Recensione: The Bound Feed The Gagged (Reissue)
I Walls of Jericho si fanno portatori di quel tipo di metal-core epurato da tutte le influenze più colte e raffinate che punta senza fronzoli al risultato: abbandonate le mediazioni melodic-death alla svedese (al contrario di gruppi come Chimaira o As I Lay Dying che dalla scuola di goteborg hanno attinto a piene mani, soprattutto di recente), ma anche le suggestioni progressive / math-core alla Breach o Dillinger Escape Plan, i nostri ci presentano un disco, The Bound Feed the Gagged, nel quale tutto ciò che rimane a livello di strutture riconoscibili è il breakdown. Ritmiche cadenzate dall’inizio alla fine, cassa e rullante alternato a tempi dimezzati per dare maggiore impatto e via andare quindi… possiamo ritenerci soddisfatti da questo? No, per niente.
Intendiamoci: nessuno può mettere in dubbio le capacità dei Walls of Jericho in sede live. Chi scrive ha visto la band in questione personalmente e ne è rimasto piacevolmente impressionato in quanto Candace Cucksulain e company riescono ad essere piacevoli e di impatto, creando la perfetta colonna sonora per pogare, fare stagediving e tutti gli altri giochini metalcore (circle-pit, wall of death…) con i quali molti si divertono al giorno d’oggi ai concerti. Ciò non toglie tuttavia che questo loro aspetto non sia riproponibile su disco: in questo frangente infatti sono le canzoni a dover essere giudicate ed alle considerazioni di carattere puramente empatico (atmosfera creata, impatto generale, attitudine verso il genere…) si accostano quelle, ben più importanti, sulla meritevolezza artistica delle canzoni ascoltate. E’ proprio in questo secondo aspetto che i nostri peccano pesantemente, presentandoci un disco monocorde e ripetitivo fino alla nausea che, è proprio il caso di dirlo, si basa su riff tutti uguali, su tre idee ripetute alla nausea ed arrangiate sempre allo stesso modo. Arrangiamenti? In effetti usare questa parola è un po’ troppo in relazione ad un gruppo che fa fatica a creare due parti di chitarra separate e ad accoppiare ad esse una batteria che non sia il solito tupatupa senza dinamica e senza idee. Qualcuno obbietterà che anche gli Slayer facevano proprie le ritmiche che possiamo sentire qui e che pure Dave Lombardo, maestro dei maestri, ha basato tutto il suo drumming sul cassa-rullante, ma signori, in quei casi alle sfuriate prettamente hardcore si aggiungevano gli assoli, gli stacchi tipicamente thrash con riff che non verranno mai dimenticati, il tremolo di matrice death… insomma, di carne al fuoco ce n’era decisamente di più e tutto ciò 20 e più anni fa!
Dispiace dirlo, ma non ci siamo proprio e quando i Walls tentano di aggiungere qualche elemento di varietà alla loro proposta commettono degli errori infantili, che ci si aspetterebbe da una band di sedicenni alle prime armi e non certo da professionisti affermati con tours mondiali alle spalle. Sono soprattutto i tentativi di utilizzo di voce pulita da parte di Candace a fare sorridere: se in Misanthropy i coretti “d’atmosfera” sono quantomeno ingenui in Angel, lento non convenzionale chitarra-voce, si passa alle vere e proprie stonature e problemi di vocalizzo. Ma chi vogliamo prendere in giro?
So che il voto di questa recensione porterà più d’uno a pensare che chi scrive sia musicalmente schierato e contro a priori rispetto a certi generi, ma qui non si sta parlando di gusti personali o di pseudo meriti morali nel suonare qualcosa piuttosto che qualcos’altro: qui si sta facendo critica musicale seria e non si può fare a meno di notare che questo disco non presenti nulla di nuovo sotto il sole e che quanto propone sia mal congegnato e frutto di menti fossilizzate su un paio di clicheè ritmico-melodici che, una volta proposti due, tre, quattro volte, non possono fare altro che venire a noia. Dispiace per la grettezza, ma questo è quanto.
Tracklist:
1- Playing Soldier Again
2- Home is Where The Heart Is
3- Changing Times
4- Unwanted Resistance
5- Misanthropy
6- Beneath the Exterior
7- Full Discolosure
8- Family Values
9- Why Father
10- Angel
11- Inevitable Repercussions