Recensione: The Brotherhood

Band: Running Wild

Past

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Anno: 2002

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80

Dopo gli ultimi episodi della loro discografia, che in parte mi delusero (mi riferisco soprattutto a Victory), in primo luogo per l’abbandono della tanto cara immagine
“piratesca”, in secondo luogo per la scelta stilistica di alcune canzoni troppo poco “loud n’ proud” arriva finalmente il nuovo full-lenght dei Running Wild.
Fortunatamente questo The Brotherhood è una sorta di felice ritorno al passato, senza dimenticare
tuttavia gli ultimi lavori, e con un ritorno del tanto caro
background piratesco (era ora!). Il lavoro comincia con Welcome to Hell, grande opener per quello che si rivelerà un grande album. Un brano che si snoda su di un’eroica melodia pregna di potenza e distruzione, un inizio che lascia di stucco, indubbiamente. Bella, ed accantivante la successiva Soulstrippers , canzone d’impatto, potente e trascinante nella sue ferrea velocità e che precede una delle song più ragionate dell’intero album, ovvero la title track The Brotherhood caratterizzata da dolci e medievaleggianti melodie iniziali per poi sfociare in sfuriate di puro heavy metal. La voce di Rolf, anche se non molto graffiante, si
attesta su livelli più che buoni. La successiva Crossfire grazie al suo rocckeggiante ritmo e dal refrain semplice e potente, risulta sicuramente un’altra song vincente del disco. E se l’ottima strumentale Siberian Winter riesce davvero a trasmetterci una sensazione di ghiaccio e tempeste di gelo ciò non si può dire della successiva Detonator, un’incendiaria song che guarda al passato della band e che precede quella che è sicuramente una gemma dell’album e che ci riporta alle buone e vecchie sane storie di pirati e galeoni. Si, parliamo proprio di
Pirate Song, trascinante, potente, con il coro più riuscito dell’intero lavoro che riesce ad imprimere una sensazione d’energia davvero
unica, insomma ragazzi, questo disco merita l’acquisto unicamente in virtù di questo mitico brano!
Sulla
falsariga di Detonator segue la stupenda Unation, granitica e possente, caratterizzata da chorus distruttivi ed imperiosi. Ottima la prova di Pichel al basso che, nonosante la prima
esperienza con la band, si è ambientato benissimo nel sound e nelle atmosfere tipicamente Running
Wild. Dr.Horror è un altro pezzo old stile che precede l’ultimo grande brano del disco. Si snoda infatti in
tutta la sua lunga durata una magica suite, parliamo proprio dell’epico mid tempo The Ghost che narra delle gesta di Lawrence D’Arabia. La melodia è
intarsiata di sapori orientali che conferiscono un ritmo ed un andamento solenne e sontuoso nonchè pregno di epicità. Si va così a porre il sigillo finale su questo grandissimo ritorno della band di Amburgo.

In conclusione un album che segna per moltissimi versi
un certo ritorno al passato e che non ha deluso i vecchi fans. Certo manca una band con un assetto (sotto il piano dei musicisti) che non è
mai stato stabile, e che oggi si rivela una mancanza sempre più difficile da coprire, ma questa volta la mancanza è stata coperta, i musicisti sono
validi e l’album è validissimo. I Running Wild oggi come oggi sono Rock’n’Rolf e Rock’n’Rolf ha nei Running Wild la sua vita, alla fine
l’intero lavoro gira sulla sua figura, e gli altri hanno semplicemente il compito di “suonare”. Rolf ha ancora molto da dire, e con questo disco si
prospettano altre grandi release per il futuro. The Brotherhood è un lavoro encomiabile, un full lenght che torna a mettere in acqua il galeone più famoso della storia dell’Heavy Metal, quello targato “Running Wild”.
Vincenzo Ferrara

Tracklist:

1. Welcome to Hell
2. Soulstrippers
3. The Brotherhood
4. Crossfire
5. Siberian Winter
6. Detonator
7. Pirate Song
8. Unation
9. Dr.Horror
10. The Ghost