Recensione: The Crimson Idol
Ecco il crepuscolo dell’era d’oro, l’ultima delle gemme, una meta scalata con pazienza e attenzione, quasi un fine ultimo per l’anima di Blackie Lawless.
Il padre dei W.A.S.P. è solo con se stesso, senza più l’ascia di Chris Holmes (rimpiazzato da Bob Kulick) e con una line-up ridotta all’osso che altro non fa che suonare ciò che il mainman comanda. Nessuno osa interferire col progetto divino che guida la genesi di questo disco. The Crimson Idol è l’album di Blackie Lawless: ogni singolo secondo di musica, ogni singola parola delle lyrics, ogni cosa di questo lavoro germoglia dalla sua mente.
Con la stessa grandezza con cui il debut aveva colpito e dissacrato, The Crimson Idol si pone all’esatto opposto attitudinale, aprendo le seducenti porte dei suoi disegni enigmatici.
Sin dall’intro The Titanic Overture e dalla successiva The Invisible Boy i W.A.S.P. appaiono tremendamente diversi, il lato acustico prospera in maniera stupefacente, gli assoli si placano e acquistano nuove guise pur mantenendo il vecchio marchio di fabbrica. Le linee vocali di Blackie Lawless sanno addolcirsi e crescere in intensità emotiva, mantenendo gli assalti canori per le parti più aggressive del platter come la veloce Arena Of Pleasure, dove ritrovano spazio le chitarre galoppanti e le incalzanti parti ritmiche. La fantastica Chainsaw Charlie (Murders In The New Morgue), annunciata dalla leggendaria motosega, con il suo ritornello orecchiabile e trascinante è quanto di più accattivante si possa sentire su The Crimson Idol, quasi una reminiscenza del passato sfrontato della band. I ritmi scemano e il lato più blando, acustico e intenso della band riemerge con The Gypsy Meets The Boy, brano che mostra somiglianze abbastanza esplicite con For Whom the Bell Tolls (non quella di Ride The Lighting bensì la b-side di The Headless Children, presente sull’edizione re-mastered). La tensione del malinconico lamento “I just wanna be the crimson idol of a million eyes” viene spezzata dalla breve e dinamica Doctor Rockter, altra rievocazione dei tempi che furono, nello specifico il disco che salta in mente è Inside The Electric Circus. I Am One rimescola nuovamente le carte in tavola e tutte le caratteristiche del Dna della band angelina, lasciando che le pelli di Stet Howland e Frankie Banali (su quest’album hanno suonato due batteristi diversi) cavalcino selvaggiamente sotto linee vocali infuocate e chitarre della miglior tradizione W.A.S.P.. The Idol è una sorta di mini-suite dal grande impatto drammatico, probabilmente il momento più denso e profondo di tutto The Crimson Idol, con i suoi arpeggi e i suoi lead sofferti, con la voce di Lawless afflitta e l’incedere lento e graduale del pezzo che pian piano cresce in pathos e guadagna terreno in espressività.
Storia singolare quella che avvolge le dolci note di Hold On To My Heart, splendida ballad figlia delle sessioni di The Headless Children, che al tempo Chris Holmes si rifiutò di suonare e venne quindi esclusa dal lotto di pezzi che finirono nel disco del 1989. Questo episodio melodioso e cullante ritrova posto in quest’album e non sfigura affatto, anzi ben presto diventerà la ballad più gettonata dei W.A.S.P. nonché un classico del repertorio. Il lato acustico che ha dominato il momento precedente, e tanto ha dato a The Crimson Idol, si ripropone nella prima parte del gran finale The Great Misconceptions Of Me, altra composizione in crescendo, malinconica e talvolta decadente, che riprende un tema già sentito per riproporlo con il pianto “I don’t wanna be the crimson idol of a million eyes”.
Dai caratteri quasi di una colonna sonora, The Crimson Idol è un concept labirintico, una raccolta di metafore, un’opera sublime, inaspettata e sconvolgente. Un album che con una mano porge la sua splendida musica, figlia di un’evoluzione stilistica terminata e compiuta, mentre con l’atra nasconde dietro la schiena le trame introspettive e ragionate che dominano il livello nascosto di questo lavoro. Per stessa ammissione di Lawless nulla in quest’album è ciò che appare, tutto è simbolo, simulacri e icone destinate all’eternità e a interpretazioni sempre diverse.
Insieme all’animalesco debut album, questo è l’apice indiscusso della band californiana, in una parola sola: capolavoro.
Tracklist:
01. The Titanic Overture
02. The Invisible Boy
03. Arena Of Pleasure
04. Chainsaw Charlie (Murders In The New Morgue)
05. The Gypsy Meets The Boy
06. Doctor Rockter
07. I Am One
08. The Idol
09. Hold On To My Heart
10. The Great Misconceptions Of Me
Nota: esiste una versione ri-masterizzata del 1998 con un cd bonus e una traccia in più sul primo disco.
Cd 1:
11. The Story Of Jonathan (Prologue To The Crimson Idol)
Cd 2:
01. Phantoms In The Mirror
02. The Eulogy
03. When The Levee Breaks
04. The Idol (live acoustic)
05. Hold On To My Heart (live acoustic)
06. I Am One (live)
07. Wild Child (live)
08. Chainsaw Charlie (Murders In The New Morgue) (live)
09. I Wanna Be Somebody (live)
10. The Invisible Boy (live)
11. The Great Misconceptions Of Me (live)
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini