Recensione: The End of Time
Tornano i portoghesi Booby Trap con ‘The End of Time’, loro sesto album disponibile dall’8 maggio 2023 via Firecum Records.
Confesso che di questa band conosco solo ‘Stand Up And Fight’, Full-Length del 2019, che, purtroppo, non mi aveva detto molto (potete leggere qui la mia recensione).
Al contrario, però, questo nuovo lavoro mi è piaciuto.
Beninteso, non è che faccia gridare al miracolo, però qui le canzoni hanno, in generale, una tessitura migliore, con una concentrazione di Thrash – Hardcore parecchio viva e genuina e con incursioni in altri territori che ravvivano ed energizzano tutto l’insieme.
In altre parole i Booby Trap stanno ampliando il loro stile, fondendo diversi metalli tutti assieme per poi forgiarli in uno unico, espandendo il loro concetto di crossover.
Infatti, c’è parecchio Heavy Metal ‘classico’ in questo album e, qua e là, spunta anche una vena di malsano Hard Rock anni ’70.
Ad esempio, oltre ai riferimenti al Thrash Old School ed all’Hardcore NY che, più o meno, scorrono in tutto il disco, in alcuni punti esce un basso ispirato da Steve Harris (‘Nothing To Loose’), oppure un coinvolgente interludio che ricalca i Black Sabbath di ‘Paranoid’ (‘Infidel’) od ancora, un richiamo al disturbante Rock Psichedelico (‘Surrounded by Idiots’) od ancora l’uso di trascinanti ritmiche non convenzionali e folli (‘Infektion’, e ‘Nada Irá Mudar’).
C’è anche una ‘punta’ di Death nel coro growl e nell’accelerazione di ‘Ready To Die’ ed un poco di Metal stradaiolo statunitense in ‘Dark As The Night’, senza contare l’immancabile crossover alla SOD della breve, ma smodata ‘Spank me’.
Insomma, le parole d’ordine sono “eterogeneità” ma anche “bilanciamento”. Suonare un po’ di tutto fa correre il rischio della perdita d’identità, ma in ‘The End of Time’ il tutto procede con buona fluidità sonora, tanto che non si sente la necessità di brani che interrompano o creino una pausa nell’incedere dei solchi.
Non ci sono neanche canzoni che eccellono, nella realtà: il classico singolo, diciamo, od un pezzo particolarmente intenso. La qualità del songwriting è più o meno equivalente ed è giusto la sua variabilità ad evitare che l’album diventi monotono.
Tutto un po’ sul filo, in definitiva: buono, meglio rispetto al passato, ma senza strafare.
Va bene così: ‘The End of Time’ non fa emergere i Booby Trap ma neanche li fa affossare nel mare dei più. Una volta che lo si inizia ad ascoltare lo si porta in fondo, rimanendo anche sufficientemente soddisfatti. E viene anche la voglia di vederli dal vivo: ho nella testa che questi brani rendano di più sui palchi che non da studio (mia idea).
Comunque è valido l’aver assunto un secondo chitarrista ed essere tornati nuovamente un quintetto come agli inizi, per dare maggior corpo all’assalto delle ritmiche e rendere più stuzzicanti le parti soliste, anche lo stile del vocalist Pedro Junqueiro, più punk che Metal, ma non esageratamente, ha il suo perché.
Valore aggiunto sono gli ospiti: nella martellante ‘Open Up your Eyes’ troviamo Howard “H” Smith degli Acid Reign, mentre nella già citata’ Nada Irá Mudar’ compare Miguel Newton dei portoghesi Mata-Ratos, due band storiche poste alle estremità (una Thrash, l’altra Punk) delle influenze dei Booby Trap.
‘The End of Time’ è stato registrato dagli stessi Booby Trap alla fine del 2022 ed è stato mixato e masterizzato da Paulo Vieira.
L’artwork è stato curato dall’artista Deivis Tavares (che aveva già lavorato con i Booby Trap per ‘Overloaded’ e ‘Stand Up and Fight’) e rappresenta un futuro ormai neanche tanto distopico del nostro mondo in disfacimento, dove però c’è ancora speranza (raffigurata dall’insegna di un negozio), una possibilità di rimediare per affrontare positivamente il futuro. ‘The End of Time’ non è la fine ma piuttosto un nuovo inizio.