Recensione: The Dark Command
Sono passati quasi venti anni, 19 per la precisione, dalla formazione del nucleo originario degli Exciter (che si chiamavano all’epoca Hell’s Razor). La band ha cambiato già cinque volte formazione, si è sciolta già in due occasioni e si è riformata altrettante volte; fino ad arrivare alla soglia del ventennale, con un’inedita lineup e con l’album più sperimentale dell’intera discografia (fino ad oggi, 2003). Nulla può fermare questi ragazzi.
Un ritorno in grande stile quindi: da una parte è sempre un piacere rivedere in azione i miticissimi Speed Metal Heroes canadesi, dall’altra è una grandissima soddisfazione ammirare come queste Belve della Velocità siano state in grado di ideare, comporre, scrivere e registrare (nonché portare in tour!) un disco che ce le quadratissime, presentando il classico Exciter style in una versione rinnovata, ma altamente coerente col passato.
Ma com’è questo disco? “The Dark Command” è una mazzata continua sulle tempie, è come due motoseghe che aprono le ginocchia, è come un pestaggio a 5, è una martellata sulle..insomma, è puro Speed Metal..suonato dai Maestri del campo.
Ok, sono tempi diversi, ci sono musicisti differenti, ma cazzo la classe è classe. Gli Exciter non possono sbagliare. Il nuovo singer Jacques Belanger è una cannonata di screamer. Un uomo che riesce a fare la differenza, sempre e comunque in positivo. Il resto della band è in gran forma..quindi, vai con la descrizione del disco!!
La rabbia, l’odio, l’incazzatura e la forza generata dall’inquietudine ed incertezza di quegli anni esplode violentemente dall’ascia assetata di sangue di John Ricci, da cui diparte tutto un lavoro ritmico/lirico basato sul principio di “attaccare, colpire, far male”. La varietà non manca: l’assalto sonoro in questo disco assume quante più forme sonore possibile.
Come si fa a resistere all’impatto della micidiale titletrack, alla painkilleriana violenza di “Executioner” o all’imperante “Burn At the Stake”?? Chi mai potrebbe restare impassibile di fronte alla distruttiva “Sacred War” (il cui testo fu magistralmente scritto e, soprattutto, interpretato), la furiosa “Assassins in Rage” o l’ossessiva “Suicide Overdose”??
Tra gli episodi più riusciti dell’album, quindi di questa nuova formazione, si impongono obiettivamente “Screams from the Gallows” e l’immensa “Let Us Prey”; due pezzi che sintetizzano l’anima della band nel 97: il primo è un intelligente assalto sonoro all’arma bianca, a dimostrare che gli anni non arrugginiscono proprio un cazzo in casa Exciter.
L’altra track è invece la più significativa espressione della voglia di nuove scelte stilistiche: è un pezzo paurosamente lento, giocato tutto su arpeggi onirici, atmosfere oscure ed un Jacque Belanger scatenatissimo, che qui raggiunge limiti tecnico-espressivi stellari. Questo ragazzo, in studio, fa semplicemente paura.
Su questo frastagliato scenario, possiamo forse cercare di tracciare un attimo il profilo di “The Dark Command”: un signor disco di vero Heavy Metal, forte di una tracklist molto versatile che denota un buon lavoro di idee alle spalle, suonato degnamente da una formazione preparatissima. Difetti? Per l’epoca no, forse è il miglior album del 97 addirittura.
Onestamente, però, fare un confronto tra questo ed i dischi precedenti è un qualcosa di abbastanza azzardato; in fondo le situazioni/valenza storica sono troppo diverse..il bello degli Exciter (come di molti altri gruppi) è che sono riusciti sempre (o quasi) a non deludere i fans rimanendo coerenti con se stessi e sfornzandosi di proporre sempre qualcosa in più ad ogni release. Questo tipo di discorsi da critici musicali/opinionisti osservatori non sono di per se particolarmente rilevanti.
Questo è un disco che spacca, il resto non conta.
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) The Dark Command
2) Burn At the Stake
3) Aggressor
4) Assassins in Rage
5) Ritual Death
6) Sacred War
7) Let Us Prey
8) Executioner
9) Suicide Overdose
10) Screams from the Gallows