Recensione: The Deathship Has a New Captain

Di FabioTeramo - 4 Febbraio 2007 - 0:00
The Deathship Has a New Captain
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Anno: 2004
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78

I The Vision Bleak sono un esperimento dell’ex Empyrium Ulf Theodor Schwadorf e Allen B. Konstanz, oramai anch’egli ex membro dei Nox Mortis. Formatisi nel 2000 la band tedesca compare per la prima volta sulla scena tre anni dopo con il singolo omonimo.

Ma è il 2004 l’anno del debutto con “The Deathship Has a New Captain”. Tematiche orrorifiche fanno da sfondo all’album che si sviluppa lungo una sequenza di nove brani pregni d’atmosfera sinistra. Il più della volte traggono spunto dai capolavori dei maestri della cinepresa come John Carpenter o George Romero, ma non mancano riferimenti a quella scuola di cinema horror oramai mitizzata della Universal e della Hammer. Da annotare anche la preziosa collaborazione di Cristopher Lee che ha prestato la sua voce solenne per alcuni interventi nell’album. Ma anche l’occhio vuole la sua parte e il gruppo pare non tralasciare questo particolare presentandosi in uno stile d’abbigliamento da primo Novecento, amalgamando così il lato sonoro a quello estetico.

Passiamo ora a descrivere le fosche tracce che vanno a comporre il platter.
L’introduzione “A Shadow Arose” mette subito le carte in tavola regalandoci un assaggio di ciò che incontreremo lungo la strada. Voci sottili e maligne fanno capolino nel brano che lascia il passo alla rude “The Night of the Living Dead” di chiara ispirazione cinematografica: Romero vi dice niente?
Quando le tenebre scendono inesorabili e nel cielo stellato si affaccia prepotentemente la luna le paure primordiali si risvegliano nell’animo umano facendo correre con la mente al mito dell’uomo lupo. “Wolfmoon” è un esplicito tributo a questo personaggio reso leggendario sullo schermo da Lon Chaney Jr. per un brano aggressivo e tetro. “Metropolis” invece prende spunto dall’omonimo film di Fritz Lang. Un riff granitico in apertura spiana la strada al brano che raggiunge l’apice nel chorus condotto dalla voce di Schawadorf sulla base di orchestrazioni varie con cori femminili accattivanti.
La strumentale “Elizabeth Dane” è uno dei momenti migliori dell’opera, le tastiere in primo piano e le chitarre creano una melodia pregiata e trascinate che vi coinvolgerà da subito. Il tutto è incorniciato da una voce narrante che fa capolino a tratti rendendo il tutto ancora più arcano e spaventoso. “Horror of Antartica” è l’ennesimo tributo ai maestri dell’horror, stavolta però entra in gioco la letteratura con l’enigmatico H.P.Lovecraft: il brano infatti è ispirato al suo racconto lungo “Le Montagne della Follia”. Se siete rimasti affascinati dal libro “Sleepy Hollow” di Irvine Washington non potete non apprezzare “The Lone Night Rider” nella sua semplice bellezza. L’atmosfera ricreata dall’uso ipnotico delle tastiere è maestosa.
“The Grand Delivery” è forse il momento meno brillante del lavoro ma anche il più “pesante” nel suo incedere granitico. La chiusura è affidata a “The Deathship Symphony” che risulta la composizione più articolata e lunga dell’intero complesso, giostrata abilmente tra orchestrazioni e momenti sinfonici con qualche spunto heavy.

Non è facile inquadrare il sound di questa band che attinge da diversi generi. Se proprio dovessimo tracciare delle linee generali di quest’opera si può affermare che è un concentrato di rock gotico intrecciato all’irruenza tipica dell’heavy metal.
Questo disco è l’essenza del gothic vero e proprio, un maligno tributo a tutti i timori nascosti ancora da qualche parte dentro di noi. Malvagio.

Tracklist:
01 A Shadow Rose
02 The Night Of The Living dead
03 Wolfmoon
04 Metropolis
05 Elizabeth Dane
06 Horror of Antarctica
07 The Lone Night Rider
08 The Grand Delivery
09 The Deathship Symphony

Fabio Teramo

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