Recensione: The Call Of The Void
Dalla Vienna imperiale del 1800 fino alle luci della Los Angeles del terzo millennio. Potremmo descrivere così l’epopea della famiglia di Nita Strauss. Discendente da parte di padre del celebre compositore austriaco Johann Strauss, Nita pare aver ereditato la vena artistica del suo illustre avo per rileggerla in chiave metal. Una carriera iniziata anni fa con il suo ingresso nelle Iron Maidens, tributo al femminile alla formazione di Steve Harris. Poi il salto di qualità entrando nella band di Alice Cooper, ed infine i suoi album da solista di cui ora andremo ad ascoltare l’ultimo capitolo. The Call Of The Void esce a luglio 2023 e per l’occasione Nita si circonda di una nutrita schiera di ospiti. Un lavoro che avrebbe potuto intitolarsi tranquillamente Nita & Friends, vista la varietà di cantanti che si susseguono nel prestare la voce alle composizioni della talentuosa Axe Woman statunitense. Il genere proposto è un nu metal/alternative che guarda molto alle tendenze più attuali del panorama musicale, con particolare attenzione al mercato a stelle e strisce. Una proposta molto moderna e contemporanea. Magari se vogliamo anche un po’ ruffiana, ma dobbiamo anche dire che cercare di piacere al grande pubblico, se fatto nella misura appropriata, non deve essere considerato sempre un crimine capitale.
Il giro di valzer (più californiano che viennese) si apre con Summer Storm, un pezzo strumentale con cui Nita pare voler fare un warm-up alla sua sei corde prima di iniziare. La seguente The Wolf You Feed sfodera dei riff thrash su quali si può riconoscere la voce di Alissa White-Gluz (Arch Enemy) impegnata ad alternarsi fra growl e clean vocals.
Digital Bullets viene affidata all’ugola di Chris Cerulli dei Motionless in White. Il brano presenta una struttura vicina ad un certo hard rock in cui si alternano passaggi in stile nu. Per Through the Noise invece troviamo Lizzy Hale a dare man forte ai riff precisi della Strauss. Il pezzo però non riesce mai a decollare completamente nonostante la presenza della cantante degli Halestorm.
Altro break strumentale più vicino al metal classico questa volta con Consume The Fire, prima di accogliere gli altri ospiti di questo lavoro. David Draiman presta la voce alle note alternative di Dead Inside, traccia onesta ma che forse avrebbe potuto venir sviluppata meglio. Mentre per Victorius, Nita e la sua ospite Dorothy Martin giocano la carta sempre valida del ritornello catchy sullo stile inno da grande arena.
Arriva così per Nita il momento di tornare protagonista assoluta assieme alla sua fedele ascia con altre due composizioni strumentali. Scorched inizia arpeggiata per poi evolversi in un mid tempo con interessanti armonie dove, qua e là, pare di sentire qualche richiamo agli Iron Maiden. Evidentemente gli anni passati a tributare la vergine di ferro ogni tanto tornano a farsi sentire. Molto più robusta Momentum con partiture di natura thrash su cui la chitarra ricama assoli sempre ben sempre curati.
The Golden Trail ricorda gli In Flames più recenti, se non altro per la presenza del loro storico vocalist Anders Friden, che va ad aggiungersi alla nutrita schiera degli ospiti presenti.
Ma il nome di spicco arriva sulla seguente Winner Takes dove Nita riesce a coinvolgere il suo padrino Alice Cooper, che però sembra un po’ fuori contesto alle prese con le sonorità modern metal del brano a lui affidato. Magari la presenza del “nonno” adottivo di Nita avrebbe richiesto una composizione vicina al classic rock, senz’altro più adatto ad un personaggio come Alice.
Monster risulta molto più riuscita invece, grazie anche alla buona interpretazione di Lilith Czar che si trova a suo agio su di un pezzo che pare tagliato su misura per la sua voce.
Con Kintsugi arriva il momento rilassante del lotto: una strumentale pacata che vede Nita Strauss eseguire note distensive con solamente la sua chitarra.
Concludiamo con l’ultimo ospite, questa volta non un cantante, ma un asso delle sei corde del calibro di Marty Friedman che su Surfacing sfida la padrona di casa in un avvincente confronto a suon di riff ed assoli.
Un lavoro The Call Of The Void che, come dicevamo, guarda a sonorità moderne, con le quali Nita Strauss cerca di esprimere la sua personalità. Quindi non un disco accostabile ai trascorsi con Alice Cooper o agli anni passati a tributare i Maiden come qualcuno potrebbe pensare.
Insomma, The Call Of The Void è un album gradevole, con buone canzoni e qualche piccola caduta di tono. Forse si è un po’ ecceduto con i brani strumentali (ben sei) ma in definitiva, pur senza essere un prodotto memorabile possiamo comunque promuoverlo.