Recensione: The Cold
I Flotsam And Jetsam sono noti ai più per essere stati una di quelle bands, nate a inizio anni ottanta e cioè agli albori dell’importante periodo thrash metal, che misero a ferro e fuoco prima gli Stati Uniti poi il Mondo intero.
Già al tempo essi furono competenti e abili nell’interpretare questo genere. Centinaia e centinaia furono, infatti, i gruppi dediti a queste ispirazioni violente, idealiste e umili. Chi emergeva aveva effettivamente una marcia in più; senza contare che, oltre al contributo fornito ai Metallica facendo maturare il bassista Jason Newsted, i Nostri influenzarono l’opera di diversi giovani act dell’Arizona. Una su tutti, i Sacred Reich.
Ora, dettagli storici a parte, i cinque danno alla luce, dopo ben ventotto anni dalla nascita, il decimo full-length intitolato “The Cold”. Il disco non è una patetica rentrée sulle scene thrash dettata dal ritorno di fiamma che in quest’ultimo lustro sta investendo molteplici pubblicazioni di giovani e vecchi ensemble. La produzione discografica di Eric “A.K.” Knutson e compagni ha sempre avuto seguito, continuità e coerenza nel corso degli anni, e “The Cold” ne costituisce l’ennesimo esempio.
Per valutarlo non è possibile chiamare in causa i capolavori degli esordi come “Doomsday For The Deceiver” e “No Place For Disgrace”, piuttosto che il tecnico e melodico “When The Storm Comes Down” o l’eclettico “Drift”. Ciascun disco ha dato segno di una continua evoluzione e, prime releases comprese, il combo statunitense ha toccato i confini dello speed metal, del power, del mosh e del post-thrash. Quindi, dati alla mano (per chi ha avuto voglia, tempo e possibilità di ascoltarne tutta la discografia …), i Flotsam And Jetsam sono sempre stati una band in evoluzione con una spiccata personalità compositiva. Molto più di tanti altri colleghi. Non solo. I cinque di Phoenix hanno avuto il coraggio di lasciarsi ispirare da altri artisti non necessariamente bazzicanti l’ambiente del thrash. Basti pensare a quanto sia cambiato il sound a cavallo del 2000, periodo in cui la composizione cominciò a prendere una forma più strutturata; ove le armonie non erano fini a stesse, ma a servizio d’atmosfere introspettive, alternate a episodi veementi e decisi nell’incedere ritmico.
Ecco quindi far capolino lo speed metal ispirato e il post-thrash oscuro di classica ispirazione «nevermoriana», invece delle pennellate classicamente thrash o degli stop’n’go filo-mosh newyorkese. In “The Cold” c’è ancora tutto questo, per l’occasione ancor più enfatizzato nell’essenza grazie ad arrangiamenti ben studiati e soli acidi e inaspettati. Non è corretto quindi etichettare il tutto come ordinario thrash metal old-school, se non per la convincente sezione ritmica opera del duo Craig Nielson/Jason Ward. Se si considerano gli arrangiamenti raffinati spesso presenti a livello di ritornello, le melodie e alcuni spunti tecnici, e se si contempla la brillante e teatrale prova al microfono dello storico Knutson, allora la decima fatica dei Flotsam And Jestsam è assai difficile da contestualizzare.
Tutto questo non fa che confermare l’unicità di un modo di intendere la musica che ha pochi pari e che pone il combo americano sull’«altare del sacrificio» per chi non li tollera e sul «trono degli allori» per chi li adora. E di questo bisogna render atto al quintetto sia per riconoscenza, sia per la coerenza profusa nella sua carriera, iniziata nel lontano 1982.
Nel complesso il disco è appagante, multiforme nei ritornelli, fluente nel riffing, slanciato verso la progressività, equilibrato nelle armonie concepite; nonché dinamico e poco incline alla ridondanza. Per riassumerlo con poche parole, il nuovo dei Flotsam And Jetsam propone qualcosa di nuovo – sebbene semplice – ma inusuale. Preso atto dei tempi che corrono, vi pare poco?
Infine un’ultima osservazione circa la produzione, che appare un po’ scarna e mal bilanciata nei volumi delle chitarre ritmiche e, nell’insieme, anche troppo riverberata. Poco male. Questo CD, con i suoi spunti interessanti, rappresenta una ventata di freschezza sulla distesa marea di produzioni che al momento caratterizza l’inarrestabile movimento del thrash metal internazionale.
Nicola Furlan
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Track-list:
1. Hypocrite 4:05
2. Take 4:19
3. The Cold 7:19
4. Black Cloud 4:41
5. Blackened Eyes Staring 4:38
6. Better Off Dead 5:43
7. Falling Short 5:12
8. Always 3:38
9. K.Y.A. 5:26
10. Secret Life 7:03
All tracks 52:04 min. ca.
Line-up:
Eric “A.K.” Knutson – Voce
Michael Gilbert – Chitarra
Mark Simpson – Chitarra
Jason Ward – Basso
Craig Nielson – Batteria