Recensione: The Brotherhood Of The Blade

Di Daniele D'Adamo - 27 Ottobre 2015 - 21:49
The Brotherhood Of The Blade
Band: Whitechapel
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Così, dopo quasi dieci anni di carriera e cinque full-length, per i Whitechapel è giunta l’ora del live. Live definibile celebrativo, alla luce – anche – del successo dell’ultimo album “Our Endless War” (2014) e della susseguente visibilità ottenuta dal sestetto di Knoxville, ormai consolidata realtà del deathcore internazionale al fianco di mostri sacri quali i tedeschi Neaera e All Shall Burn.

“The Brotherhood Of The Blade”, questo il titolo dell’opera, consta di un DVD contenente il video di un concerto registrato proprio a Knoxville l’8  giugno 2014 (“Live At The International”) e un documentario (“Documentary”) illustrante la vita della band fuori dalle scene. E, naturalmente, l’oggetto della presente recensione, cioè il CD estratto dal concerto stesso. In sostanza, quasi tre ore di materiale per entrare a tutta forza nel mondo Withechapel.  

Com’era lecito aspettarsi, la parte del leone la fa “Our Endless War” (“Rise”, “Our Endless War”, “Mono”, “The Saw Is The Law”, “Worship The Digital Age”) assieme a “Whitechapel” (2012) (“Section 8”, “Faces”, “I, Dementia”, “Possibilities Of An Impossible Existence”). Poi “This Is Exile” (2008) (“Possession”, “This Is Exile”) e “The Somatic Defilement” (2007) (“Prostatic Fluid Asphyxiation”, “Vicer Exciser”). Nessuna song, invece, da “A New Era Of Corruption” (2010).

Tornando al concetto del celebrativo, è indubbio che l’avvento della rete e dei siti di condivisione files abbia un po’ sminuito il fascino e l’importanza di una registrazione live. In genere è proprio con un live che una band fissa, per così dire, se stessa nel panorama musicale; dando al lavoro un significato sia riassuntivo della (o di una parte della) carriera, sia esplicativo della propria maturità tecnico/artistica. Anche se si possono sempre avere dei dubbi sulla reale genuinità di ciò che si trova su disco rispetto a quello che viene suonato in scena, la carica emotiva posseduta da un gruppo non può essere riprodotta artificialmente. E, in questo, i Whitechapel fanno davvero paura. “Our Endless War”, per esempio, mostra la loro fenomenale capacità nel saper miscelare forza bruta e melodia. Il muraglione di suono eretto dalle tre chitarre è immenso, poderoso, vertiginoso; ma anche contraddistinto dalle fini fattezze cesellate dalla classe dei Nostri.

Il sound è semplicemente fantastico. Una micidiale rasoiata: registrato, missato e masterizzato da Mark Lewis agli Audiohammer Studios, regala a chi ascolta profondità, freschezza e tanta, tanta sensazione di possanza. Ritocchi o meno, il bombardamento che i Whitechapel effettuano sul pubblico di casa è assolutamente devastante, come dimostra l’eccezionale “Mono”, brano spaccavertebre come pochi. La tensione dei pezzi, altissima, è mantenuta costante; ed è qui che Phil Bozeman e soci mostrano il famoso quel qualcosa in più che in tanti non hanno. Cioè, una consistenza ai massimi livelli. Mai una battuta a vuoto o un calo di phatos, di visceralità.              

“The Brotherhood Of The Blade”, come in tutti questi casi, è un cofanetto imperdibile per i fan dell’ensemble del Tennessee. Tuttavia, per la sua pregevole realizzazione, può essere assimilato a una raccolta sì da consentire di conoscere i Whitechapel stessi in tutta la loro strabordante, (quasi) imbattibile potenza.  

Daniele D’Adamo

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