Recensione: The Ereyn Chronicles Part 1
Non ci siamo. L’esordio della one man band francese facente capo al musicista Hugues “Hugo” Lefebvre compie all’esordio un significativo passo falso. Già nella line up dei connazionali Hamka il personaggio in questione mette mano su quest’album a tutti gli strumenti fuorché la batteria dietro cui agisce Damien Rainaud suo ex compagno nella band d’esordio.
The Ereyn Chronicles si presenta in prima battuta ricco di elementi che spaziano dal power di matrice tedesca, al new symphonic progressive classicamente richiamante i dettami settantiani fino al prog più legiferato che di Dream Theater e compagnia bella ha segnato la storia. Premesso che ben poco si può additare all’elasticità professionale nonché alla preparazione tecnica del Lefebvre, c’è pure da dire che la miscellanea qui impastata ha in primis la pecca fondamentale di non risultare lineare in corso di svolgimento. La maggior parte delle canzoni presenta grosse lacune configurabili nella discontinuità nei nodi di contatto tra i vari approcci stilistici adottati. Il tutto perciò risulta pesante, non di rado stonante e nel complesso prolisso.
Andando più in profondità, ad ulteriore appunto da farsi, è il palese riferimento a band quali Stratovarius e primi Ayreon per farsi una idea. Soprattutto a livello di assoli i richiami sono palesi. L’idea di iniettare poi dilatata epicità ed altrettanto materiale power oriented non rende l’album più originale. Il fulcro del problema è che nel complesso sembra di ascoltare un collage di riff di spicciola identità personale.
La più importante del concept si attesta senza ombra di dubbio The Desert of Jewels sia in merito al radicato ed intenso songwriting adottato che per l’azione colmante di tutte le lacune di cui ho già espresso parere, ma nel complesso è davvero poco.
La produzione è parecchio approssimativa e, sebbene riesca a dare enfasi perlomeno alle aperture sinfoniche, non si guadagna il merito in relazione a tutti gli altri passaggi che risultano scarni e privi della forza occorrente a lasciare il timbro alla composizione. Una scelta di settaggio suoni globalmente insufficiente annebbia anche l’evidenza stessa di un bagaglio tecnico di distinto valore esecutivo.
In definitiva non me la sento davvero di dare nemmeno un giudizio mediocre ad un disco che non merita supporto e personalmente libero da ogni ipocrisia mi sento altresì di bocciarlo.
Credo d’altronde nelle doti di questo musicista. Se saprà sudare con più cognizione di causa otterrà onori perlomeno proporzionali alla fatica profusa. Essere responsabili del proprio futuro non è un atteggiamento da prendere alla leggera al giorno d’oggi data la molteplicità competitiva di proposte sulla piazza. Se il passo successivo sarà quello dell’unire sinergicamente la tecnica alla personalità penetrando il tutto con un’ottima produzione forse potremmo vederne delle belle.
– nik76 –
Tracklist:
01 Welcome to Ereyn (2′ 43”)
02 Question of Honour (6′ 40”)
03 Lords of a World (6′ 34”)
04 Through the Sleeping Seaweed (8′ 18”)
05 Forgotten (8′ 57”)
06 Lion-Snake (5′ 29”)
07 Where the Secrets Lie (8′ 44”)
08 The Walk Among the Ruins (1′ 10”)
09 In the Maze of a Nightmare (9′ 35”)
10 The Desert of Jewels (10′ 11”)
Line up:
Hugues Lefebvre – Vocals, Guitars, Bass, Keyboards
Damien Rainaud – Drums