Recensione: The Curse of the Damned
“Don’t wander in the dark
we will find you
beware of our bite
We are Night Demon!” Night Demon, EP, 2012
Ho appena finito il turno al supermercato. Sei ore a muoversi tra pacchi da spostare, vecchiette da indirizzare e tutto il resto. Solita roba in quel di Ventura, piccola cittadina californiana. Che si fa? Uscita ad innaffiarsi di birra con gli amici? Rissa? Donne? No, o meglio, si, avrei fatto anche quelle cose lì, prima però si tratta di suonare su un palco in un locale di Los Angeles. Whisky a Go Go.
Ah..non mi sono presentato. Io sono Jarvis (Leatherby – voce/basso), con me ci saranno Brent (Woodward – chitarra) e Dusty (Squires – batteria). Siamo i Night Demon. Noi tre sul palco a suonare in bianco e nero. Perchè in fondo il nostro metal è di un’altra epoca. Roba che avrebbe fatto sentire moderni persino gli Hammerfall.
Quella sera il locale è pieno tanto da sentire l’adrenalina scorrere a fiumi. Non sempre ci capita, ma quando va così è roba da chiodi.
Ad oscurità inoltrata, esaudito l’ultimo bis (“Hit the lights” dei Metallica, giusto per l’ultima pogata) scendiamo dal palco. Riparte la musica registrata e ci ritroviamo ad un tavolo con un tizio che dice di essere della Century Media. Lui blatera cose del tipo che l’etichetta da tempo cercava un gruppo così, vogliamo investire su di voi…. Io fisso la pinta. Ho smesso da un po’ di seguirlo, forse dalla parola contratto. Anche perchè la mente ormai corre libera verso giganteschi festival in Europa. Un album tutto nostro…
Pare sia andata proprio così. I Night Demon poi firmarono il loro primo contratto per davvero.
Jarvis lascerà il lavoro, perchè in fondo il metal, quello vero, non ammette mezze misure: certo la strada potrebbe essere gelida, dura come mai prima, ma vuoi mettere di vivere il sogno metallico invece che combattere satana nel reparto merendine?
I Night Demon nel 2012 rilasciarono un Ep omonimo. Trattasi di dichiarazione d’intenti: noi suoniamo NWOBHM e voi chi ca**o siete? Non è che ne fanno una versione moderna, incelofanata e surgelata da produzioni minimaliste. No. No. Loro hanno usato la DeLorean di Ritorno al Futuro a tutta velocità e ora sono qui tra noi come emanazione diretta di gruppi quali Diamond Head, Angel Witch, Tygers of Pan Tang, Saxon e giù di lì.
Nel 2015 non intendono certo guardare avanti. Date un’occhiate alla copertina del loro ultimo lavoro “Curse of the damned”. Un figuro nero impugna un’accetta, alle spalle satana ed in fronte un libro di magia nera. Qui i fronzoli non ci sono. Archetipi fondanti perchè non si tratta di certo di rievocare la bestia, ma il passato in tutta la sua potenza.
La prima traccia “Screams in the night” prende forma in riff ruvidi, graffianti e veloci, Jarvis non ci pensa due volte ad abbattarsi su di noi invocando gli spiriti della notte, quelli festaioli di una birra al napalm. La voce manco a dirla è puro anni ottanta. Non troppo alta, ma sempre evocativa. Poi il ritornello che ti si stampa tenebreso nelle sinapsi. L’assolo davvero magnifico di Brent dopo uno stacco dettato da riff rallentati. Si chiude accellerando… SCREEEEEAMS IIIN THE NIIIIIIIIIGHT!!!!
Il basso di Jarvis e la batteria Dusty ci conducono nei tempi più lenti di “Curse of the Damned” che mi riportano alla mente i Warlord e forse persino i Medieval Steel. Mentre lo pensi “dai li hai già sentiti” ti perdi nella loro messa in scena che non è più tale perchè sincera e perfettamente suonata.
I pezzi più riusciti dell’album? “Full Speed Ahead” ove i primi Iron Maiden vengono innestati agli StormWitch.
La quinta traccia “The Howling Man” indugia in tuoni, vento e un ululati per poi rincorre il passato forse ancora dei Warlord o forse dei Night Demon stessi, di ragazzi persi tra i vinili di uno scantinato che è diventato breccia e corto circuito tra passato/presente.
In “Heavy Metal Heat” il tributo è alla musica Metal, ai suoi seguaci e nei concerti lo spirito dei Saxon, quelli di “Denim and Leather” o dei Tygers of Pan Tang sarà con loro. Gli dei del Metallo a vegliare su i Night Demon.
Tra i pezzi più riusciti aggiungo “Killer” e “Living Dangerous”, i riferimenti ora sapete dove recuperarli, le pagine consunte degli anni ’80 diventano chiaramente leggibili in “Curse of the Damned”.
Adesso vi dovrei dire che suonano bene, è un buon album, certo un po’ retrò, ma è il loro modo di essere. E’ un buon disco, scorre. Però…però… E invece dico semplicemente che diavolo ci fate su truemetal.it se poi fate gli snob verso chi suona il fottuto vero metal? Finale azzardato forse, però ci siamo capiti. “Curse of the Damned” è quella cosa lì. Metal suonato da un trio americano reincarnatosi ai nostri giorni per liberarci dagli infedeli e restituirci una musica immediata, diretta e primitiva, nel senso più epico ed oscuro del termine.
Marco Giono