Recensione: The Black Circus Part 2 – Disclosure
Il circo maledetto è tornato e questa volta non lascerà scampo a tutti coloro che si troveranno sul suo cammino. Creature demoniache e incubi di ogni sorta prenderanno forma nelle nostre menti ascoltando questo The Black Circus Pt 2 – Disclosure, album che continua il concept iniziato dai Manticora con la prima parte nell’autunno del 2006. Da quella data per i nostri ci sono stati alcuni cambiamenti, tra i quali il cambio di label, dalla Massacre alla Locomotive (Grave Digger); per la fortuna e il sollievo di tutti i fan però la musica contenuta in questo dischetto non cambia assolutamente di una virgola, restituendoci una band capace come sempre di sorprendere: grandi melodie, refrain irresistibili, riff aggressivi, sinfonia, orchestrazioni, potenti cori, atmosfere oscure, fraseggi prog e velocità power.
L’attesa per questa uscita è stata enorme, in quanto i Manticora vengono da un album che, a mio modo di vedere e di sentire, è risultato essere il migliore della loro carriera. E se il precedente aveva conquistato tutti per la sua “quasi” perfezione, come suona questa seconda parte? La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un lavoro di difficile assimilazione, meno immediato del precedente ma sempre dannatamente affascinante e in pieno stile Manticora! Sugli scudi troviamo sempre la voce atipica di Lars Larsen e il disumano lavoro dietro le pelli da parte dell’ottimo Mads Volf. Si diceva album di difficile assimilazione: in effetti i danesi in questo lavoro hanno voluto concentrarsi sulla stesura di pezzi complessi e di una certa durata; questo comunque non causa una dispersione o non conferisce un senso di noia nell’ascoltatore ma, ben sì, aumenta di intensità l’atmosfera horror che i nostri hanno voluto ricreare, con improvvise accelerazioni seguite da mid tempo e break arpeggiati, il tutto condito da un uso delle tastiere intelligente le quali, senza essere invadenti, ricamano cornici eleganti che racchiudono i colori tenebrosi pennellati dai musicisti creando un quadro in cui pazzia mentale e genialità si mescolano insieme per dar luogo a composizioni in cui la passione per la musica regna sovrana.
Ma passiamo ad analizzare le canzoni.
Dopo una breve intro, i Manticora partono subito spingendo sull’acceleratore con Beauty Will Fade, pezzo speed/power dalle tinte oscure, il quale si mantiene su queste coordinate per gli oltre 7 minuti (!) di durata. Nonostante la canzone sia lunga, grazie al suo essere sempre votata all’aggressività risulta avvincente sotto tutti i punti di vista. L’album procede con Gypsies Dance Pt 2, e anche in questo caso si superano i 7 minuti di lunghezza! Rispetto al brano posto in apertura, questa traccia si presenta più meditativa nella parte iniziale, con cori altisonanti che accompagnano la voce di Lars ricreando così un imponente muro vocale suggestivo ed evocativo; a seguire, la batteria improvvisamente accelera per creare insieme alle chitarre e al basso un sezione prima prog poi power e di nuovo prog. Un break strumentale davvero riuscito! Dopo assoli di chitarra e tastiera, torna a sfociare la voce che accompagna fino alla fine (su ritmi decisamente più veloci rispetto all’inizio) un pezzo dalle mille facce. Dopo un breve intermezzo si passa a Haita Di Lupi, un brano strumentale esaltante e di rara bellezza! L’intro eseguito da una chitarra acustica è accompagnato a seguire dal resto della band che mostra in questa situazione tutto il suo (enorme) potenziale tecnico.
When The Soulreapers Cry è un altro brano impossibile da catalogare: la parte iniziale tendente al thrash è interrotta da un cantato su arpeggio di chitarra per poi passare a ritmi cadenzati e potenti che fanno da preludio a un ritornello più power oriented. Oltre ad altri due intermezzi (erano necessari così tanti?!) l’album si conclude con All That Remain, forse il brano più “facile” ma di sicuro uno dei capitoli migliori, in quanto viene messa in risalto la grande capacità dei Manticora di unire con grande classe aggressività sonora e melodie di facile presa, e Of Madness In Its Purity, che si muove sulle coordinate della canzone precedente risultando una degna conclusione dell’intero lavoro.
Tirando le somme posso dire che anche questa volta i Manticora ci hanno regalato un album di gran classe, suonato alla grande e interpretato da musicisti di alto livello. L’unica pecca che ho trovato è che non è presente una killer track come nella prima parte del concept; inoltre le composizioni in generale non raggiungono i picchi toccati in passato dal gruppo, perciò lo reputo leggermente inferiore a Letters, ma fortemente superiore a tanti lavori prodotti di recente da band molto più blasonate dei danesi! I Manticora ormai sono una splendida realtà, la loro classe non si discute e la dimostrano senza tanti paroloni ma con album pieni di ottime idee e di grandi canzoni.
L’album è consigliato a chiunque ascolti metal, e spero che molti, come me, possano ancora una volta venire rapiti dal circo infernale!
Roberto “Van Helsing” Gallerani
Tracklist:
1. Entrance
2. Beauty Will Fade
3. Gypsies’ Dance pt. 2
4. Intuneric V
5. Haita Di Lupi
6. When The Soulreapers Cry * clip Media section *
7. Intuneric VI
8. All That Remain
9. Intuneric VII
10. Of Madness In Its Purity * clip Media section *