Recensione: The Blue
Ad un solo anno di distanza dal bellissimo Materia, i Novembre hanno già approntato il successore di quell’album così atteso, che andava a rompere un silenzio durato diversi anni; il 2007 ha portato anche un rinnovamento in line-up, dato che lo storico terzetto formato da Carmelo Orlando (voce, chitarra), Giuseppe Orlando (batteria) e Massimiliano Pagliuso (chitarra) è adesso affiancato da Luca Giovagnoli, che va a coprire un ruolo, quello del bassista, che da un po’ di tempo non aveva un occupante fisso. Materia aveva segnato il debutto per la label Peaceville, ed aveva evidenziato, oltre che ad un lirismo poetico straordinario, un generale alleggerimento del sound, che, quasi completamente spogliato delle sue asperità vocali, poneva maggiormente l’accento sulle atmosfere oniriche e delicate che da sempre accompagnano la musica dei Novembre, andando a richiamare più un’antica perla come Arte Novecento che non gli album immediatamente precedenti.
Il titolo del nuovo album, The Blue, ci riporta alla mente il mare, elemento che fin dai tempi di Wish I Could Dream It Again / Dreams D’Azur ricorre spesso nelle atmosfere novembrine, quel mare enigmatico e impenetrabile che pochi gruppi sanno rievocare bene quanto loro; un mare stavolta più agitato e inquieto, come un tuffo nel passato di questa poliedrica band, che riemerge ancora una volta dalle acque col suo bagaglio di poesia, di eleganza, e di malinconia. The Blue sancisce il ritorno dei Novembre alla pesantezza che aveva contraddistinto lavori come Classica e Novembrine Waltz, andando a recuperare quelle radici estreme che avevano contribuito a forgiare il sound del gruppo. Torna quindi in grande stile lo scream, che mai era stato così potente, pieno e corposo, e che va ad intrecciarsi con delle vocals pulite come sempre contraddistinte dal personalissimo timbro di Carmelo, la cui voce va talvolta a toccare tonalità anche piuttosto alte, denotando un’estensione ancora migliore che in passato. Notevoli miglioramenti anche dal punto di vista della produzione, che senza sacrificare nulla in pulizia e limpidezza, si presenta ora più potente e pesante, quasi a sottolineare il tono più oscuro dell’album. Oscurità evidenziata anche da una batteria che non teme di accelerare quando necessario (andando a richiamare gli episodi più violenti di Wish I Could Dream It Again / Dreams D’Azur), e da una chitarra solista quanto mai presente e generosa di fantastici assoli. Ma chi dei Novembre apprezzava la vena più acustica e delicata non tema: la maggiore pesantezza di The Blue nulla toglie a quello che da sempre è uno dei maggiori punti di forza del gruppo, ossia la capacità di far volare l’ascoltatore sulle leggere ali della più intima riflessività, accompagnato da ricordi forse sfuggenti, forse malinconici, ma profondamente nostri, che forme artistiche come la musica dei Novembre aiutano a tornare prepotentemente in superficie, estasiati dalla pura forza emotiva di cui le note composte da Carmelo, Giuseppe e co. si fanno portatrici.
L’opener Anaemia, col suo mix di pesantezza e melodia, costituisce una vera dichiarazione d’intenti su ciò ci attende, e tale potenza viene ripresa anche nella successiva Triesteitaliana, ma è Cobalt of March a calmare le acque – almeno inizialmente – con la sua melodia dolce e malinconica. Ancora, altri highlights dell’album sono Architeme, con la sua parte centrale di blastbeats e urla immediatamente seguita da una conclusione acustica di grande atmosfera, e la successiva Nascence, che le si contrappone con la sua tristezza, messa in risalto anche da una voce femminile che di tanto in tanto fa da contraltare a quella di Carmelo. Ma sono da segnalare anche Cantus Christi, dove spicca uno scream dalla potenza inaudita, la splendida e autocitazionistica Zenith (che riprende una melodia e parte del testo di Come Pierrot da Novembrine Waltz, e durante la quale viene utilizzato persino il flauto), o ancora Argentic per i suoi esotici arpeggi di chitarra e per la sua particolare atmosfera. Un album compatto e qualitativamente costante, dunque, dove gli episodi citati rappresentano solo alcune delle perle di un platter praticamente privo di punti deboli.
I Novembre, con The Blue, hanno dimostrato ancora una volta – nel caso non fosse stato già abbastanza palese – di essere una delle migliori realtà italiane, un assoluto vanto per il nostro paese; un gruppo che nel corso degli anni è stato in grado di creare un sound unico, inconfondibile e tuttora inimitato, e capace di veicolare forti emozioni con ognuno dei suoi album. The Blue ci invita di nuovo ad “impazzire in un mare dorato”, un mare che, dopo la quiete di Materia, è ora in tempesta. E come rifiutare una tale proposta, quando si presenta di così elevata caratura musicale e concettuale?
Giuseppe Abazia
Tracklist:
01 – Anaemia (04:34)
02 – Triesteitaliana (04:53)
03 – Cobalt of March (06:01)
04 – Bluecracy (06:06)
05 – Architheme (04:51)
06 – Nascence (04:33)
07 – Iridescence (05:12)
08 – Sound Odyssey (05:31)
09 – Cantus Christi (06:46)
10 – Zenith (07:09)
11 – Argentic (05:27)
12 – Deorbit (06:24)