Recensione: The Eagle Has Landed
“L’aquila è atterrata”. E così come l’aquila porta sempre con sè quella regalità a cui tutti devono sottostare, senza scusa alcuna, così i Saxon portano sul palcoscenico quella prorompenza e quel fare unico che li ha resi unici ed intoccabili, sia nel panorama della NWOBHM che in quello di tutto il movimento Metal. “The Eagle has Landed” è prorpio l’emblema di quanto appena detto. Registrato alla fine del 1981, al termine di un tour americano di 38 date, che si chiuse con 4 tutti esaurito consecutivi a Los Angeles, e rilasciato il 14 maggio del 1982, questo disco contiene tutto quanto un amante dell’heavy metal sogna, in quanto i Sassoni lo dedicarono proprio alle decine di migliaia di ammiratori che avevano saputo conquistarsi, in così poco tempo, in tutto il mondo. Lo stesso titolo del disco non fu una decisione loro, ma fu scelto dai fans, attraverso una votazione, che si concluse appunto con la vittoria del titolo “The Eagle has Landed”. Questo primo live album della band britannica, e quinto loro
disco nel complesso, mostra ancora una volta che i Saxon non sono la semplice band meteora che fa un paio di lavori e scompare, ma li consacra veri e propri mostri sacri del panorama, anche e soprattutto dal vivo. A parte la scaletta veramente incredibile, contenente tutti i cavalli di battaglia di Biff e soci (a dire il vero non è presente nemmeno un pezzo del loro originale “Saxon”, e mi spiace, perchè una “Stallions of the Highway” sarebbe stata benissimo tra le varie “Motorcycle Man” e “Wheels of Steel”), le cose che colpiscono in questo live sono essenzialmente due. In primo luogo l’eccellente prova strumentale, dimostrazione che tutta la
band sa suonare, e davvero, cosa che non sempre si riesce a mostrare su un palco, luogo dove vengono facilmente distrutti i presunti miti musicali. Tutti i riff presenti sul disco sono maledettamente al loro posto, non c’è nemmeno la più piccola sbavatura, i vari assoli sono perfetti, per una prova sostanzialmente maiuscola di Pete Gill, Paul Quinn, Steve Dawson e Graham Oliver. La seconda cosa che colpisce dell’album ha un nome, un soprannome e un cognome, ovvero Peter “Biff” Byford. Il vocalist infatti è in forma smagliante, e lo dimostra sia col buon cantato, intonato e pungente quanto basta, ma soprattutto con quel particolare che in pochissimi, solo i più grandi, possiedono, ovvero il carisma innato. Infatti sebbene il buon Biff non si fermi a parlare spesso col pubblico, o comunque non in maniera continuata, tenendo dialoghi (se non per intrudurre le canzoni, o durante gli assoli dei suoi compagni, vedi l’esaltante “Wheels of steel”), è fatto assolutamente unico e impressionante quanta energia e “contagio” trasmetta, con fischi, parole e altro, a tutte le masse venute per seguire lui e la band (bellissimo l’inizio del disco con i fans in delirio ad urlare “SAXON, SAXON” con ogni nome intervallato da tre battiti di mani), masse che rimangono, come l’ascoltatore, letteralmente ipnotizzate da questo uomo che ha contribuito a creare un genere.
Beh detto cosa ci si deve aspettare da questo live, non resta che comprarlo (il disco è un acquisto obbligato, beninteso), ascoltarlo e riascoltarlo, per rendersi conto cosa sono i Saxon, delle aquile che, a distanza di ormai 25 anni e passa dalla loro nascita, continuano ad atterrare in tutti i maggiori concerti metal, risultando sempre i migliori (vedi il Gods of metal 2003). Saxon, basta la parola.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
Tracklist :
1) Motorcycle Man
2) 747 (Strangers in the night)
3) Princess of the night
4) Strong arm of the Law
5) Heavy Metal Thunder
6) 20.000 Ft
7) Wheels of Steel
8) Never Surrender
9) Fire in the Sky
10) Machine Gun