Recensione: The Blind Leading the Blind

Di Daniele D'Adamo - 12 Novembre 2018 - 6:50
The Blind Leading the Blind
Band: 1914
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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78

… dove la morte diventa assurda e la vita ancor di più…

I 1914 sono una band ucraina formatasi nel 2014, cioè nel 100° anniversario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. L’esistenza dei 1914 è un omaggio a tutti coloro che sono caduti combattendo la Grande Guerra. I 1914 non sono né politicizzati, né guerrafondai. Come storici specializzati, essi raccontano storie di guerra, le ingiustizie, la paura, la disperazione e la morte senza fine.

Coerente con queste tematiche, “The Blind Leading the Blind”, secondo album in carriera dei Nostri, si apre con una canzone di quell’epoca che, graffiata dalle polveri del tempo, immergono completamente l’ascoltatore in una buia e triste atmosfera bellica.

Atmosferica bellica resa viva, pulsante dall’attacco di ‘Arrival. The Meuse-Argonne’, violentissima esplosione di forza alimentata dalla potenza dei blast-beats e dall’energia pressoché infinita delle chitarre di Liam Fessen e Vitalis Winkelhock, cementate dal basso di Armin von Heinessen. Il sound del disco è possente, pulito, aggressivo. Il quale definisce uno stile pressoché unico nel panorama attuale del metal estremo. Il death metal elaborato dal combo di Lviv è una macchina da guerra inarrestabile, ricco di inserti e aggiunte a tema con gli eventi raccontati; pregno di un’emotività malinconica, buia e oscura.

Quando il ritmo rallenta sino a lambire i BPM tipici del doom, la sensazione di un non ben definito disagio, l’odore della morte di centinaia di migliaia di ragazzi strappati dalle loro esistenze diventa palpabile; avvolgendo tutto e tutti come un nero sudario. La vita degli uomini – annichilita con crudeltà in scenari apocalittici, ove l’arcigno mietitore fa festa per le innumerevoli anime spezzate da raccogliere in quantità – , è nulla, senza alcun valore. Carne da macello. Una sensazione di impotenza che i 1914 riescono a trasmettere con estrema bravura grazie, anche, alle disperate, stentoree linee vocali di Ditmar Kumar, quasi più vicine al thrash che al death. Death reso vivo da Rusty Potoplacht, che spazza il campo di battaglia con un impressionante quanto devastante drumming, che si spinge nell’aldilà. Cioè, nei territori dei blast-beats, ideali aree belliche cintate dal filo spinato, in cui perpetrare lo scempio dell’abnorme conflitto bellico.

Il cielo non è più blu ma assume, anch’esso, il tipico colore marrone delle divise militari ma soprattutto quello delle trincee, macelli per uomini costretti ad annientarsi l’un l’altro. Visioni, queste, che si materializzano nella mente di chi ascolta grazie, e si ribadisce, all’incredibile forza visionaria della musica. Rumori di pioggia, temporali, carri armati in movimento, cornamuse, marcette  guerresche, sono l’ideale complemento all’imperioso death metal, classico, suonato dalla formazione dell’Est europeo. Il quale, appunto, non concede il fianco a particolati contaminazioni se quella, già citata, del doom. E così non poteva essere, dato lo spirito che muove le gesta delle mani e delle membra dei 1914, votato a scavare in profondità fra le emozioni e i sentimenti delle persone in occasione di eventi che determinano uno spreco esageratamente folle di giovani e imberbi esistenze.

Tuttavia è nelle song tritatutto, come ‘A7V Mephisto’, che si materializza con maggior vigore la foga demolitrice di un suono che, per forza, deve essere capace, pure, di radere al suolo le speranze per un Mondo migliore, in cui regni la pace e la fratellanza. In questo, i 1914 sono davvero bravi. E competenti: “The Blind Leading the Blind” è un disco che, evidentemente, ha a monte studi propedeutici atti a incanalare nel death metal la disperazione portata da combattimenti così estesi, così crudeli.

Con il mood che, come nell’incipit ambient di ‘Hanging on the Old Barbed Wire’, diviene addirittura lugubre. A sostenere, di nuovo, un titanico attacco fonico con le sezioni rapide della song stessa. Non priva, come peraltro un po’ ovunque, di passaggi leggermente melodici, atti a caratterizzare un stile, come detto, davvero interessante e meritevole di attenzione.

“The Blind Leading the Blind” è una gradita sorpresa in un ambito, quello del death metal, che spesso non regala nulla di innovativo o perlomeno di audace.

Audacia, sì. Quella dei 1914.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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