Recensione: The Black Mages
Nobuo Uemtasu: chi già conosce questo nome probabilmente non si aspettava di trovarlo sulle pagine di Truemetal. Quanti al contrario non fossero familiari con questo illustre Carneade troveranno utile qualche riga di presentazione.
Nobuo Uematsu, nazionalità giapponese, professione tastierista e compositore di colonne sonore. Il suo nome è tradizionalmente legato alla popolare serie di videogiochi “Final Fantasy”, di cui ha messo in musica i primi dieci capitoli. Tra i suoi innumerevoli impegni non mancano tuttavia concerti con orchestre internazionali, collaborazioni con popolari cantanti del Sol Levante, progetti new age, colonne sonore di film e videogiochi assortiti. E una metal band, naturalmente.
La passione di Nobuo per le sonorità dure non dovrebbe del resto essere un mistero per quanti abbiano già prestato orecchio a qualcuno dei suoi lavori. Accanto a composizioni dominate da influenze classiche ed elettroniche, non mancano pezzi sui quali risplende la luce dell’heavy metal anni ’80. Gli appassionati del progressive di vecchio stampo del resto non faticheranno a riconoscere, sia nei titoli sia a livello di contenuti, riferimenti più o meno espliciti a personaggi come Rick Wakeman, Tony Banks, Keith Emerson, John Lord o Brian Eno. Non deve dunque stupire se nel 2003 il buon Nobuo decide di mettere insieme una vera e propria band, rigorosamente strumentale, per coniugare queste due passioni così a lungo (mal)celate nella sua sterminata discografia.
Il materiale grezzo è fornito – udite udite – dalle colonne sonore della saga di Final Fantasy, e più precisamente dai temi di battaglia. Nessuno osi lasciare il benché minimo spazio allo snaturato sospetto che uno come Uematsu si accontenti di adattare alla meglio un paio delle sue creazioni più celebri per arrotondare le entrate – jamais! I riarrangiamenti si traducono in radicali rielaborazioni di pezzi che un tempo potevano contentarsi di un ruolo secondario, come mero sottofondo, e che ora sono chiamati a ergersi protagonisti assoluti. Con buona pace degli scettici, il passo dal midi al brano vero e proprio è più breve del previsto.
L’incipt spetta di diritto al “Battle Theme” del primo, storico Final Fantasy, ma è a partire dalla successiva doppietta “Clash On The Big Bridge”/“Force Your Way” che si comincia a fare sul serio. Un brano gioca sull’intreccio fra un giro di synth tanto semplice quanto accattivante e le impennate di una chitarra potente e sfrontata, l’altro si scatena in una sequenza di soli squisitamente heavy e improvvisazioni dal forte gusto progressive, con un rallentamento finale che più epico non si può. In entrambi i casi l’impatto è da brividi. La mancanza di una voce guida è estinta dalla sinergia fra gli strumenti, la cui puntualità nel passarsi il testimone tiene costantemente alto il tiro, senza lasciar spazio a digressioni vacue o dispersive. Ciascun brano meriterebbe una menzione, ma anche a voler tagliar corto non si può evitare di spendere qualche parola per il trittico individuato da “J-E-N-O-V-A”, “Those Who Fight Further” e “Dancing Mad”. Il primo è un vero e proprio classico del repertorio di Uemtasu, contraddistinto da forti contaminazioni elettroniche che lo rendono un unicum rispetto al resto della tracklist. “Those Who Fight Further” è invece uno di quei pezzi che pretendevano un riarrangiamento heavy con tutti i crismi già nella loro versione originale: imperioso sfondamento di chitarra e rapida incursione delle tastiere che non mancherà di colpire al cuore gli inguaribili nostalgici di Final Fantasy VII. L’ultima delle tre tracce, infine, rappresenta per chi scrive l’apice di tutto il disco; un’epica suite di dodici minuti che trova i suoi momenti di massimo splendore nel lungo excursus di organo mediano e nell’ultimo, drammatico solo.
Giudicare in modo imparziale un lavoro del genere non sarà facile, soprattutto per chi, conoscendo i temi originali dei brani qui proposti, sarà sospinto dalla dolce onda dei ricordi verso i lidi del giovanile entusiasmo. I dati di fatto sono che non di soli ricordi campa quest’album. Se innegabilmente non è sul campo della sperimentazione che i Black Mages si guadagnano la pagnotta, altrettanto innegabilmente la qualità delle composizioni si attesta sopra la media. Belle melodie, tanta varietà, un sound piacevolmente anacronistico e una maturità tecnica che sa imporsi senza cedere alla tentazione del vano virtuosismo rappresentano l’autentico poker d’assi calato da Uemtasu e dai suoi ragazzi. Sapere poi che in origine questi dieci pezzi nascevano come altrettanti brandelli di colonne sonore, semplici file midi celati dentro cartucce d’altri tempi, non costituisce affatto un limite, ma semmai un’ulteriore motivo di lode per l’efficacia e la naturalezza con cui tali temi di sottofondo sono stati trasformati in composizioni autonome.
I fedelissimi del grande Nobuo possono dunque ignorare tranquillamente la valutazione finale – il cuore non si lascia incastrare tanto facilmente dalla logica dei numeri – e correre a cercare una copia in qualche mailorder straniero (difficilmente il negoziante di fiducia saprà qualcosa dei Black Mages). Per tutti gli altri il voto sta lì, a tributare il giusto rispetto a un disco che sa farsi valere anche fra tanti illustri colleghi. E a un compositore che per classe ed esperienza non è secondo a nessuno.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. Battle Scene (Final Fantasy I)
2. Clash on the Big Bridge (Final Fantasy V)
3. Force Your Way (Final Fantasy VIII)
4. Battle, Scene II (Final Fantasy II)
5. Decisive Battle (Final Fantasy VI)
6. Battle Theme (Final Fantasy VI)
7. J-E-N-O-V-A (Final Fantasy VII)
8. Those Who Fight Further (Final Fantasy VII)
9. Dancing Mad (Final Fantasy VI)
10. Fight With Seymour (Final Fantasy X)