Recensione: The Dead City

Di Andrea Bacigalupo - 28 Aprile 2021 - 8:30
The Dead City
78

“Life goes on but everything stays still,

welcome to the dead city”

Parecchio disturbante questo ‘The Dead City’: ti entra con prepotenza nel cervello facendo detonare tutti i colori dell’ansia, alternando lampi di luce abbaglianti a tinte fosche snervanti, come un infernale caleidoscopio le cui figure geometriche spettrali, cambiando continuamente, sembrano avanzare per rubarti l’anima.

I Molisani Frustration esplorano le follie della mente umana, analizzandone gli aspetti più oscuri e malati, esprimendo un sound che equivale all’aver messo nel frullatore la pesantezza del Doom, le atmosfere psichedeliche dello Stoner e l’arroganza del Punk, con l’Heavy Metal di stampo classico che amalgama il tutto.

Un bel mischiotto, con un qual certo rischio di ottenere un risultato perlomeno pacchiano. Invece al combo di Campobasso questa cosa di imbrigliare e spezzare schemi riesce bene e, nonostante mettano assieme un qualcosa di assolutamente non nuovo, tirano fuori un prodotto avvincente ed interessante, anche se, alla fine, ci toccherà assumere una buona dose di Xanas.

Non è un prodotto estremo ma lo sono le sensazioni che origina: angoscia, depressione e malinconia, unite però ad un’insana voglia di contrastarle, come la riflessione a cui porta l’ascolto di ‘Good Guy’, uno scazzato Punk ‘N’ Roll dove si sente una certa passione per la furia dei Venom (anche se ha un tiro più smorzato rispetto alle normali andature dell’infernale terzetto di New Castle); il pezzo parla di come la mediocrità della vita (il lavoro, il peso di un mutuo, la quotidianità di stare al mondo) ci renda schiavi … vero … ma è altrettanto vero che, in qualche modo, bisogna sopravvivere.

The Dead City’ è musicalmente ‘ricco’ e cinetico, contraddistinto da un cantato che va dallo strafottente al malinconico senza perdere energia, velenosamente intensificato dall’uso di più voci che lo accompagnano, da una ritmica densa e pesante, una batteria rocambolesca e da parecchio eclettismo sonoro.

Ad esempio, la Title-Track è un attacco sonico continuo, determinata e letale come la città che descrive, ‘Wine of Lust’ è malinconicamente dura, ‘Follow Your God’ è un macigno ansiogeno, ‘Memories’ unisce il Punk ad un robusto e potente Heavy Metal, ‘I Want Everything’ ci fa schiantare contro un muro sonoro impenetrabile e la bonus-track ‘Diddling’ è semplicemente folle.

The Dead City’ vede la partecipazione del chitarrista Brasiliano Marcelo Alves (Antidemon) e del bassista Emilio Dattolo (Illogicist, Faust, Gory Blister) ed è distribuito da Nova Era Records.

Concludendo, questo nuovo lavoro dei Frustration (successivo al debutto ‘Humanity Through the Madness’ del 2014) è una buona ventata d’aria rovente. Assolutamente da ascoltare.

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