Recensione: The Black Side Of The Moon

Di Stefano Burini - 19 Novembre 2012 - 0:00
The Black Side Of The Moon
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Anno: 2012
Nazione:
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60

Alzino la mano i musicisti metal che non hanno mai pensato di rivisitare in chiave heavy le canzoni dei Pink Floyd, uno dei gruppi in assoluto più influenti sulla scena metal da prima ancora che essa stessa prendesse forma e vita. E’ lecito immaginare che saranno in tanti a rispondere in maniera affermativa a questa domanda, tale e tanta la fama del gruppo londinese, basti pensare all’album tributo “AA.VV – Like Black Holes In The Sky: The Tribute To Syd Barrett”, dedicato nel 2008 da artisti come Kylesa, Pentagram e Dredg alla memoria del musicista allora da poco scomparso, o di nuovo, alle migliaia di cover proposte sia su disco che dal vivo anche da gruppi del calibro di Voivod, Shadows Fall, Dream Theater e altri ancora.   

Nonostante l’idea non sia, dunque, propriamente originale e nonostante la “concorrenza” di importanti realtà internazionali, oggi, nel 2012, un drappello di valenti musicisti italiani, riuniti sotto il nome di MusicArT Project, ha deciso di rivisitare forse il più famoso degli album della band di Roger Waters, nientemeno che “The Dark Side Of The Moon”. Uscito nell’ormai lontanissimo 1973, è semplicemente uno dei dischi di maggior successo della storia del rock; un classico senza mezzi termini, in grado di infrangere svariati record (47 dischi di platino, oltre 50 milioni di copie vendute e più di mille settimane nella classifica US Top Catalog) e di rendere più “potabile” (“salottiero”, dissero i critici più acidi) quel rock psichedelico che i Pink Floyd avevano già esplorato nelle sue forme più ermetiche fin dai tempi di “The Piper At The Gates Of Dawn”.  

La sfida non è da poco, ma il personale coinvolto può vantare indubbia preparazione e curriculum di tutto rispetto. I due mastermind rispondono al nome di Marco “Peso” Pesenti, universalmente conosciuto come batterista dei Necrodeath, e Pier Gonella, chitarrista molto attivo con svariate band tra cui Mastercastle, Necrodeath e Labyrinth. A completare la formazione troviamo i cantanti Giorgia Gueglio (Mastercastle) e Andrea “Zanna” Zanini (ex Sadist e Raza De Odio) ed infine Steve Wavamas (Mastercastle) al basso e Andrea Vulpani all’hammond.  

Fin dal primo ascolto è evidente che Peso e compagnia ci vanno con i piedi di piombo, forse fin troppo. Nonostante l’indubbia fama e complessità della materia trattata, quindi la veste che viene data ai vari brani è sì rinnovata (sarebbe forse meglio dire ri-stilizzata) ma non sconvolta e i loro tratti somatici principali rimangono al proprio posto. Il battito cardiaco di “Speak To Me” inaugura, ora come allora, il viaggio fondendosi man mano con i vocalizzi della Gueglio e con il crescendo strumentale, ma i suoni hanno la pulizia e la nitidezza degli anni 2010 e Gonella dà un tocco heavy al finale di “Breathe”. “On The Run” era un collage di suoni e rumori registrati in un aeroporto (passi, rumori meccanici e voci nell’interfono) sovrapposti ad effetti sonori con cui David Gilmour riusciva a ricreare il mulinare dei motori di un aeromobile che finiva per schiantarsi in lontananza nel finale. Era un brano con cui, secondo la leggenda, i Pink Floyd cercavano di esorcizzare la loro paura del volo, la paura di morire durante uno degli spostamenti tra una tappa e l’altra degli interminabili tour di quegli anni e se la versione originale era un qualcosa di schockante, assolutamente inedito ed in grado di creare un effetto straniante e a tratti inquietante, tale potenza espressiva nella riedizione targata MusicArT Project tende un po’ a perdersi.  

La prima canzone vera e propria di “The Dark/Black Side Of The Moon” è l’immortale “Time”, cantata in duetto dalla Gueglio e da Andrea Zanini. Il ritmo dettato dalla batteria si alza notevolmente sul refrain andando a lambire i terreni del power/prog, mentre il solo originariamente ad opera di Gilmour esce positivamente vitaminizzato dal trattamento riservatogli da Pier Gonella. Risulta, paradossalmente, più efficace il cantato sgraziato dell’ex-Sadist rispetto a quello angelico della bella cantante ligure, impossibilitata, per ovvie ragioni, a conferire quella profondità tipica del cantato originale di David Gilmour e di Roger Waters. Non è questo, tuttavia, il caso di “The Great Gig In The Sky”, nella quale Giorgia dimostra, al contrario, di non temere affatto il confronto con gli splendidi e sognanti vocalizzi di Clare Torry. Non ci sono parole, significato, in quegli acuti dolci e nel contempo vigorosi, solo sensazioni ed emozioni, un sogno lungo quasi quattro minuti, dalle tinte celestiali e scandito dagli ormai mitici accordi di pianoforte ideati da Richard Wright quarant’anni or sono e la cui magia rimane intatta.  

I registratori di cassa che aprono “Money” sono ormai parte della cultura pop occidentale e i MusicArT Project non pensano nemmeno per un istante di toglierli o di, per assurdo, sostituirli con qualcos’altro, concentrandosi invece sul ri-aggiornamento di una delle tracce più “hard” di tutto l’album, nella quale la Gueglio decide di conferire un tono più sbarazzino e davvero azzeccato alla propria performance. Il sax viene sostituito dalla chitarra di Gonella che si occupa di tutte le parti soliste rivedendole, ampliandole e distorcendole come in effetti ci si aspetta da una rivisitazione in chiave metal. Il finale sfumato fa da ponte di collegamento con la successiva “Us And Them” e, di nuovo, l’impostazione del brano non viene stravolta ma al massimo ritoccata, aggiungendo qualche ritmica heavy qua e là e lasciando, di nuovo, alla chitarra le parti originariamente riservate al sax. La voce di Giorgia si adatta senz’altro al ruolo, ma perde un po’ di quella fattanza psichedelica che caratterizzava le parti cantate da Gilmour, mentre risulta assolutamente impeccabile e, anzi, degno di menzione il lavoro svolto da Pier Gonella, alle prese con le migliori sezioni di lead guitar di tutto il disco, arrangiate e rielaborate in maniera davvero riuscita. “Any Color You Like” era un’altra delle tracce più psichedeliche e sperimentali e la ‘versione 2012’, pur sostituendo il tipico flavour “analogico” di quegli anni con un sentore più “digitale” e moderno,  non ne stravolge il senso né i connotati. Discorso analogo per le splendide “Brain Damage” ed ”Eclipse”, davvero molto poco differenti dall’originale, ne conservano la bellezza ma appaiono più come “semplici” cover che come rielaborazioni realmente personali. 

In definitiva la valutazione di un album come questo è decisamente problematica. La confezione è ottima ma lo sviluppo tutt’altro che ardito e se “The Black Side Of the Moon” suona oggi come un bel disco è più che altro per “luce riflessa”, poiché il grado di restyling applicato alle canzoni non è tale da svincolarle dall’ingombrante ombra dell’edizione 1973 né da farle percepire, salvo due/tre casi, in maniera realmente migliorativa. Certo, la materia è del tipo “da maneggiare con estrema cura” e quindi il dovuto timore reverenziale nei confronti di un pilastro della musica rock del ‘900 è quantomeno comprensibile; ciò detto, le parti meglio riuscite sono quelle in cui i MusicArT Poject ci mettono del loro. Era forse lecito, dunque, aspettarsi che la compagine si prendesse qualche rischio in più e che affrontasse la sfida in maniera più spavalda; così ci troviamo, al contrario, di fronte ad un lavoro sicuramente piacevole e professionale, eppure di dubbia utilità, purtroppo non in grado di aggiungere alcunché ad un album di fama e proporzioni mastodontiche.

 

 

Every year is getting shorter, never seem to find the time 

Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines 

Hanging on in quiet desperation is the english way

The time is gone, the song is over, thought I’d something more to say..”  

 

Stefano Burini  

 

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Line Up  

Giorgia Gueglio: voce

Andrea “Zanna” Zanini: voce

Pier Gonella: chitarre 

Steve Wavamas: basso

Andrea Vulpani: hammond

Marco “Peso” Pesenti: batteria    

 

Tracklist  

01. Speak to Me (Mason)/Breathe (Waters, Gilmour, Wright) 03:27

02. On the Run – 03:01 (Gilmour, Waters)

03. Time  – 06:25 (Mason, Waters, Wright, Gilmour)

04. The Great Gig in the Sky – 03:59 (Wright, Torry)

05. Money – 06:07 (Waters)

06. Us and Them – 07:11 (Waters, Wright)

07. Any Colour You Like – 03:23 (Gilmour, Mason, Wright)

08. Brain Damage – 03:56 (Waters)

09. Eclipse – 02:00 (Waters)    

 

 

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