Recensione: The Dark Chapter

Di Riccardo Angelini - 5 Febbraio 2003 - 0:00
The Dark Chapter
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Anno: 1994
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60

Nel 1992 un ventiquattrenne chitarrista di New York, deluso dai risultati ottenuti con il suo gruppo, decide di fare tutto da solo e di registrare ‘artigianalmente’ quel genere di musica che non riesce a suonare con i compagni. Si chiude così nel suo appartamento ed incide in breve tempo un pugno di tracce, basate principalmente sulle chitarre, corredandole con gli opportuni innesti di tastiera e percussioni. Il demo passa di mano in mano, ottenendo sempre riscontri positivi, ed infine giunge alla label giapponese Zero Corporation, la quale chiede al chitarrista di mettere insieme una band che suoni uno stile musicale simile a quello del nastro.

Quel chitarrista è Michael Romeo, la band che formerà sono i Symphony X e il demo, inutile dirlo, è questo The Dark Charter, edito come full lenght giusto un paio di anni più tardi. Basterebbe un’introduzione di tal genere a far capire con che genere di disco abbiamo a che fare: quarantadue minuti e quarantasei secondi di musica sempre piacevole e di gran classe, antipasto di quella che diventerà una delle più importanti realtà del prog-power moderno. Lo stile di Romeo si riconosce distintamente sin dalle prime note, ed altrettanto nette appaiono le influenze dei vari Uli Jon Roth, Al Di Meola e, soprattutto, Yngwie Malmsteen. Trademark del nascente guitar-wizard americano è fin da ora un sound pulito, scorrevole, fluido, preciso e veloce, abbinato ad un gusto per le composizioni ancora acerbo ma raffinato. Per quanto l’indiscussa protagonista sia la chitarra, la sessione ritmica e le linee melodiche di tastiera sono sorprendentemente curate, seppur al di sotto degli standard odierni, ma abbastanza varie da non far sentire più di tanto la mancanza di una voce che conduca i giochi. All’interno di ogni traccia i tempi e le atmosfere cambiano più e più volte, articolandosi in strutture mai scontate in cui si respira a tratti il profumo dei futuri successi, a cominciare dalle prime magie sulle sei corde nell’accoppiata iniziale Carpathia/Cask of Amontillado. Di qui in avanti, chi volesse cercare un episodio sottotono d’altronde avrebbe vita dura, anzi, comincerebbe con l’ imbattersi in una vera e propria killer-song, la folle Psychotic Episode, traccia dalle tinte cangianti e vagamente fosche, sicuramente una delle migliori del lotto. Si prosegue su livelli più che discreti con le successive Masque of the Red Death, caratterizzata da un giro centrale molto piacevole, e Sevil Alucard (gioco di parole per Dracula Lives), oscura ed incalzante. Buona anche la matura The Premature Burial, nella quale Romeo dimostra un ottimo tempismo nelle pause e nelle ripartenze; così come Mjr #13, che riesce con i suoi repentini cambi d’atmosfera a mantenere sempre viva l’attenzione dell’ascoltatore. Chiusura in crescendo con il brillante rifacimento del Concerto in Si Minore di Paganini, ottimamente interpretato da tutta la strumentazione, e la coinvolgente Noit Al Ever, dai toni melanconici e sognanti. La fluidità nella sequenza dei brani è un altro dei punti di forza del disco, che fila via come un’unica, lunga traccia, omogenea al suo interno pur nei suoi frequenti cambi di passo, senza mai indulgere nella tecnica fine a se stessa ed evitando abilmente prolissità e cadute di stile.

Certo, non mancano i punti deboli: bisogna infatti ricordare che ciò che stiamo ascoltando originariamente era un demo. La durata relativamente breve, la mancanza di una personalità ancora del tutto definita, l’ovvia sensazione di ‘finto’ che alla lunga trasmettono i campionamenti di batteria, la qualità del suono inferiore agli standard odierni e, soprattutto, lo scarso spessore rispetto a quello che verrà con la band principale potrebbero scoraggiare gli ascoltatori occasionali o più esigenti.

Tuttavia sono proprio i fan dei Symphony X coloro che più si divertiranno nel riscoprire le vere origini della band, ed apprezzeranno appieno il grande talento già allora sfoggiato da Romeo. Chi invece ancora non dovesse conoscerli potrebbe cogliere l’occasione per rimediare alla mancanza. Consigliato.

Tracklist:

  1. Carpathia
  2. Cask of Amontillado
  3. Psychotic Episode
  4. Masque of the Red Death
  5. Sivel Alucard
  6. The Premature Burial
  7. Mjr #13
  8. Paganini – Concerto in B Minor
  9. Noit Al Ever

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Genere:
Anno: 1994
60