Recensione: The Best Of Both Worlds
Finalmente, anche se solo con una doppia compilation, Eddie Van Halen torna a farsi sentire dopo un periodo d’inattività durato quasi dieci anni. Risolti i problemi con Sammy Hagar, ormai rientrato in pianta stabile nella band e vinta la battaglia contro il cancro, Eddie ed il suo gruppo gettano le basi per un ritorno in grande sul mercato con la doppia compilation che precede l’album in studio previsto per il 2005. Il rientro in formazione di Sammy Hagar è festeggiato con tre brani nuovi che fanno ben sperare per il futuro della band. Quindi possiamo tranquillamente affermare che i trentasei brani inclusi sul doppio cd, fotografano fedelmente i Van Halen di ieri e oggi, tracciando così un fedele ritratto sonoro di quasi trent’anni di carriera sempre al top. E’ tralasciato solo il disco con Gary Cherone, un lavoro non felice e certamente poco all’altezza della fama del gruppo, che probabilmente risentì delle tensioni che all’epoca aleggiavano intorno alla band. Naturalmente l’apertura del cd non può che essere affidata ad Eruption, il mitico brano per chitarra che all’epoca del primo album del 1978, in un turbinio di scale e tapping sconvolse il modo di suonare e di concepire la chitarra rock. Degni di nota si rivelano i successivi tre brani nuovi di zecca. Il primo dei tre è It’s About Time aperto da una chitarra ruvida e secca, cui fa seguito il resto del gruppo che accompagna il suo leader in un percorso fatto di un hard-rock torrido e grezzo, esaltato da una prestazione notevole del singer. Quattro minuti davvero incandescenti cui fanno seguito la dura e ritmata Up For Breakfast, un brano cadenzato in puro stile Van Halen, con i classici coretti che fanno da contrappunto alle vocals di Sammy. Conclude il trio di new songs, la bellissima e sperimentale Learning To Live aperta da un riff assassino di Eddie, poi tra stacchi melodici alternati a cambiamenti di tempo molto duri, la song si rivela essere la migliore delle tre, poiché ci fotografa un gruppo che ha ancora voglia di suonare e sperimentare con la propria musica. Sopra le righe si rivela la prova dell’axe-man che sfodera un assolo al fulmicotone breve ma intenso. Da questi tre brani l’impressione che si ricava è altamente positiva poichè dimostra che i Van Halen ci sono e sono ben lungi dal gettare la spugna (speriamo bene ed attendiamo fiduciosi il nuovo full-lenght album). Il resto dei due cd è tutto da gustare con brani che spaziano in lungo e in largo nella discografia del gruppo, quindi vicino a You Really Got Me (celebre cover dei Kinks) e Ain’t Talkin’Bout Love, l’hit single Jump, la cover Oh Pretty Woman ecc. dell’era David Lee Roth compaiono Panama, anche in versione live, Cant’Stop Lovin You e la varie hit con Sammy Hagar al microfono. Abbiamo così modo di assaporare le due fasi della carriera della band dei fratelli Olandesi: la prima più grezza e la seconda più matura ed A.O.R. Due cd per un totale di centoquaranta abbondanti minuti di musica da gustare ed apprezzare in una sequenza di brani che non privilegiano né l’uno né l’altro singer, ma solo ed esclusivamente del buono e sano Hard-Rock. Altro da aggiungere non c’è, se non che ascoltatevi un pezzo di storia del rock e per chi ancora non li conosce, questa è l’occasione buona per colmare una lacuna.
Tracklist:
Disc 1:
- Eruption
- You Really Got Me
- Ain’t Talkin’ ‘Bout Love
- Jamie’s Cryin’
- Runnin’ With The Devil
- Beautiful Girls
- Dance The Night Away
- And The Cradle Will Rock
- Everybody Wants Some
- Unchained
- Dancing In The Street
- (Oh) Pretty Woman
- Hot For Teacher
- Jump
- Panama
- I’ll Wait
- Why Can’t This Be Love
- Best Of Both Worlds
- Love Walks In
Disc 2:
- When It’s Love
- Finish What You Started
- Feels So Good
- Black And Blue
- Poundcake
- Runaround
- Right Now
- Top Of The World
- Can’t Stop Loving You
- Not Enough
- It’s About Time
- Learning To See
- Up For Breakfast
- Ain’t Talkin’ Bout Love (Live)
- Jump (Live)
- Panama (Live)