Recensione: The Bleeding

Di Matteo Bovio - 3 Settembre 2002 - 0:00
The Bleeding
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Anno: 1994
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75

Ultimo album con lo storico Christ Barnes alla voce, questo The Bleeding è un platter in perfetto stile Cannibal Corpse, ma che presenta una serie numerosa di alti e bassi. Per quanto io adori tutte (e sottolineerei questa parola) le produzioni della band, mi sentirei di affermare che questo lavoro coincide con il punto più basso della loro carriera artistica. Complice anche una produzione del tutto fuori luogo sia per la caratura del gruppo che per le loro effettive necessità sonore. La violenza che i Cannibal Corpse come pochi altri gruppi sanno esprimere viene così parzialmente soffocata dietro suoni di chitarra troppo spenti, e ad una batteria che non rende assolutamente giustizia all’eccelso lavoro svolto da Paul Mazurkiewicz.

I brani si mantengono tutti su una buona media, sebbene non manchino alcuni passaggi poco felici (come il riffing introduttivo di “Staring Through The Eyes Of The Dead”) che non rispecchiano al massimo l’immaginario di violenza inserito nei testi. Queste piccole carenze vengono fortunatamente controbilanciate da dei veri e propri picchi compositivi, rispondenti ai nomi di “The Pick-Axe Murders”, “Stripped, Raped And Strangled” ma soprattutto “Fucked With A Knife”!!! Una canzone nel suo genere praticamente perfetta, il cui stacco di basso pochi secondi dopo l’inizio è diventato praticamente storico: esemplare anche il cantato di Barnes, che fa un uso molto intelligente della propria versatilità vocale.

Impossibile poi non citare la title-track, dalla struttura molto elaborata e i riffing veramente pazzoidi: in tutti e 10 i brani il duo Rob BarrettJack Owen da prova di una tecnica impeccabile, che li porta a suonare come ben pochi sanno fare, rendendo anche il più banale dei riff con un’efficacia strepitosa. Ma il vero protagonista, come al solito, è lui: Alex Webster. Il bassista più invidiato nel mondo del Death Metal dà un’ennesima lezione di tecnica, violenza e fantasia a chiunque abbia orecchie per coglierne le finezze.

Insomma, The Bleeding è un classico album della band americana, che pur rimanendo di alto livello, viene offuscato da episodi a tratti carenti come “Pulverized” oppure “Return To Flesh”. Certo, l’acquisto vale anche per la sola “Fucked With A Knife” (che tutt’oggi considero il loro miglio brano…). Se non avete ancora niente di loro, non partirei da qui; ma prima o poi dovrete avere anche quest’album, l’ennesima prova che, nonostante tutti cerchino di imitarli, loro sono e sempre saranno unici!
Matteo Bovio

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