Recensione: The Astral Episode
Richard Andersson è indubbiamente uno dei musicisti più prolifici che la storia metal ricordi. Ben 4 album negli ultimi 2 anni, utilizzando due differenti monicker: Time Requiem e Space Odyssey appunto, senza considerare il live uscito di recente ed i 2 episodi targati Majestic verso fine millennio. Una media impressionante per uno dei tastieristi più apprezzati in campo power-prog. “The Astral Episode” è il seguito di “Embrace The Galaxy” e ovviamente ricalca atmosfere ed impostazione del suo fratello maggiore. Anche se questa volta il biondo svedese tralascia parzialmente il lato più melodic-speed in favore di una ricerca sperimentale quasi invadente, nel senso che i momenti di “aria” in questo cd sono davvero pochi ed ogni brano presenta lunghi e raffinati virtuosismi, che però spesso appesantiscono i pezzi rendendoli poco digeribili e di scarso impatto. Basti pensare che le 8 canzoni presenti non scendono mai sotto i 6 minuti di durata e risulta quindi abbastanza semplice capire cosa ci si può aspettare da questo platter. Se amate le lunghe peregrinazioni strumentali di matrice prog-aor allora troverete pane per i vostri denti, ma se vi aspettate un allegro album di happy metal infarcito di ritornelli easy-listening e strutture regolari allora avete sbagliato obiettivo. Qualche episodio più “aperto” e classicamente power c’è sicuramente, ma anche in questi frangenti l’incedere è sempre spezzato da cambi di tempo repentini ed interminabili duelli fra la chitarra di Magnus Nilsson e le onnipresenti tastiere di Andersson. La potentissima voce di Nils Patrick Johansson (anche con Astral Doors) dona poi all’intero lavoro un mood oscuro e alquanto heavy, anche se in alcuni casi ho trovato il suo particolare timbro vocale troppo tagliente e quasi eccessivo.
E’ difficile parlare di questo album in maniera univoca, ogni brano presenta mille sfaccettature ed atmosfere diverse. Ma se in qualche modo vogliamo ricondurre il tutto a canoni più precisi possiamo ricordare le sfuriate melodiche di qualche refrain ben confezionato, come nel caso della title-track o di “Reversation”, in cui la linea vocale richiama alla memoria la mitica “Forever Free” degli Stratovarius, per arrivare a toccare lidi più strettamente progressive come nell’opener “Through Dreams And Reality” o come nella conclusiva “The Seventh Star Fantasy”. Alcuni pezzi risultano invece più quadrati, a partire dall’hard rock di “Lord Of The Winds” fino alla lenta e pesantissima heavy track a titolo “Back To The Dark”, mentre “Dazzle The Devil” si presenta come un classico up-tempo di buona presa salvo poi lanciarsi in una insipida sezione centrale che per fortuna viene “salvata” dal finale caldo e coinvolgente. E non poteva mancare il brano strumentale, in questo caso “Presence Of Mind”, che esibisce un discreto tema neoclassico, ma che comunque non aggiunge nulla di particolarmente originale a quanto già sentito in tante altre occasioni.
La produzione è buona, anche se non eccelsa, e come già rilevato nelle altre uscite di Andersson il muro sonoro è spesso troppo compatto e tende a scandire poco il guitar-sound, soffocato in qualche modo dalle imgombranti presenze del singer e dello stesso Andersson. L’artwork è invece azzeccato, anche nelle scelte cromatiche che richiamano perfettamente il senso futurista di questo progetto.
Acquisto non indispensabile, ma sicuramente consigliato ai vecchi fans del gigante scandinavo e a tutti gli amanti di un metal-pensiero ricercato e sperimentale.
Tracklist:
1. Through Dreams and Reality
2. Astral Episode
3. Lord of the Winds
4. Dazzle the Devil
5. Back to the Dark
6. Presence of Mind
7. Reversation
8. The Seventh Star Fantasy