Recensione: The Fall Of Will
Il Novecento è stato un secolo molto complesso e variegato a tal punto che taluni filosofi, partendo dal concetto di Novecentismo, sono arrivati a parlare di Novecentismi, al plurale, proprio a rimarcare le differenti pluralità presenti in questo Secolo, definito “breve”. Così chiamato perché da un punto di vista storico, ma non temporale, il Novecento è iniziato nel 1915, alla fine della Prima Guerra Mondiale con la caduta dei grandi imperi, e si è chiuso con la caduta dell’ultimo grande impero, quello del socialismo, datato 1989. Emerge ancor di più la grande portata di questo Secolo, in quanto in meno di 100 anni temporali è stato in grado di offrire grandissimi cambiamenti. In ambito letterario si pensi al romanzo di Svevo “La coscienza di Zeno” che si erge a simbolo di questi anni dubbiosi, dove tutto è messo in discussione, a cominciare dalla personalità dell’uomo e delle sue più intime certezze; l’uomo è preso dalla continua ricerca del suo intimo e dalla costante interazione con le “volontà”. In parte, in un paragone che non sembra audace, “la caduta della volontà” messa in musica dagli insHaine si inserisce bene e coerentemente in questo discorso culturale che abbraccia i vari ambiti. L’argomento merita adeguati approfondimenti, ma il titolo del disco rimanda a quanto esposto, impossibile non far aderire significati e correnti…
Gli insHaine, spinti da grande motivazione e sostenuti da una bravura trasversale e da una inusitata…volontà, mettono in musica The Fall of Will e lo fanno veramente bene. La “volontà” che parte dall’intimo della band e si traduce in titolo per mezzo di una musica ben fatta.
BNB apre le danze e lo fa nel migliore dei modi. Si tratta di un brano strutturato in modo semplice, ma gli incastri ritmici lo rendono godibile e a tratti davvero interessante.
Questo duo, ovvero Fabio Marchisio (chitarrista, tecnico del suono) e Luigi Cantisani (cantante) ha tirato fuori un accattivante prodotto, l’impatto è netto e da subito si capisce che siamo davanti a qualcosa di diverso dal solito. Il groove è originale e le lead vocals subito in risalto e che a tratti ricordano un Chester Bennington nelle fasi più nervose. Da tempo nel panorama dell’underground non si ascoltava un solo di chitarra così fluido e ispirato in legato (complice il wah!), impeccabile e per niente scontato.
Unhived ha invece un’introduzione violenta e originale. Il drumming è ossessivo e sincopato e le voci fuori campo rispondono in maniera perfetta ai verse di Luigi Cantisani. Il chorus è cadenzato e crea respiro all’interno della song stessa.
Never-coming world vede Cantisani in grande spolvero, non una voce potentissima ma certamente versatile, comunicativa e che intrepreta i singoli momenti musicali in maniera davvero egregia. Il suo timbro graffiato, nello specifico, è particolarmente indicato in un wall of sound come questo. I break strumentali di questo album sono molto originali e intensi, i ragazzi hanno fatto bene i compiti a casa sui libri dei Tool e di Steven Wilson. La resa sonora del platter è di grande impatto seppur il mixing sia un po’ sbilanciato a favore della voce, ma che perde corpo durante gli ingressi delle chitarre distorte (forse una scelta stilistica).
Undone rappresenta un po’ l’episodio “ballad”, con chitarra acustica (molto limpida e ipnotica) e linee vocali molto ispirate e fresche; le stesse chitarre in Above (No More Clouds) sono granitiche e il riffing è semplice, ma efficace; abbiamo dunque molte chiavi di lettura e interpretazioni camaleontiche alla sei corde.
The Fall Of Will chiude questo viaggio con passaggi di chitarra orientali in apertura. Il crescendo nella strofa è ad opera del solito Luigi Cantisani, vocalmente la sua è senza dubbio un’ottima prova. Siamo di fronte ad un brano complesso (durata di 17 minuti!), una sorta di suite dove i nostri hanno inserito davvero tutto ciò che avevano in mente, e lo hanno fatto nel migliore dei modi. Fabio Marchisio (autore anche della cover) è elegante praticamente in ogni ingresso, il suo solo di chitarra acustica è di gusto e mai troppo invasivo, il dialogo tra i due “Inshaine” è sempre fluido e piacevole. Nulla è forzato e ogni nuova idea musicale è sempre naturale e ispirata, proprio come questo intero insHaine, un grande contenitore di prog moderno che saprà soddisfare gli amanti (e non) del genere.