Recensione: The Bonding

Di Francesco Sgrò - 12 Settembre 2013 - 18:11
The Bonding
Band: Edenbridge
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2013
Nazione:
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69

Tempo di nuove pubblicazioni per gli austriaci Edenbridge, protagonisti di “The Bonding”, ottavo album in carriera rilasciato per SPV/Steamhammer.

Una nuova uscita che registra l’ingresso in formazione del bassista Wolfgang Rothbauer, arrivato a sostituire Simon Holzknecht, musicista che ha abbandonato il gruppo subito dopo aver dato alle stampe l’album “Solitarie“, nel 2010.
La band, sempre guidata dalla voce della splendida Sabine Edelsbacher, condivide insieme ad altre realtà affini come Lunatica, Nightwish e Visions Of Atlantis, le gioie e i dolori di un genere musicale interessante ma purtroppo fine a se stesso e, di conseguenza, destinato a ripercorrere negli anni gli schemi che ne caratterizzarono la fortuna, ma che attualmente, rischiano di far sprofondare nel banale la maggior parte delle opere proposte da decine di altri gruppi

Con una buona produzione, gli Edenbridge aprono con l’oscura “Mystic River”, opener dal sapore gotico e decadente, ricca di riff massicci dettati dalle due asce e arricchita da epiche orchestrazioni, perfette nel rendere il profilo del brano ottimamente teatrale. Nonostante queste qualità tuttavia, il pezzo soffre di uno schema melodico opaco e poco esaltante, come dimostra l’eloquente refrain, tutt’altro che memorabile.
Il combo austriaco corre subito ai ripari con la più semplice e diretta “A light A New Tomorrow“, che pur non decantando la vena creativa della band sembra assestarsi su di un refrain decisamente più classico è – questa volta – molto più convincente.
Dopo una non brillante partenza, gli Edenbridge sembrano imboccare la giusta via con la sublime “Star – Crossed Dreamer“, ottima ballad mistica e malinconica, perfettamente realizzata e condotta con successo dall’ugola della bella vocalist, riuscendo così a risollevare le sorti di un album inizialmente non all’altezza delle aspettative.
Si torna poi su lande più propriamente power con la gelida “The Invisibile Force“, canzone che denota ancora una volta l’ottimo gusto per gli arrangiamenti degli austriaci, mentre si adagia nuovamente su melodie già sapientemente sfruttate dal combo che, comunque, riesce ad incastonare un buon chorus cadenzato e potente, mantenendo viva l’attenzione del fruitore.
Compositivamente più interessante è invece l’atmosferica e misteriosa “Into A Sea Of Souls“, che sembra cullare l’ascoltatore in un mare di malinconia ben espresso dal buon ritornello, scandito come sempre da un massiccio muro sinfonico allestito dalle sontuose orchestrazioni curate dal bravo polistrumentista Lanvall.

Ambientazioni mistiche caratterizzano anche la seguente “Far Out Of Reach“, traccia musicalmente interessante che però non riesce a lasciare un segno tangibile a causa di melodie dispersive e poco efficaci.
Con “Shadows Of My Memory“, fortunatamente il gruppo torna a fendere l’aria a colpi di un power Metal violento e serrato, in grado di donare la giusta dose di potenza all’opera che, subito dopo, cede nuovamente il passo alla melodia assoluta nella bella “Death Is Not The End“, episodio che anticipa l’epilogo di questa epopea scandito dalla lunghissima “The Bonding“: oltre quindici minuti di sgargiante power metal sinfonico e teatrale, in grado di offuscare i momenti meno riusciti di un lavoro comunque notevole, anche se caratterizzato da qualche ombra di fondo.

Una dimostrazione lampante di quanto, tutto sommato, sia difficile mantenere inalterato il livello di scrittura dopo tanti anni di carriera.

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