Recensione: The Circle

Di Daniele D'Adamo - 25 Marzo 2017 - 18:22
The Circle
Band: Heretoir
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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80

Tenaci, i bavaresi Heretoir. Inizio nel 2006, full-length di debutto – omonimo – nel 2011, poi niente se non una compilation nel 2012. Ora il secondo CD, “The Circle”. Sintomo di attaccamento alla causa, anche. Questa, rinvenibile nella determinazione a suonare la musica dei propri sogni, dei propri ideali, dei propri singulti emotivi: il post-black.

Mirabile, dolce e violenta commistione fra il black metal e la shoegaze, il post-black ha avuto a inizio millennio una spinta decisiva dai francesi Alcest, individuabili nel loro mirabile cantore Neige, peraltro qui presente come ospite d’onore in ‘Laniakea Dances (Soleils Couchants)’. Slancio che ha indotto parecchi musicisti a dedicarsi anima e corpo a questa particolare espressione d’arte. Fondata sulla discrasia di una metà trasognante, composta di musica per fantasticare, per precipitare in mirabolanti incanti, e di un’altra metà, brutale, travolgente, oscura. Il risultato è eccezionale, in termini di sentimenti, palpitazioni, rapimenti. Non è un caso, giacché sia la shoegaze sia il black metal sono devoti all’introspezione, allo scavo dell’Io, alla meditazione.

Gli Heretoir accolgono in sé tutti questi elementi, elaborandoli secondo propri gusti, odori, colori. Le tinte di una gigantesca malinconia dipingono le linee portanti di “The Circle”, opera della durata superiore all’ora che, anche per questo, va gustata con calma, lentezza, concentrazione. Rispetto ad altre realtà similari, il terzetto di Asburgo compone melodie meno immediate e quindi abbisognose di più tempo per essere assimilate sino in fondo. Tuttavia, una volta che il cuore si allinea a quello che pulsa nel disco, si spalanca di fonte alla mente un panorama immaginario sterminato. Dominato da quella forza che è insita sino a occupare i più reconditi anfratti del post-black: la Natura.

Natura anch’essa dai toni ambivalenti, opposti.

Eden cui immergersi definitivamente per fondere le molecole di un corpo inutile e caduco a un universo di atomi roteanti attorno a tre nuclei: terra, aria, acqua (‘Alpha’, ‘XIX XXI XIV’).

Inferno nel quale patire tutte le pene possibili derivanti dalla colpa di averla straziata, ferita, violentata, la Natura (‘Laniakea Dances (Soleils Couchants)’).

“The Circle” dipana il proprio circolo vitale percorrendo vie d’incanto e di stupore, quelle, cioè, che riportano, come in uno stradario, i nomi di song meravigliose fra le quali, per esempio, la suite finale. ‘The Circle (Omega)’ è il viaggio nel viaggio. Le oniriche strofe cantate da David, impeccabile sia nei tratti in clean sia in quelli in screaming, trasportano a ritornelli maestosi, incommensurabili, stordenti. Il battito cardiaco aumenta, il sangue scorre sempre più veloce, nelle vene, e gli occhi divengono lucidi. È la straripante commozione che prende il possesso del corpo una volta che esso raggiunge la piena consapevolezza dell’essere, una volta che interseca il cerchio della vita.

Dall’inizio (alpha), alla fine (omega).

Non si può restare indifferenti alla straripante potenza evocativa degli Heretoir, e “The Circle” è un album adatto a chiunque. Chiunque abbia voglia di chiudere gli occhi e viaggiare, sognare, morire.

Daniele “dani66” D’Adamo

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