Recensione: The Book

Di Francesco Maraglino - 20 Novembre 2016 - 10:30
The Book
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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73

Quando parliamo di Graham Bonnet, subito ci viene in mente il suo look alla James Dean, tanto contrastante con l’immagine di rudi e capelluti hard rockers dei suoi compagni d’avventura, quanto indubitabilmente da “figo” ( e “figo” rimane, il nostro, anche alla sua attuale veneranda età, con i suoi giubbotti di pelle, i capelli imbrillantinati e, al fianco,  la sua bella e brava attuale musicista/compagna).
Da un annetto a questa parte il buon vecchio, caro Graham Bonnet si è fatto parecchio vedere in giro, calcando i palchi di mezzo mondo, nonché quelli di prestigiosi festival (Sweden Rock e Frontiers Rock, tanto per dirne un paio).

Immancabilmente, arriva adesso, marchiato dal brand Graham Bonnet Band, anche un nuovo CD, doppio, in cui il vocalist da un lato si riappropria delle canzoni del suo storico repertorio, dall’altro propone una manciata di brani nuovi di zecca.

Al suo fianco, musicisti come, appunto,  la sua compagna/bassista Beth-Ami Heavenstone, il chitarrista Conrado Pesinato, il batterista Mark Zonder (Fates Warning), il tastierista Jimmy Waldo (Alcatrazz).

Prima di iniziare a commentare il nuovo lavoro, è d’obbligo fare mente locale proprio al passato di Bonnet, il quale, com’è ben noto, ha militato in svariate e leggendarie band di hard rock.
Rovistando, allora, un poco tra i dischi, il vostro recensore recupera, ovviamente, il vinile un po’ malridotto di Down To Earth dei Rainbow, la svolta post-Dio della band verso lidi più AOR. Poi, certo, gli Alcatrazz con un giovane Malmsteen, ancora il solista Line Up (non acquistato all’epoca, ma recuperato qualche tempo fa dal proprio spacciatore di vinile di fiducia, in eccellente edizione giapponese), diviso tra hard, pop e rock’n’roll. E poi, ovviamente, Assault Attack del Michael Schenker Group, e Stand In Line degli Impellitteri, già in era CD.
Tanta roba, dunque, e neanche del tutto rappresentativa di tutta la carriera del nostro, la cui ugola era spesso spesa al servizio, come si vede, di mitici axemen.
Dunque, partendo dal secondo CD che compone questo ultimo “The Book”, quello dei classici ri-registrati (abitudine finalizzata, di solito, a mere questioni commerciali, ma che qui può risultare utile, soprattutto per i più giovani ascoltatori, quale riassunto della zigzagante carriere del cantante) c’è da dire che le nuove versioni dei brani classici si palesano tanto superflue, per chi già possegga gli originali, quanto di pregevole esecuzione, nonchè assai gradevoli.
L’energia è qui, infatti, tanta, e ci piace comunque riascoltare, ancorché per la milionesima volta, S.O.S. (dal repertorio solista), orecchiabile come sempre, Hiroshima Mon Amour (proveniente dal carnet degli Alcatrazz), le celeberrime All Night Long e Since You Been Gone (Rainbow), ma pure Stand In Line (Impellitteri).

Parlando, invece, dei brani nuovi di zecca, va detto che, sul piano della vitalità e degli arrangiamenti, e pure dello stile, non si discostano più di tanto dai precedenti.

Fedele al suono dei suoi gruppi, Rainbow in primis, la Graham Bonnet Band si cimenta, difatti, anche qui in un hard rock epico, melodico, classicheggiante, tendente al grandioso.
Ne sono calzanti esempi Welcome To My Home (canzone piuttosto easy con atmosfere multiformi, ritornello e cori orecchiabili e apprezzabili assoli di Conrado Pesinato), Into The Night (hard rock epico ed incalzante che enfatizza il gran ruolo delle tastiere), e Earth’s Child (I Am Your Son).

Su un versante più pop, invece, si collocano Rider ed Everybody Wants To Go There (quest’ultima con sfumatura quasi da musical).
The Dance, invece, è una ballata comunque carica e solenne, con la chitarra elettrica ancora sugli scudi, mentre Where Were You? propone sprazzi di elettronica ed assoli d’ascia, alternando fasi più lente e rarefatte ad accelerazioni sonore.
Ancora musica dura viene proposta da The Book, hard’n’roll con i tasti d’avorio sempre in primo piano, e dalla conclusiva California Air, hard rock qui più asciutto e condotto da lick e assoli circolari e classicheggianti della sei-corde.

The Book rappresenta, dunque un gradito ritorno per Graham Bonnet, irriducibilmente fedele al suono che ha reso famose le band in cui ha militato, il quale esibisce una voce che procede ancora a vele spiegate in un contesto di grande vigoria sonora e suoni sempre carichi, che compensano in parte un songwriting dei brani inediti non costantemente brillante.

Francesco Maraglino


 

 

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