Recensione: The Divine Breath Of Our Land
La caratteristica principale degli Aeternal Seprium da Varese risiede nelle tematiche trattate. Quindi storie, storielle, aneddoti, leggende e testimonianze varie riguardanti rigorosamente l’Italia, paese che emana Storia con la “S” maiuscola all’interno di ogni proprio centimetro quadrato, spingendosi fino alle zone industriali più sperdute e periferiche. Anche in questo Loro secondo lavoro, che segue di due anni l’esordio omonimo, i Nostri continuano l’operazione di ricerca e approfondimento. I cambiamenti in seno alla line-up riguardano l’entrata di un ulteriore e nuovo chitarrista, nella persona di Adriano Colombo. L’innesto della seconda ascia per un gruppo HM fino all’osso, se esistono i minimi presupposti musicali e umani, difficilmente delude le attese. La fase di missaggio di The Divine Breath Of Our Land è stata affidata alle mani di Alessandro Del Vecchio, degli Edge Of Forever. Booklet minimale, tipico da demo, ben curato nell’artwork ma di sole due pagine colorate.
Solstice Of Burning Souls parte in maniera dolce per poi man mano trasformarsi in un pezzo variopinto, denso di cambi di tempo e dal vago sapore epico a la White Skull. Gli Aeternal preferiscono addentrarsi in territori ostici piuttosto che puntare sul semplice e sicuro e di questo va dato Loro atto. La parte finale del pezzo, seguita a un pregevole assolo sprigiona la giusta rabbia da parte dei Nostri che dimostrano che quando c’è da menare le mani non si tirano certo indietro.
In Sign Of Brenno è, come facilmente intuibile dal titolo, un viaggio eroico che si muove su ritmiche cadenzate, marziali, frammiste però a improvvise accelerate. In evidenza la prova del cantato di Stefano Silvestrini, sufficientemente eclettica e a proprio agio con la partitura al Valhalla della canzone, segnando una prova nettamente migliore rispetto al pezzo precedente. Da urlo il coro centrale, veramente ben riuscito, che immortala senza dubbio il passaggio migliore di tutto il demo, con il singer molto vicino alla gloria nazionale Morby. Roba che se lo dovessero sentire alcuni nobili – ormai decaduti del genere – se ne approprierebbero a mani basse. Per fortuna oggi le band pensano anche ai diritti Siae e depositare le canzoni… non come ai tempi dei Vanexa di Brucia La Città.
The Oak And The Cross: incipit happy degno di un gruppo Power, poi aperture melodiche e un bridge irresistibile accostabile ai migliori Domine, per feeling espresso e pathos ascritto. Narrato centrale azzeccato e finale barocco folkeggiante per un brano adulto, che suggella il netto miglioramento del gruppo varesino, che dopo cotanto songwriting potrebbe anche permettersi di scrivere qualche pezzo stupendamente ignorante senza che nessuno possa più arricciare il naso all’insù.
Chiude Under The Flag Of Seprium all’insegna della velocità e della violenza, a significare che i Nostri non si sono persi nei pericolosi meandri del tecnicismo dove spesso si fa la gara a vedere chi ce l’ha più lungo ma sanno orchestrare mazzate da concerto per ascelle sudate e braccia borchiate al cielo. Il tutto sempre con un carico da 90 di Metallo Epico, ancora una volta. Da segnalare l’azzeccato chorus di matrice Vicentina/Fontòniana, che farebbe sicuramente gola e sarebbe ottima preda per i saccheggi musicali provenienti da nord, come accadeva ai tempi delle invasioni barbariche.
Agli Aeternal Seprium di oggi manca solo un’etichetta che creda nella Loro proposta, per poter così misurarsi sul lungo corso delle dieci canzoni e constatare l’effettiva tenuta del songwriting, in una sorta di “prova da sforzo”. Il salto di qualità definitivo è stato spiccato, solo il futuro ne sancirà la stoffa durante la fase di atterramento.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklsit:
1. Solstice of Burning Souls
2. In Sign of Brenno
3. The Oak and the Cross
4. Under Flag of Seprium
Line-up:
Stefano Silvestrini – Vocals
Santino Talarico – Bass
Leonardo Filace “UNTO” – Guitar
Adriano Colombo – Guitar
Matteo Tommasini – Drums