Recensione: The Eleusinian Mysteries: the Descent, the Search, the Ascent

Di Giuseppe Casafina - 14 Maggio 2017 - 16:36
The Eleusinian Mysteries: the Descent, the Search, the Ascent
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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72

A volta nella vita ci sono misteri assolutamente non risolvibili, domande senza risposta come “Chi siamo?” oppure “Qual’è la vera origine dell’universo?” senza dimenticare l’essenziale domanda suprema, ovvero “E’ nato prima il metal oppure i metallari?”…no vabbè questa me la sono inventata e francamente faceva anche un po’ schifo!

Due righe di cazzate in allegria solo per affermare un concetto che di misterioso non ha più nulla: le band italiane spaccano, ma di brutto.

Perché sull’italiano medio possiamo dire di tutto, cioè che sia losco, arraffone, gestore indaffarato di raccomandazioni parentali e di amici stretti (“…amico mio, fatti li cazzi tua” direbbe un Razzi interpretato da Crozza, spesso non a torto) ma se per una volta tanto usciamo dal solito inutile giro dell’italiano a tutto calcio ( – “Oggi in campo abbiamo giocato benissimo!” …chi, sul campo c’eravate voi? Come se io dicessi “Oggi noi Cannibal Corpse abbiamo suonato da favola, sapete!” pur rimanendo solo un semplice spettatore pagante…io il Mondo non lo capirò mai! – Nda ), donne e politica spicciola, quest’ultima ormai ridotta a becero populismo da ogni parte la si guardi, possiamo scoprire anche l’italiano metallaro, quello di stirpe prettamente musicista…e su quello…no, semplicemente non puoi dire nulla, perché questa stirpe è rimasta nobile.

Oooook, possiamo anche dire che spesso il metallaro italiano musicista spesso non è il massimo del supporto dell’underground ma, per fortuna, non tutti sono così! E poi diciamocelo, negli ultimi anni i maghi italici stanno tirando fuori dal loro cilindro dei conigli bellissimi, talmente belli che se non ti stai attento, mordono! Perché questi conigli sono figli di chi li ha messi al Mondo, bastardi ed incazzati, con voglia di dire e di fare tante, ma proprio tante cose.

 

I Bibliopegia Antropodermica hanno un solo difetto…hanno un nome troppo lungo che ti attorciglia la lingua!

No bugia, si scherza ovviamente. Ed aldilà dello scherzo, un EP di pregevole fattura quale “The Eleusinian Mysteries: the Descent, the Search, the Ascent” è davvero un ottimo biglietto da visita. Questi quattro simpatici metallari pugliesi ci propongono un brutal death metal a tinte fortemente slam dall’impatto terrificante, massiccio, alienante. A tutto questo impatto fa da contraltare un uso di tematiche esistenzialiste, di ampio spettro filosofico ed artistico, caratteristica sicuramente inusuale che aiuterà non poco i nostri a distringuersi dal marasma fine a se stesso imperante oggigiorno.  Solo tre pezzi, ma più che sufficienti a capire che l’ensemble pugliese fa terribilmente sul serio.

Partendo con ‘Nestis – Or She Whose Tears Moisten the Mortal Springs’ è facilmente capire come i Nostri usino un riffing nervoso, strisciante, di tipica tradizione brutal death. L’accento sul riffing stesso però appare particolarmente frenetico, abrasivo mentre i rallentamenti ed i cambiamenti di atmosfera (ottimi ed inusuali) conferiscono al pezzo un’aura quasi mistica, contornando il tutto con rumorismi chitarristici al limite del noise, tra Slayer e Sonic Youth, per poi riprendere quota con un rallentamento che spacca le ossa sul serio l’osso del collo. Un pezzo che scorre liscio e che si rivela nei dettagli ascolto dopo ascolto.

Dopo un inizio così promettente arriva ‘The Unwritten Law ov the Divine Order – Demeter’ a porre nuovamente l’accento sulla violenza estrema, con un ritmo batteristico inizalmente quadrato e preciso che si evolve in cambi di tempo imprevisti ma sempre ricolmi di energia e sincera, insana cattiveria. Ottime le derive melodiche del riffing, a metà tra il melodeath e le derive neoclassiche, ovviamente mantenendo sempre in pieno lo spirito del brutal death senza snaturare di un mllimetro la brutalità sonora. Anche in questo episodio il rallentamento che va verso il finale si rivela estremamente covincente, pregno di un certo misticismo in salsa brutal che non può che ammaliare l’ascoltatore: termina il tutto un low-tempo spaccaossa ed assassino, esattamente come nel caso del pezzo precedente.

Chiude l’EP una versione live (ottimamente registrata nella sua crudezza) di ‘The Binding’, un ottimo antipasto capace di dimostrare appieno le potenzialità dal vivo espresse dal combo (tecnico e preciso al millimetro, così come è ottima la prova vocale del singer Ettore), per un pezzo sicuramente più canonico (sulla falsariga dei Cannibal Corpse dell’era “The Bleeding” sebbene con un ottimo accento personale al suo interno) dei due finora registrati in studio, ma la cui resa live dona un impatto non trascurabile.

 

Di sicuro la scopo di questo EP è di mostrare le reali capacità della band sia in studio che dal vivo: da quest’ultimo punto di vista può confermare il sottoscritto, dato che avendoli visti in azione ormai esattamente un anno fa ha ancora nel cuore il ricordo di quella serata…sembrava l’ora degli headliner e, nonostante il poco pubblico presente, la band fomentava come non pochi sè stessa ed il proprio pubblico. In studio la band ci sa anche fare e lo mostra con una produzione molto aperta stereofonicamente e dai ricchi arrangiamenti: da notare come la prestazione di tutta la band all’unisono sia sempre compatta sia in sede live che in studio, mostrano una coerenza d’insieme che forse a molte “nuove leve” manca quasi o del tutto.

Da notare anche un’altra, curiosa caratteristica: le tre tracce qui presenti hanno tutte la durata di 4:26 minuti…tre tracce, stessa durata: abbiamo a che fare con un nuovo numero della bestia per caso? Vi è forse qualche strano codice morse racchiuso tra i solchi di questa bellissima opera? La mia analisi allo spettrogramma ha fallito (!) ma poco male, la sola musica offerta dai Bibliopegia Antropodermica mica ha bisogno di simili trucchetti per esplodere, esplode e basta!

Ottimo inizio, ora attendo con impazienza il vero e proprio album di debutto.

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