Recensione: The Conjoined
Giunti alla loro seconda fatica discografica i Project: Failing Flesh si presentano, nel booklet allegato al loro promo, come una band votata alla sperimentazione senza compromessi, tre scienziati della musica con la missione di innovare l’ambiente del metal estremo.
The Conjoined giunge dunque nelle mani di chi scrive ripieno di aspettative: sono infatti ben poche le band che possono vantare di avere una missione di rinnovamento in senso sperimentalista in questo genere, ed esse sono tutte mostri sacri… parliamo dei
Meshuggah e degli Strapping Youg Lad ad esempio, oppure di act meno conosciuti, come i
The Ocean, che tuttavia hanno prodotto dischi (nella fattispecie Fluxion) che possono essere considerati irrinunciabili sia per gli appassionati che per coloro che si avvicinano per la prima volta al thrash-death.
È un peccato essere costretti, dopo svariati ascolti protrattisi per diverse settimane, a dover ridimensionare le dichiarazioni di band e casa discografica, dovendo constatare che, sebbene la voglia di trovare nuove vie sia presente in quantità massicce in questo disco, il risultato sia quantomeno discutibile. In
The Conjoined infatti troviamo elementi tra i più diversificati tra loro: dall’attitudine metalcore alle ritmiche thrash-death, dai sintetizzatori di sapore quasi gotico agli inserti di strumenti classici, il tutto riadattato ad un contesto comunque abbastanza personale che, sebbene molto debba a gruppi come
Caliban ed i già citati Meshuggah, riesce a presentarsi come abbastanza originale, ma tutte queste buonissime premesse naufragano in un songwriting scialbo che fatica ad entrare nella testa dell’ascoltatore ed ancor di più a farsi ricordare.
Da Final Act of Trachery a The Hand that you’ve Been Dealt è un susseguirsi di tentativi arrangiati nei modi più svariati, dove agli inserti di pianoforte contro tonalità della prima traccia seguono le atmosfere oscure di
Trough the Broken Lens ed alle percussioni dal sapore lontanamente tribale della title track si contrappone l’incedere cadenzato e quasi da colonna sonora di
Unsight Unseen, dove addirittura troviamo voci recitate in pieno stile progressivo, alle quali immediatamente segue il blastbeat di apertura di
Eye of Demise dove, dopo un’intro tipicamente black, si passa al metalcore più canonico. In tutto questo turbinio di diversità, di violini accostati a chitarre elettriche, di pianoforti immediatamente seguiti da exploit di batteria degni del brutal, è tuttavia ben poco ciò che riesce a colpire l’ascoltatore ed ad entrargli in testa. Nulla c’è di cantabile all’interno delle liriche dei
Project: Failing Flash, nulla c’è di headbangabile (passatemi il neologismo) nelle loro ritmiche, se non qualcosa (poco) presente nella traccia di apertura ed in
Second Impact Syndrome.
Pare proprio gli autori di The Conjoined abbiano prestato troppa attenzione alla sperimentazione degli arrangiamenti senza curare ciò che, in fin dei conti, costituisce la maggiore qualità di ogni canzone, ossia le linee strumentali, principali, la voce e la batteria. Ascoltando questo disco si ha la netta sensazioni di girare per un palazzo che è stato decorato in modo da sembrare strano ed inusuale, ma che in realtà, sotto gli intonaci e gli stucchi, altro non è che il solito casermone in cemento armato che qualunque architetto sarebbe in grado di produrre. Se siete dunque fan dell’experimental in tutte le sue forme e vi emozionate a sentire accostamenti strani per quanto riguarda gli strumenti potreste anche voler dare una possibilità a questo disco, altrimenti beh, lasciate perdere.
Davide “Ellanimbor” Iori
Tracklist:
1- Final act of trechery
2- Through the broken lens
3- Regenerate
4- The Conjoined
5- Motionless
6- Unsight Unseen
7- Eye of demise
8- Synesthesia
9- Second impact syndrome
10- Surface Noice
11- The Hand that you’ve been dealt