Recensione: The Dawn Of Consummation And Emergence

Di Daniele D'Adamo - 10 Ottobre 2013 - 17:59
The Dawn Of Consummation And Emergence
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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78

 

Non è detto che per suonare death occorra necessariamente avere il passaporto svedese, statunitense, polacco, italiano o canadese. Anche i popoli storicamente e culturalmente meno inseriti in questo campo possono dire la loro. E pure bene, come fanno i Reptilian Death. Certo, l’India è uno Stato immenso sia come superficie sia come popolazione e quindi è lecito aspettarsi, statisticamente, qualcosa del genere. Tuttavia, a parte rari esempi tipo i Demonic Resurrection, non sono molte le band ad avere valicato con successo i limiti dei confini nazionali.

Un nome non a caso, poiché i Reptilian Death sono proprio il side-project dell’infernale cantante dei Demonic Resurrection, Demonstealer. Che, dopo averli fondati dodici anni fa, li ha lasciati sempre un po’ da parte non mancando tuttavia di dare alle stampe due EP (“5 Easy Ways To Murder Someone”, 2001; “Intestinal Feast”, 2006), uno split con i Warface, Exhumation, Narsil e Infinite Hate Project (“Defaced & Split”, 2006), e due full-length (“Total Annihilation”, 2003; “The Dawn Of Consummation And Emergence”, 2013).    

Una buona dose di esperienza alle spalle, insomma, che si sente già dal primo ascolto. “The Dawn Of Consummation And Emergence”, difatti, possiede un sound perfettamente in grado di competere con le migliori realtà che popolano il metal estremo in ambito internazionale. Non solo il sound, però, ma anche e soprattutto lo stile; incentrato su un violentissimo death tecnico, ma non troppo, adulto quanto basta per brillare di luce propria. Per ciò, Demonstealer si dimostra un vero leader, capace di trascinare l’ensemble ai limiti della resistenza umana, sfracellando i timpani con dei veri e propri bombardamenti a tappeto come le spaventose “Distorted By Bondage, Blood And Bestiality” e “O”, tremende bastonate sulla schiena. Ma anche nei momenti meno concitati, questi mai caotici, quando cioè il ritmo si assesta su coordinate temporali più umane, come per esempio nel break centrale di “Inchoate”, i Reptilian Death dimostrano di avere qualcosa in più rispetto alla media. In mezzo al fragore di un suono assai tagliente e metallico, che a volte può ricordare quello dei Behemoth (“Emergence – The World, Your Playground”), emergono dei vigorosi richiami alle tenebre invocate dal black metal (“Marvelous Gods – The Apple Of My Eye”). Richiami che arricchiscono di pathos la monumentale base su cui si erge il morboso muraglione di suono tirato su dalle micidiali chitarre; mitragliatrici di riff granitici, ordinati, mai troppo complicati ma anzi lineari nella loro variabilità. A esse si coniugano, peraltro perfettamente, il bestiale growling del guru Vinay Venkatesh che pare davvero non avere nulla di umano, e il terremotante drumming di Demonstealer, sferzato da vertiginosi blast-beats.

Oltre alle pennellate di black più su accennate, il death dei Reptilian Death mostra delle sfaccettature, anche estese, in cui si riflette il thrash (“Emerge, Hatred, Emerge”). Anche in questo caso si tratta di un elemento secondario atto a caratterizzare una tipologia musicale diversa, il death, appunto, fornendo lo spunto per quei richiami stilistici che arricchiscono una pietanza altrimenti insipida. Così facendo, il combo di Mumbai riesce a movimentare efficacemente le song di “The Dawn Of Consummation And Emergence”, evitando cioè di ingolfarsi sullo stesso cliché. Senza inventare nulla di nuovo, questo è chiaro, ma ponendo un sigillo importante, in quanto a carattere, su tutte le canzoni del platter.   

Che, a ben vedere, parecchie volte, è ciò che fa la differenza fra un lavoro anonimo e un’opera di spessore. Nella quale, ossia, la forte componente tecnica non soffoca la vena creativa. Magari non eccelsa, non memorabile, non stravolgente, ma più che sufficiente per lasciare ai posteri qualcosa di tangibile. Che è, nel caso in ispecie, “The Dawn Of Consummation And Emergence”.   

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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