Recensione: The Black Swan
Ve lo ricordate il Friuli Venezia Giulia metallico, quello di inizi anni Duemila? In quel periodo la regione del Nord-Est stava portando all’attenzione di appassionati e addetti ai lavori band del calibro di Elvenking, Revoltons, Tystnaden, Raintime, Slowmotion Apocalypse e tantissime altre formazioni degne di nota. Una vera e propria ondata di metallo pesante, forse nata sulla scia del successo planetario riscosso dai triestini Rhapsody, forse nata semplicemente perché così doveva essere. Di tutte quelle band solo gli Elvenking riuscirono a dare continuità alla propria visione artistica, le altre, per i motivi più vari, smarrirono la via. Beh, nel 2024, dopo ben dodici anni dall’ultimo lavoro “Anima”, i Tystnaden – nome tra i più significativi del movimento di inizi anni Duemila del Friuli Venezia Giulia – decidono di fare il proprio ritorno in scena con l’attesissimo “The Black Swan”. Cosa aspettarci da questo importante comeback? Beh, scopriamolo assieme!
Per chi avesse seguito la storia dei Tystnaden, la formazione di Udine si presentò a inizi Duemila con due album dalla forte impronta goth metal, in cui facevano capolino influenze alternative e un pizzico di death metal. Il terzo disco, il già citato “Anima”, rappresentò una sorta di svolta per la formazione capitanata da Cesare Codispoti. Sì, perché nel lavoro del 2012 venne dato spazio a delle influenze melodic groove che sancirono un punto di stacco con il passato del combo friulano. Come approfondito nella nostra intervista di settembre, da “Anima” a oggi sono successi tantissimi eventi in casa Tystnaden. Il più significativo, però, rappresenta il rientro al microfono di Laura De Luca, talentuosa cantante dalla voce calda ed espressiva che, in particolare nei primi due lavori griffati Tystnaden, aveva regalato prestazioni da urlo. Se poi consideriamo che, conclusa la parentesi “Anima”, Codispoti torna a occuparsi del songwriting, beh, possiamo dire che sul tavolo ci sono tutti gli ingredienti per potersi aspettare un album degno di nota. E quindi? Come suona “The Black Swan”? Credo non servano inutili giri di parole per dire che il quarto disco della compagine di Udine sia un lavoro dannatamente riuscito. Lo spirito dei primi Tystnaden risplende nuovamente, ovviamente espresso in una chiave di lettura figlia del 2024. Un lavoro, quindi, che guarda sì al passato della band, ma che risulta al passo con i tempi. “The Black Swan” si sviluppa in dodici pezzi – compreso l’intro ‘Caged’ – per una durata totale di quarantacinque minuti. Un album elegante e ricercato, in cui è facile notare una cura maniacale per la melodia. L’album ruota attorno all’ottima prova svolta dalle due asce di Cesare Codispoti e Giulia Coletti: i due chitarristi regalano una prestazione matura, sia in chiave ritmica che solistica. Nulla è lasciato al caso: ogni singolo passaggio è sviluppato per permettere alla voce di Laura di splendere in tutta la sua bellezza. Proprio la cantante si rivela il valore aggiunto di “The Black Swan”, spaziando con maestria in tutto il suo registro, risultando calda, coinvolgente, capace di trasmettere emozioni, di interpretare alla perfezione ogni singola sfumatura di “The Black Swan”. Se a questo sommiamo una sezione ritmica efficace – in grado di creare un gran groove – e sempre a disposizione della struttura canzone, credo sia facile comprendere come i Tystnaden siano riusciti a fare centro con questo nuovo platter. Se volessimo citare una canzone su tutte, la splendida ‘Mo’Kill’ rappresenta alla perfezione quanto appena scritto. In questa traccia ritroviamo lo spirito primigenio dei Tystnaden, tutti quegli elementi che avevano saputo conquistare tanti appassionati. Incontriamo quindi le classiche componenti goth e alternative, che vanno a mescolarsi ad alcune soluzioni al passo con i tempi. E poi c’è quel ritornello che entra in testa già al primo ascolto, con la voce di Laura pronta a esplodere in tutta la sua potenza. Ma come non menzionare la trascinante ‘Broken’, la suadente ‘Thorns’ o la splendida ‘Waiting for Anything’, dal testo carico di significato e con quell’arpeggio iniziale che riporta alla mente i Queensryche. La ciliegina sulla torta è poi rappresentata da una produzione potente e cristallina, che valorizza in particolare voce e chitarre.
“The Black Swan”, quindi, ci consegna i Tystnaden in un formato davvero convincente. La quarta prova della formazione friulana è forse la più matura fin qui realizzata dalla compagine di Udine: un lavoro dall’elevato spessore artistico. E per spessore artistico non intendiamo solo delle musiche capaci di emozionare l’ascoltatore, ma anche testi pregni di significato, in cui vengono trattate tematiche profonde. Proprio questi argomenti permettono a Laura di immedesimarsi nel tema trattato, di essere travolta dalle emozioni che le liriche sanno scaturire e trasformarle in linee vocali calde, espressive, cariche di colore e tantissime sfumature. Sì, “The Black Swan” è davvero un disco riuscito. Ben tornati Tystnaden, avanti così!
Marco Donè