Recensione: The Black Waltz
I Kalmah sono un gruppo finnico formatosi nel ’99 grazie ad un’idea nata dal leader storico Pekka Kokko con l’ausilio del fratello Antti, come evoluzione del precedente gruppo di Pekka, gli Ancestor. Dal 2000 al 2006 sfornano 4 cd, ma in questi anni ci sono state modifiche importanti nella line-up che li hanno portati all’attuale formazione. Fin dall’inizio della loro comparsa sono accostati ai più celebri connazionali Children of Bodom, per questo death metal melodico tipico di Laiho & co. Più che una brutta copia dei sicuramente più noti conterranei, considererei i Kalmah un’ottima alternativa per gli amanti del genere. The Black Waltz offre 11 tracce per 47 minuti di velocità di un death melodico che ha meno influenza power rispetto ai Children of Bodom e prende molto di più dal Black e dal Thrash. La produzione è molto buona e propone tutta l’aggressività devastante del gruppo con riff di chitarra ottimi e molto tecnici.
La tecnica è sempre stata una componente fondamentale del gruppo, ma con quest’ultimo lavoro i Kalmah sono riusciti ad inserire anche una coinvolgente velocità e un tempo frenetico trascinante. Un’altra differenza notevole dalla ormai rinomata voce di Laiho è la maggiore tendenza al growl di Kokko, anche se a mio avviso non raggiunge il livello toccato dalla bravura degli altri componenti del gruppo. Il suo growl, però, contribuisce in maniera efficace a dare un’impronta ancora più massiccia e irruente al sound del gruppo. Sneck, alla tastiera, offre una prova egregia portando i suoi suoni molto vicini al black metal nordico. La velocità, la violenza e la potenza non ostacolano l’inserimento di interessanti e vivaci melodie di stampo melodic black che aiutano nel creare un’atmosfera tutt’altro che anonima.
Tra le undici tracce ne spicca sicuramente qualcuna, come ad esempio Defeat, che apre il cd lasciando subito l’impronta inesorabile del gruppo finnico con un alternarsi di melodie e sfoghi black, con un inizio in stile thrash, preludio di una velocità sconvolgente. Time Takes As All è un’ondata di potenza e violenza calcata ancor di più dal crudele growl di Pekka.
Con Svieri Doroga si riprende fiato per poco più di un minuto, una ballata dall’atmosfera un po’ triste che ci fa credere che l’aggressività dei Kalmah sia arrivata alla fine… e invece… tenevi forte, è un’utopia! Si riparte subito con la title track The Black Waltz, una delle più significative dell’album: anche qui un’onda d’urto notevole condita da una melodia orecchiabile e da un ritmo incalzante che non dà spazio alla noia.
La successiva With Terminal Intensity pare quasi una cavalcata maideniana, con un ottimo lavoro di Kusmin alla batteria, melodia cadenzata che rimarca la grandissima tecnica e la precisione stilistica del gruppo. Un ultimo consiglio? Tenetevi forte quando arrivate a The Groan of Wind… provare per credere!
In conclusione, non voglio spacciare The Black Waltz come un’opera storica nel genere, e neppure come un prodotto dall’esclusiva originalità, ma sicuramente come un cd più che apprezzato dagli amanti della categoria. Non bisogna per forza inventare qualcosa per piacere!
Tracklist:
01. Defeat
02. Bitter Metallic Side
03. Time Takes Us All
04. To the Gallows
05. Svieri Doroga
06. The Black Waltz
07. With Terminal Intensity
08. Man of the King
09. The Groan of Wind
10. Mindrust
11. One From The Stands
Line-up:
Pekka Kokko – Guitar, Vocals
Antti Kokko – Lead Guitar
Janne Kusmin – Drums
Timo Lehtinen – Bass
Marco Sneck – Keyboard