Recensione: The Comatose Quandaries
Dopo aver accolto il sorprendente Epileptic ero davvero curioso di
sentire come si sarebbe sviluppato il sound dei belgi In-Quest nel quarto
lavoro in studio, questo The Comatose Quandaries. Le prime
avvisaglie poco positive mi sono giunte con il concerto dei nostri tenutosi
qualche mese fa in supporto ai Nile, dove i nuovi brani non mi erano
parsi all’altezza del repertorio della band. Ma se le variabili insite in
un’esibizione live possono ingannare talvolta, dopo l’ascolto del disco posso
dire di non essermi sbagliato.
Diciamolo subito, il futuro del metal, o almeno di una parte di esso, passa
anche da The Comatose Quandaries, che si dimostra un disco molto
interessante, ambizioso e coraggioso. Un album che cavalca una corrente musicale
in piena espansione, la rilettura in chiave moderna e futuristica di un ibrido
thrash/death, riprendendo temi e soluzioni di gruppi ormai diventati capiscuola
e plasmandoli a proprio piacimento. Va sicuramente tributato un plauso a questi
ragazzi per non essersi soffermati sugli allori del precedente full-length e di
aver cercato di rendere ancor più personale la propria proposta, estremizzando
ulteriormente la componente “meshugghiana” gia presente in Epileptic,
conferendo alle tracce presenti un alone opprimente, claustrofobico, cercando di
destrutturare la linearità dei brani con riff stoppati e soluzioni ritmiche
macchinose. Elementi che a mio avviso vanno moderati con molta attenzione,
perchè il rischio di rendere troppo pesante e difficoltoso l’ascolto è dietro
l’angolo e a me pare che ai nostri sia un po’ sfuggito il controllo, volendo
enfatizzare eccessivamente questo aspetto del loro sound.
La sensazione di trovarsi di fronte a canzoni altamente competitive, ricche
di cambi di regime, sufficientemente strutturate e complesse, ma che si perdono
una volta inserite all’interno della stesura del disco è fortissima. Nonostante
il grande lavoro che si percepisce dietro ogni singolo passaggio, la perizia
strumentale, i buoni stacchi atmosferici, le (poche) sfuriate a tutta velocità
il disco non riesce a decollare, imbrigliato proprio nel suo voler essere
granitico, quadrato, ostico. Difficile anche segnalare le tracce migliori, tutte
meritevoli, tutte diverse ma nello stesso tempo uguali a se stesse, incentrate
su numerose variazioni di un unico tema, che a lungo andare finisce per
cancellare e far passare in secondo piano i vari elementi caratteristici dei
brani presenti. Non aiutano poi la lunga durata del disco, poco meno di un’ora,
che sembra davvero eccessiva e controproducente ai fini della valutazione
complessiva e la dipartita del singer Sven de Caluwe (Aborted e
Leng Tch’e), sostituito da Mike Löfberg, un po’ meno incisivo e
versatile del suo predecessore dietro al microfono.
Più ombre che luci, ma non per questo bisogna ignorare un disco che sono
sicuro troverà parecchi estimatori. Probabilmente quello che io contesto a
The Comatose Quandaries è proprio quello per cui alcuni di voi
potranno apprezzare questo album. Se volete un prodotto fresco, che seppur non
inventando nulla riesce ad emergere dalla scena, moderno, pesante e
professionale sotto ogni aspetto (il lavoro di Tue Madsen dietro alla
consolle è una garanzia) vi consiglio di dare un ascolto.
Stefano Risso
Tracklist:
- Diffuse Pattern Recognition
- Audiotoxic Binaries
- Socioneural Geneticism
- Cryotron Frequency
- The Frozen; Nuclear Aftermath
- The Comatose Quandary
- Warpath
- Systematic Arhythemtic Hate
- Operation; Citadel (Bonus Track)
- Sigmoid Signal
- Resilient Androtronic Carnage