Recensione: The Darkest Storm

Di Daniele Balestrieri - 17 Dicembre 2006 - 0:00
The Darkest Storm
Band: Winterdemons
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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70

Non appena ho ricevuto il CD e letto la costoletta per capire cosa significasse quello sgorbio dannatamente grim sull’angolo della copertina, la prima cosa che mi è saltata in mente, come ovvio peraltro, è stata la parola “Immortal”. Una fugace occhiata alla copertina non ha fatto che rafforzare la mia sensazione di aver già visto quelle facce da qualche parte, e il nome della traccia conclusiva (“Immortal”) ha definitivamente fugato ogni dubbio: stringevo tra le mani l’opera prima di una band che senza troppi complimenti raccoglie a piene mani l’enorme tradizione black di inizio degli anni ’90, riproponendola su un CD suddiviso in otto venefiche tracce che trasudano Immortal, primi Mayhem e primi Bathory da ogni poro non ostruito dal facepainting.
Niente demo ufficiale, niente split: “The Darkest Storm” è una cannonata a ciel sereno di un gruppo nato nel 2003 dall’unione delle menti di Goulthor (voce-basso-chitarra) e Morgoth (batteria). A dire il vero quest’opera sarebbe pure uscita un paio di anni fa, ma la ricerca di un buon bassista si è trascinata per molto tempo finché, alla fine dell’inverno del 2005, non è giunto “Sargon” a condividere sangue, vittime sacrificali e umori vari con il resto della band.

Qualunque orecchio abituato al black primitivo di matrice scandinava si sentirà immediatamente a casa ascoltando “The Darkest Storm”. Non ci sono sorprese dietro qualsivoglia angolo tagliente di quest’album. La voce è uno scream diabolico e assassino, le percussioni devastanti e serrate, le chitarre un muro sonoro che si frantuma allo stridore farneticante delle liriche, troppo blasfeme per essere inserite nel libretto di corredo al CD.
Insomma, sembra la solita ordinaria amministrazione, tuttavia la prima sorpresa non tarda: il gruppo, contrariamente alle aspettative, proviene nientemeno che dalla Grecia, terra che tanto heavy metal epico e sonnolento ha evocato, e qui invece patria di un gorgo vertiginoso di sonorità nordiche affilate come una lama di ghiaccio del monte Olimpo. La fiamma nera arde per tutti i quasi 50 minuti dell’album, regalando anche momenti di grande emozione come l’urlo sempiterno dell’apertura di “Kill the Whores of Satan“, che riporterà i più nostalgici al ricordo commosso dei tempi in cui il black era semplicemente questo: terrorismo musicale demoniaco.
La registrazione è perfetta per un disco black metal: leggermente ovattata e adombrata quel tanto che basta per evocare gli spiriti, i fattucchieri, gli stregoni mistici e diabolici del black scandinavo più primigenio e incontaminato.

Cosa dire, un buon musicista è anche un buon artigiano, e questi tre ragazzi hanno costruito un’ottima impalcatura che si ispira genuinamente (ci scommetto, con una presentazione del genere) a quel black che ormai appartiene alla storia. Il pregio – e il difetto – di questi Winterdemons è proprio questo. Non troverete nulla di nuovo; ciò che viene comunicato in The Darkest Storm è stato tutto già detto – e non da un tizio qualunque, ma dai mostri sacri del black norvegese. Ancora una volta quindi la scelta spetta all’ascoltatore.

I novizi farebbero bene a rivolgersi a chi ha intrapreso lo stesso percorso prima e meglio; i veterani sappiano a cosa vanno incontro: non che l’emulazione, pur con i dovuti tocchi di classe, sia necessariamente un difetto, ma solo i più voraci ascoltatori di black satanico sapranno trarre completo giovamento dai 15 euro e passa spesi per un disco che si tuffa a volto coperto in un mare già ricco di pesci della stessa specie.

TRACKLIST:

01. The Darkest Storm
02. Eternal Sorrow
03. Cold Heart
04. Eternal Cold Will Blow
05. Night Of Doom
06. Kill The Whores Of Satan
07. Shadows In The Mist
08. Immortal

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