Recensione: The C*** Collector
Mamma mia che fatica: ascoltare più volte The c*** collector
(e vi assicuro che è il titolo esatto) dei belgi Suhrim per poterlo
recensire è stato davvero difficile, data la qualità non propriamente eccelsa
della proposta. Cosa suonano questi quattro ragazzi? Chiaramente un death metal
sporco, rozzo all’inverosimile e volutamente grezzo in tutti i suoi aspetti.
Ma attenzione, non cadete nell’equivoco per cui rozzo = scarso! Il suono che
i Suhrim decidono di riproporci non è poi così lontano da quello di The purity
of perversion, buon debutto dei connazionali Aborted, e nemmeno da
quanto detto da un miliardo di death/grind band mondiali, e proprio qui
sta il problema: le idee in questo album sono praticamente assenti, ma quello
che in più manca è il talento. Pezzi che scivolano via fin troppo
faticosamente, dicevo, proprio per la ripetitività dei riff, l’impossibilità
di trovare spunti interessanti e la banalità del risultato globale; una
tracklist che si dipana tra titoli “autocensurati”, il solito bollino
“Explicit lyrics” stampato dalla stessa band sulla cover, insomma:
tutta la rassegna di clichè che potete trovare in quella che è, a dispetto dei
suoi 3 full-length e sette-dico-sette demo, una band ancora pesantemente acerba,
o forse con poche speranze.
Non tutto ovviamente è da buttare: ma come si fa a preferire una canzone
piuttosto che un’altra, un passaggio piuttosto che il seguente? Tutto si perde
nel marasma generale, con la batteria che segue stancamente delle chitarre ancor
più stanche e asfittiche, e la classica voce tra lo sfiatato e il gutturale.
Nulla che denoti personalità, cosa che molte bands della zona, anche più
brutali e grezze per impatto, hanno da vendere (sconfinando di poco, basti
pensare agli olandesi Inhume); i Suhrim sembrano porsi come
l’esperimento malriuscito della scena belga, madre di gruppi notevoli come i
citati Aborted,
i Prejudice
o gli Emeth.
Purtroppo è triste dover ripetere un discorso banale, ma il mercato è saturo
di gruppi, favoriti dalla facilità odierna nel registrare e quindi pubblicare
album a basso costo: non serve aggiungere carne al fuoco se non si hanno le
qualità per farlo, e ai Suhrim conviene decisamente aspettare ancora un bel po’
prima di esporsi nuovamente. Non salva questo album nemmeno la confezione
digipack, rovinata da una grafica approssimativa: in definitiva, bocciati e
rimandati alla prossima.
Alberto “Hellbound” Fittarelli
Tracklist:
1. Crushed Smashed Mangled
2. To Eat
3. The C*** Collector
4. Crushed V*****
5. Fistf***** in the troath
6. Sacrilege Christianity
7. Your rotting lips
8. Delicious
9. There is no god but man
10. Wake up and smell the pus
11. C4 the nitro chewing gum
12. Bubba