Recensione: The Crisis As Condition
Secondo album per i Danesi ‘Terminalist’ dal titolo ‘The Crisis As Condition’ e disponibile dall’8 settembre 2023 via Indisciplinarian.
Rispetto al precedente ‘The Great Acceleration’ del 2021 la lineup è sempre la stessa a dimostrazione di una buona forza e coesione; cambiano gli argomenti: vengono messe da parte le teorie fantascientifiche del viaggio spaziale, visto come abbandono del nostro mondo ormai sempre più nel baratro, per un esame cupo e pessimista della società contemporanea. Attingendo da opere e pensieri di filosofi, sociologi, critici culturali e politologi vengono analizzate le crisi che la sconvolgono come quella energetica, la guerra in Ucraina, l’inflazione, la disuguaglianza …
La sentenza è che non c’è un futuro a cui guardare con fiducia, lo stato di emergenza è la nuova normalità: la crisi è ora una condizione.
Come musica, invece, mantengono la linea dell’album di debutto, suonando sempre un Thrash Tecnico radicato nella seconda metà degli anni ’80, periodo di maggior splendore di questo genere dalla scarsa commerciabilità, ma che ha influenzato parecchio quello che è venuto dopo, contaminandolo con elementi Progressive, per renderlo ancora più intricato e con slanci improvvisi di furente Black Metal per portarlo a detonazione.
Fedele al termine “Hyper Thrash”, da lei stessa coniato, la band suona ritmi spediti dall’andatura priva di smorzamenti, se non giusto qualche episodio qua e là dove proprio non può farne a meno (come le sezioni atmosferiche in ‘Last Remains’ e nella lunga ‘Move in Straif’).
Il risultato è un disco dalla dinamica troppo omogenea, che va praticamente in una direzione sola, lancia in resta … col paraocchi, usando un termine crudo ed un tantino esagerato ma che dà l’idea.
Omogeneità che viene evidenziata da una voce mono espressiva, intensamente roca e cupa per accentuare il senso di pessimismo ma, praticamente, sempre uguale.
Detto questo, ‘The Crisis as Condition’ non è assolutamente un brutto disco: le idee sono buone ed i musicisti hanno capacità da vendere, con un lavoro strumentale sofisticato, quasi sinfonico e ricco di dettagli. Però non basta, ci sarebbe voluta un po’ più di varietà nel songwriting ed un po’ meno concentrazione sul voler essere ‘Hyper’, diciamo. Pazienza, l’interesse per i Terminalist resta comunque alto ed attendiamo il prossimo lavoro con interesse.
The ‘Crisis as Condition’ è stato prodotto da Lasse Ballade, registrato e mixato ai Ballade Studios di Copenhagen e masterizzato da V. Santura (Triptykon, Dark Fortress) ai Woodshed Studios in Germania.
La copertina è opera del pittore britannico Ryan T. Hancock.