Recensione: The Crucible Of Man

Di Mauro Gelsomini - 12 Settembre 2008 - 0:00
The Crucible Of Man
Band: Iced Earth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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60

(Something Wicked, Part 2)

Giunge faticosamente al termine la trilogia che Jon Schaffer, leader degli Iced Earth, aveva iniziato con successo nel 1998, con quella prima parte che a tutt’oggi è considerata la massima espressione stilistica della band americana.

La (brutta) contestatissima seconda parte, “Framing Armageddon (Something Wicked Part I)”, era altresì il secondo album da studio con il nuovo singer, Tim ‘Ripper’ Owens, subentrato a Matt Barlow dopo che questi aveva, con grande stupore di tutti, lasciato la carriera musicale per dedicarsi alla famiglia e al suo impiego in un corpo di polizia.
Da bravo anti-“Re Mida” (così definiamo scherzosamente Owens), “The Ripper”, uno dei più grandi talenti che il metal abbia conosciuto negli ultimi quindici anni, è costretto a rivedere i fantasmi del passato, e come già era successo con i Judas Priest, anche negli Iced Earth deve lasciare il passo alla voce “storica”.

Non entriamo nel merito delle clausole rescissorie, o delle penali con le quali – speriamo – Owens si sia cautelato, visti i precedenti, né delle probabili ripercussioni psicologiche, che rischiano di compromettere la carriera di un cantante straordinario, ma tant’è che l’impietosa legge del mercato richiama a gran voce gli Iced Earth del bel tempo che fu, sicura che Barlow risolva la crisi…

Purtroppo non è così facile come sembra, perché è evidente che negli ultimi anni molti sono stati i cambiamenti, in casa Iced Earth, in primis, ma anche nei gusti e nelle abitudini di un pubblico che per varie ragioni, non si sofferma più troppo sugli aspetti profondi, complessi e intimi di un concept come quello dello “Wicked”.
L’unica strada possibile, quindi, è quella di dare “un colpo al cerchio e uno alla botte”, con un parziale ritorno alle sonorità che tanto erano state apprezzate nel primo episodio, condite con molte delle soluzioni più recenti, primo fra tutte il massiccio utilizzo di controvoci sui bridge e sui refrain. La ritmica decisamente meno spezzata e thrashy rispetto agli inizi propende per il power metal di stampo teutonico delle ultime release, anche se la voce ancora graffiante di Barlow riporta in equilibrio la bilancia del power/thrash.
Difficile estrapolare degli highlight, perché nessuno, per un motivo o per l’altro, convince a pieno. Qui la linea melodica della voce solista sembra quasi “stonare” rispetto alle armonie standard dei cori, lì il piattume ritmico non supporta adeguatamente una produzione mai così potente; d’altra parte la storia troppo criptica non riesce ad evidenziare gli sforzi interpretativi di Barlow, che in ogni caso è decisamente lontano dalle performance evocative di “The Dark Saga”. Considerazioni queste, peraltro già emerse nella recensione del singolo apripista, quell’ I Walk Among You che tre mesi fa aveva destato non poche perplessità e che oggi, a conti fatti, è uno dei brani più accattivanti del nuovo album.

Esperimento riuscito a metà, dunque, anzi forse un po’ meno, ma i nostri puntano probabilmente alla dimensione Live, dove i fan avranno ciò che hanno sempre chiesto a gran voce: Matt Barlow nei vecchi brani degli Iced Earth. Quelli veri.

Tracklist:

1. The Sacred Flames
2. Behold The Wicked Child
3. Minions Of The Watch
4. A Gift Or A Curse
5. I Walk Among You
6. Harbinger Of Fate
7. Ancient Rage Of The High Priest
8. A Gathering Threat/time Marches On
9. Sacrificial Kingdoms
10. Something Wicked (Part 3)
11. Divide Devour
12. Conspiracy/pilgrimage In Guile
13. Come What May

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