Recensione: The Beauty and the Beer
Alcuni mesi or sono nel corso di un’intervista chiesi a Gerre della linea che avrebbe seguito il nuovo album. Il panzuto frontman mi rispose così: “Il nuovo album sarà completamente differente. Sarà una miscela di techno, jazz e deathcore… spero ti piacerà!”. Pensavo si trattasse di uno scherzo, e invece questo nuovo lavoro degli (ormai ex) thrashers di Francoforte mi ha catapultato alla nuova triste realtà di casa Tankard: una mistura alternativa da far rabbrividire anche i più selvaggi sperimentatori della scena estrema. Un incontro tra l’acid jazz britannico e l’industrial di scuola americana, Factrix e Boyd Rice su tutti, il tutto appesantito da pesanti influenze cybergrind stile Kindergarten Hazing Ritual.
Un’amarezza ancora maggiore se si considera che la geniale copertina (a proposito, solo a me ricordano Shrek e Fiona?) aveva lasciato sperare in un’altra bombardata di thrash metal ad alta gradazione alcolica …
…davvero potete credere a tutte queste cazzate? Ma dai, non scherziamo nemmeno! Questi sono i Tankard: una band che da venti lunghi anni è un garanzia di fottuto thrash metal vecchia scuola. Mettiamo da parte le buone maniere e il registro formale, perché in questa sede non ci serviranno.
Se siete tra quelli che flirtano con i Tankard ormai da anni sapete benissimo a cosa mi riferisco: riff veloci, ritmiche sempre serrate e uno sgraziatissimo Andreas Geremia detto Gerre intento a urlare rabbioso le solite liriche divise tra aspetti sociali (pochi) e divertenti avventure alcoliche (tante). Stacchi di una quadratura impressionante, sesta corda violentata senza alcun ritegno, headbanging a manetta e un altro manipolo di mazzate che andranno ad aggiungersi al bagaglio da portare in sede live. È impossibile non agitarsi con un passo confuso dall’ebbrezza sonora sulle note di quelli che, anche soltanto dal titolo, si annunciano essere nuovi inni alcolici: su tutte la serrata We Still Drink the Old Ways, ma come non citare una canonicissima The Beauty and the Beer o lo sgangherato assalto di Frankfurt: We Need More Beers.
Ancora una volta la band del Darmstadt ha colpito dritto al fegato: The Beauty and the Beer è un arrembaggio in nome di vecchi stilemi; pinta in una mano e chitarra nell’altra. Una scorreria che supera qualitativamente l’ultimo Beast of Bourbon e che ripropone i cari vecchi Tankard a livelli a cui ben pochi, oggi, si possono permettere di viaggiare. Preso atto che non tutti hanno le capacità e il coraggio per osare qualcosa di più, una cosa è cercare allungarsi la vita musicale riproponendo per l’ennesima volta lo stesso disco, una cosa è assestare l’ennesima prova convincente con freschezza e vitalità.
A St. Anger, al post-thrash e all’hardcore, a We’ve Come For You All e a tutte quelle band che sembrano aver perduto l’ispirazione e la retta via, io rispondo con un rutto tonante e sette lettere intrise di birra: T – A – N – K – A – R – D.
They still play the old ways!
Tracklist:
01. Ice-olation
02. We Still Drink The Old Ways
03. Forsaken World
04. Rockstars no. 1
05. The Beauty And The Beer
06. Blue Rage – Black Redemption
07. Frankfurt: We Need More Beers
08. Metaltometal
09. Dirty Digger
10. Shaken Not Stirred
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini