezzora di musica: travolti da una scarica di colpi bassi in rapida successione, non troverete nemmeno il tempo di chiedere la targa. The Art of Partying detta immediatamente tempi e modi, assurgendo a manifesto concettuale (e stilistico) della band: this song is for doing what you love, not for the sake of fashion / and cheers to those who live their lives just for the sake of thrashing… tutto chiaro? Il trittico Headbanger Face Rip – Mental Shock (prosieguo di Death Ripper) – A.D.D. (Attention Deficit Destroyer) impugna il testimone dall’opener, senza concedere alcuna tregua: sfuriate assassine, vertiginose decelerazioni mosh come se piovessero, ritornelli uno più esaltante dell’altro; e quando le prime note di The Inebriator sembrano concedere un attimo di respiro, i blast-beat a tradimento di Dave Witte sono nascosti dietro l’angolo. I Waste sono fatti così, caricati a molla per correre senza mai guardarsi alle spalle: chi non è avvezzo a certe sonorità troverà impraticabili le urla sguaiate e monocordi di Tony Foresta, o il riffing ai limiti del parossismo di Ryan Waste, ma è il prezzo da pagare per una causa sposata da oltre un lustro. Il paventato calo di tensione (altrimenti inevitabile alla luce di una certa ripetitività di fondo) è respinto da Lunch Hall Food Brawl, Sadistic Magician (100% Bay Area!) e Open Your Mind, episodi che si assestano sui livelli imposti dalla prima metà del disco, garantendo quella longevità che un prodotto del genere richiede per girare a lungo negli stereo; stupisce invero la posizione riservata a Thrashing’s My Business… And Business Is Good! e I Just Wanna Rock, bonus track che battono ai punti diverse tracce regolari.
Il limite più vistoso imputabile a The Art of Partying, quello di ripetersi sulla lunga distanza, costituisce in realtà il suo autentico punto di forza: nessuno infatti, né i Municipal Waste, né tantomeno chi li segue dagli albori, è disposto a tradire le proprie convinzioni. Nasce da qui l’ennesima, orgogliosa dichiarazione d’intenti che farà terra bruciata attorno a sé: date il benvenuto alla colonna sonora ideale per un party a base di thrash, alcolici e buona compagnia; chi non intende partecipare è avvertito… Municipal Waste is gonna fuck you up!
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud
Tracklist:
01 Pre-Game
02 The Art of Partying
03 Headbanger Face Rip
04 Mental Shock
05 A.D.D. (Attention Deficit Destroyer)
06 The Inebriator
07 Lunch Hall Food Brawl
08 Beer Pressure
09 Chemically Altered
10 Sadistic Magician
11 Open Your Mind
12 Radioactive Force
13 Septic Detonation
14 Rigorous Vengeance
15 Born to Party
Bonus track:
16 Thrashing’s My Business… And Business Is Good!
17 I Just Wanna Rock