Recensione: The Concreteness Of Failure
Creatura particolare, quella che i veneti Mothercare sono riusciti a plasmare nel corso di una carriera che dura dal 1994. Non deve essere stato facile, infatti, far convivere le varie influenze riscontrabili nella loro musica e di riuscirci con coerenza e personalità. Una proposta quindi ampia che – pur rimanendo entro i limiti di un aggiornato thrash/death intriso di hardcore – spazia dai Tool fino ad arrivare ai Napalm Death, passando per gli Slipknot, in parte per l’utilizzo delle percussioni, e i Fear Factory, per il loro caratteristico uso del palm-muting. È bene specificarlo subito: quelle menzionate sono solo presenze che aleggiano qua e là, e nulla più.
I veneti si fanno conoscere con alcuni demo che ottengono un buon riscontro, ma pubblicano poi solo due full-length: “Breathing Instructions” (2003) e “Traumaturgic” (2005); che permettono comunque loro di girare in lungo e in largo per i palchi nostrani e, quindi, di sviluppare il loro stile. Nel 2008, in seguito all’ingresso di Rudy Pellizzon come secondo chitarrista, sembra tutto pronto per il terzo album. Di punto in bianco, però, i Nostri si son trovati a dover fronteggiare la sostituzione del bassista Rudy Zantedeschi e in seguito del cantante Guilliermo Gonzales, con l’inevitabilmente slittamento dell’uscita del disco.
Dopo aver individuato in Fabiano Andreacchio e in Simone Baldi i rimpiazzi dei defezionari, gli scaligeri si ripresentano quindi al popolo di fede metallica con “The Concreteness Of Failure”. Anche se i nuovi innesti hanno portato una rinnovata linfa vitale e i quasi sei anni trascorsi hanno posato un po’ di polvere sugli strumenti, il platter si presenta come la naturale evoluzione (non riproposizione) di quanto maturato in precedenza. A garantire tutto ciò ci ha pensato il vulcanico Mirko Nosari (Fear Of Fours), leader del combo italiano nonché vero e proprio tuttofare del medesimo. Come si può leggere sul booklet, infatti, Nosari si è occupato di gran parte delle composizioni, così come della produzione. L’unica eccezione è rappresentata dal pregevole artwork curato da Nicolò Pellizzon, illustratore e animatore dallo stile saldamente ancorato alla consolidata tradizione fumettistica/vignettistica del Bel Paese. Nel caso specifico di “The Concreteness Of Failure”, egli si cimenta con una personale rivisitazione di alcuni particolari de “Il Trionfo della Morte” di Pieter Bruegel. Si può pertanto desumere – anche dal look – che nulla sia stato lasciato al caso e che ogni singolo dettaglio sia stato curato con la massima professionalità.
S’inizia con “The Art Of Diplomacy”, intro ideato dal percussionista Mauro Zavattieri e preludio a “The Slow And Proud March To Conformity”, che s’infrange sull’ascoltatore con l’efficacia di una spranga di metallo, complice la partenza tipo “Hammer Smashed Face” dei Cannibal Corpse. Si passa a “To Be Or To Sink”, brano introspettivo e dal sapore malinconico: si tratta, infatti, di scelte errate e delle relative, inevitabili conseguenze. Spicca la parte centrale per il bell’intreccio tra le chitarre e il basso. Molto efficace il moderno thrash di “Ten Easy Lesson”, sia dal punto di vista compositivo – per la sua struttura atipica – sia da quello lirico. “Blessed Be The Useless” è un’altra traccia di matrice thrash, anche se il ritornello non convince del tutto; essendo un po’ debole e troppo derivato da “Crystal Mountain” dei Death. Con “Gateway to Extinction” i Nostri tornano a pestare duro: Marco Piran, dietro le pelli, offre una buona prestazione, ottimamente coadiuvata da Mauro Zavattieri. La sinergia tra musica e testi raggiunge l’acme in “Mother” e “Phobic”, i due brani più malsani e riusciti del CD. “The Concreteness Of Failure” è un cadenzato strumentale, ispirato al documentario “The Ugly Of War” della Journeyman Pictures. La chiusura, infine, è responsabilità di “Uncontrolled Hatred” che, pur possedendo una buona carica, paga qualcosa in termini di personalità.
Mothercare. Non acquistate a scatola chiusa l’ennesimo gruppo-clone proveniente dagli States, dalla Scandinavia o dalla Germania, ma dedicate almeno un ascolto a questa realtà nostrana e al loro “The Concreteness Of Failure”. Ne rimarrete piacevolmente sorpresi!
Orso “Orso80” Comellini
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Track-list:
1. The Art Of Diplomacy 0:30
2. The Slow And Proud March To Conformity 4:11
3. To Be Or To Sink 4:41
4. Ten Easy Lessons 4:44
5. Blessed Be The Useless 4:32
6. Gateway To Extinction 4:52
7. Mother 3:36
8. Phobic 6:01
9. The Concreteness Of Failure 4:19
10. Uncontrolled Hatred 4:26
All tracks 43 min. ca.
Line-up:
Simone Baldi – Vocals
Mirko Nosari – Guitar
Rudy Pellizzon – Guitar
Fabiano Andreacchio – Bass
Marco Piran – Drums
Mauro Zavattieri – Percussions
Additional musicians:
Rudy Zantedeschi – Additional bass on “Phobic”
Stefano Torregrossa (Aneurysm) – Synth on “Ten Easy Lessons”