Recensione: The Dream Sequencer
Questa prima parte del concept diviso in due dischi The Universal Migrator ci narra dell’ultimo uomo rimasto della colonia nata su Marte per sfuggire alla catastrofica guerra (predetta dal menestrello Ayreon già nell’album The Final Experiment) che nel 2084 ha praticamente distrutto la Terra. Quest’ultimo colono, per affrancarsi dalla noia e dalla solitudine, viaggia indietro nel tempo grazie al Dream Sequencer, macchina che tramite ipnosi permette di rivivere la propria infanzia e le proprie vite precedenti. Ogni brano è legato a uno dei viaggi mentali del superstite e ogni passata incarnazione del suo spirito è interpretata da un diverso cantante, tra cui ricordo Johan Edlund (Tiamat) nella parte del colono da bambino (con quella voce?) che nella cupa My House on Mars rimpiange di non poter vedere il pianeta Terra, Lana Lane, che partecipa a vari brani ma dà il meglio di sè soprattutto come regina Elisabetta in Dragon on the Sea, e Neal Morse (Spock’s Beard), che alla fine ci fa scoprire che il colono oltre a essere l’ultimo essere umano è anche stato The First Man on Earth.
Una storia curiosa ed evocativa, come al solito nei dischi di Lucassen, anche se la scelta delle reincarnazioni non ha una logica ben chiara (a tappe importanti nella storia dell’umanità, come il primo uomo sulla luna di One Small Step, si uniscono episodi puramente immaginari, come la costruzione di Stonehenge descritta in And the Druids Turned to Stone).
Presi singolarmente tutti i brani sono molto validi, se tralasciamo qualche prolissità, merito anche del lavoro su tastiere e sintetizzatori fatto da Erik Norlander, abile nel creare melodie semplici ma efficaci. Spiccano secondo me One Small Step, il pezzo più immediato dell’album, Dragon on the Sea, grazie agli acuti di Lana Lane, e l’articolata The First Man on Earth.
E’ da dire comunque che questo disco, se ascoltato tutto di seguito nei suoi oltre settanta minuti, può a volte stancare, vista una certa uniformità nelle composizioni, tutte mediamente lente e riflessive. In ogni caso lo considero superiore al gemello Flight of the Migrator, sì più vivace ma con meno brani degni di nota.
The Dream Sequencer (2000)
1) The Dream Sequencer 5.08
2) My House On Mars 7.49
3) 2084 7.42
4) One Small Step 8.46
5) The Shooting Company Of Captain Frans B. Cocq 7.57
6) Dragon On The Sea 7.09
7) Temple Of The Cat 4.11
8) Carried By The Wind 3.59
9) And The Druids Turn To Stone 6.36
10) The First Man On Earth 7.19
11) The Dream Sequencer Reprise 3.36