Recensione: The Body Parts Party

Di Riccardo Angelini - 7 Settembre 2008 - 0:00
The Body Parts Party
Band: Osada Vida
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2008
Nazione:
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68

Poche ma buone. Pur senza poter vantare una scena particolarmente imponente, la Polonia può vantare diverse band che, passando perlopiù sotto silenzio, hanno saputo attirare l’attenzione dei più arditi speleologi del progressive, le cui ricerche sono state ampiamente ricompensate da artisti come i giovani Division By Zero, i più che promettenti Indukti e i veterani Quidam, per non citare le teste di serie Riverside. Della compagnia fanno già parte ormai da un decennio anche gli Osada Vida, giunti oggi alla quarta incisione da studio con “The Body Parts Party”.

Sviluppando quanto espresso in passato, la band tesse le proprie trame attorno a un progressive rock di matrice classica su cui si innestano brevi sezioni ambient e aperture verso quelle influenze alternative e psichedeliche che erano già state accolte con successo dagli stessi Riverside. Una spolverata di jazz completa la formula, donandole quel tanto di vivacità ritmica che basta a rendere più dinamiche le composizioni.
L’anatomia del disco prevede otto brani che amano protendersi oltre i sei-sette primi, adagiandosi su sonorità dilatate che sfruttano il sound liquido delle chitarre e la versatilità delle tastiere. Quando le digressioni strumentali rischiano di addormentare troppo presto la canzone e le impennate hard rock del riffing non bastano a far decollare l’ascolto, tocca alle armonie vocali ravvivare la festa, alzando la tensione nelle strofe e dipingendo ritornelli orecchiabili e facili da memorizzare. Esemplare il caso della peraltro ottima ‘Liver’, la cui forte matrice jazz/prog viene stemperata da un refrain immediato e avvolgente, che riesce a emergere senza increspare la morbidità del tessuto melodico. E sono proprio le melodie, piacevoli all’orecchio ma tutt’altro che scontate, a decidere per il meglio la sorte di pezzi articolati come ‘Tongue’ o la conclusiva ‘Bone’, recuperando il bandolo di una matassa che gli ascoltatori meno avvezzi a sonorità di questo tipo avranno rischiato spesso di smarrire.
È infatti vero che – a fronte della maturità del songwriting e della buona personalità della band (nonostante la marcata influenza pinkfloydiana su certi passaggi) – i brani tendono in più di un’occasione a rinchiudersi in se stessi, abbarbicandosi attorno a un sound sì omogeneo ma piuttosto tortuoso, che anche anche sulla lunga distanza renderà arduo ai profani il riconoscimento delle singole tracce.

In questo senso, sembra ancora mancare agli Osada Vida quel tanto di malizia che serve a creare un disco realmente fuori da ogni categoria, risultato che sembrava rientrare nei loro progetti e, forse, nelle loro possibilità. ‘The Body Parts Party’ resta comunque un album di livello, che conferma le potenzialità della band e della scena polacca, consigliato ai fan del progressive di classe e in particolare a chi apprezza nella sua dose quotidiana di prog un paio di cucchiaiate abbondanti di psichedelia e alternative rock. Chi preferisce al contrario sonorità maggiormente dirette farà bene a rivolgere al disco qualche ascolto preliminare.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Body (The Body Parts Party)
2. Liver (Mr. Liver’s letter to you)
3. Brain (Mind on cloud nine)
4. Tongue (A white lie)
5. Spine (In full swing)
6. Heart (Back and forth)
7. Muscle (Strong but powerless)
8. Bone (My name is Bone, the single Bone)
Digipak Tracklist:
9. Remember Your Name (bonus track)
10. Echoes Of The Seat (bonus track)

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