Recensione: The Deluge

Di LeatherKnight - 6 Ottobre 2002 - 0:00
The Deluge
Band: Manilla Road
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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97

No, non ci possono essere dubbi: “The Deluge” più che un semplice album, in realtà, è una delle massime espressioni e del movimento Epic Metal e della tradizione epica degli ultimi secoli.
L’album di per sè si presenta come un’opera non poco complessa, sia per l’intricata struttura musicale che per le atmosfere e le visioni evocate dal Trio e sprigionate dai testi (molto più profondi di quanto possono già sembrare ad una prima occhiata).
Il livello di “struttura epica” è così alto in questo disco che, realmente, un qualunque appassionato di Letteratura Epica può trovare una grandissima fonte di riflessione e studio; in pratica in questo disco, oltre ad essere travolti fisicamente da una colata d’acciaio roboante, la vostra mente potrà rivivere (in chiave moderna, si intende) la magia, il pathos di un vero racconto epico con le medesime caratteristiche strutturali e connaturali di poemi come l’Odissea, l’Eneide o le cronache di Gilgamesh.
Sommariamente l’album, seppur non sia un vero e proprio concept, ha come tema principale (riscontrabile nell’analisi di ogni testo) la distruzione nelle sue varie forme (e scusate se è poco…).

Il compito di dare fuoco alle polveri spetta a “Dementia“, pezzo molto sostenuto, per certi versi abbastanza inusuale per i ‘Road, caricato di grande epicità dalla voce (stavolta più compatta) di Mark Shelton.
Le ritmiche si “ammorbidisco” parzialmente nella successiva “Shadow in the Black“, la cui parte introduttiva è sorretta dall’onnipresente potenza evocativa delle vocals, accompagnate da arpeggi incantatori ed un sommesso drumming in secondo piano. In seguito il brano esplode in una fiammeggiante cavalcata ultra eroica, dominata dalle articolate guitar lines del buon Mark, che testimoniano in pieno i grandi passi avanti della band sul piano tecnico-compositivo album dopo album.
Le successive “Divine the Victim” e “Hammer of the Witches” rappresentano i due epidosi meno tirati e più brevi di “The Deluge“. Se nella prima (incentrata sulla figura di Giovanna D’Arco) predominano ritmiche dinamiche ed un’atmosfera fortemente evocativa, nel secondo caso invece ritornano alla mente i Manilla Road di Crystal Logic per la strutturazione grezza e cupa del brano.
A questo punto subentra “Morbid Tabernacle“, brano strumentale dalle forti tinte oscure eseguito col sintetizzatore, efficace espediente per spezzare i toni densi di pathos che sin ora hanno accompagnato l’andamento del disco.
Inoltre i connotati oscuri e misteriosi si sposano benissimo con la seguente “Island of the Dead“, un brano molto epico e cupo in pieno stile Manilla Road, caratterizzato da un refrain emozionante con la voce di Mark Shelton ancora protagonista. I ritmi ritornano di nuovo serrati e l’atmosfera oscura con l’epicissima “Taken by the Storm“, eroico preludio alla titletrack-capolavoro: “The Deluge“, stupenda saga apocalittica (fortemente didascalica) che narra la nascita e caduta della mitica città di Atlantide. Davvero qui i Manilla Road danno il meglio di sé…ascoltate per credere!!
La conclusione è affidata alla durissima “Friction in Mass“, in cui le chitarre seguono percorsi molto tortuosi rendendo difficile l’ascolto agli “inesperti”; tuttavia, una volta assimilato il sound del gruppo ed in particolare le novità di questo disco, l’intero album apparirà meno caustico, incluso questo grandioso inno alla ribellione che contiene forse uno dei passaggi lirici più meravigliosi dell’intera carriera dei Manilla Road.
Conclude (come “concept” vuole) la seconda strumentale del disco “Rest in Pieces”, in cui le articolatissime guitar lines si scatenano nel creare un brano spaventoso per precisione tecnica e carica emotiva.
 
…perché ho stilato tutta questa descrizione (logicamente sommaria e a scopo esclusivamente indicativo)? Bhè, per dare una semplice idea della grandezza di questo disco e della profondità della personalità di questo storico gruppo degli anni 80, che ha dato veramente tanto al Movimento Epic e continua a mantenere viva la Fiamma del Culto del Metallo. Se siete un po’ curiosi e non avete ancora ascoltato nessuna release dei Manilla, sconsiglio caldamente di partire con questo Lp! Sarebbe meglio procedere gradualmente, in modo cronologico, così da inglobare prima le varie caratteristiche stilistiche del gruppo e poi, dopo qualche anno in cui avrete vissuto-sognato-respirato Metallo Epico, potrete avventurarvi pienamente nell’ascolto… o per meglio dire…nel vivere “The Deluge“.

In occasione della ristampa su cd la nostrana Underground Symphony ha ben pensato di stampare in edizione limitata (500 copie se non vado errato) il vinile in picture disk…gran bella storia! Il cd invece, corredato con un nuovo artwork ed una bonus track (estratat da “Live Roadkill“), rende giustizia alla grandiosità di questo album presentandosi in una stupenda edizione in digipack.

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

01) Dementia
02) Shadow in the Black
03) Divine Victim
04) Hammer of the Witches
05) Morbid Tabernacle
06) Island of the Dead
07) Taken by the Storm
08) The Deluge
09) Friction in Mass
10) Rest in Pieces

bonus track (ristampa su cd Underground Symphony)
11) Dementia (live)

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