Recensione: The Fallen
Tornare a occuparsi dei Ruthless, a livello italiano, riporta automaticamente a dei ricordi passati, quando pareva che gli americani fossero in procinto di esibirsi per la prima volta nella loro storia nel nostro Paese. Correva l’anno 2009 e lo storico gruppo di Los Angeles venne annunciato fra i presenti dell’edizione numero quattro del festival Play It Loud, fissata per il 25 e il 26 settembre presso il Ke Me Meo di Argelato (BO).
Insieme con i californiani quel bill, davvero stratosferico, ricomprendeva Virgin Steele, Praying Mantis, Angel Witch, Grim Reaper, Sacred Steel e Tysondog accompagnati dai nostrani Nasty Tendency, Renegade, Rosae Crucis, Battle Ram, Neurasthenia, Seventh Seal e Witchunter. Quell’edizione saltò e il Play It Loud Festival non ebbe più alcun seguito, dando inizio alla disaffezione di Giuliano Mazzardi, grandissimo entusiasta dell’heavy metal, un visionario che si era immaginato che anche da noi si potesse allestire una manifestazione sulle stesse coordinate del tedesco Keep It True. La cancellazione del festival lo portò poi nel giro di breve a mollare tutto, compresa la sua etichetta My Graveyard Productions, proprio quella che nel 2009, fra le tantissime altre cose, diede alla luce la ristampa su CD di Metal Without Mercy, l’Ep di esordio dei Ruthless, uscito originariamente in vinile nel 1985 e sino a quel momento disponibile solo in quel formato.
La storia degli americani prende inizio nel 1982 in quel della California. Il primo vagito ufficiale avviene due anni dopo per il tramite del 45 giri The Fever/Mass Killer, il sopraccitato Metal Without Mercy segue l’anno successivo e l’esordio su full length si ha di lì a poco, nel 1986, per il tramite di Discipline Of Steel. A caratterizzare i Ruthless del periodo delle copertine di sicuro impatto e una serie di concerti che li vedono in compagnia di Slayer, Accept, Dark Angel, solo per enumerarne tre.
L’agognato salto di qualità, però, non avviene e al crepuscolo degli anni Ottanta i Ruthless chiudono bottega ma è la chiamata al sopramenzionato Keep It True del 2009 che rimette in carreggiata la band, con i soli Sammy DeJohn (voce) (qui sua intervista) e Ken McGee (chitarra) della formazione primigenia. A seguire due altri album, The Rise del 2015 ed Evil Within del 2019, entrambi lontani dal far gridare al miracolo anche se all’insegna della coerenza. Proprio il fatto di essere rimasti fedeli a sé stessi, nei decenni, ha caratterizzato la traiettoria dei Ruthless e quest’ultimo The Fallen, pubblicato sul mercato dalla Fireflash Records e oggetto della recensione, non fa che confermarlo appieno.
Dei “vecchi”, all’interno della formazione attuale, vi sono i soli DeJohn alla voce e Bob Guitrau alla batteria – già con i Ruthless nella seconda metà degli anni Ottanta -, il resto della line-up si completa con Sandy K. Vasquez al basso e Glenn Alan-Paul alla chitarra. The Fallen – la copertina è stata realizzata da Mario Lopez – si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi e delle foto dei componenti la band singole a opera di una vecchia conoscenza di HM e del Metallo italiano in genere: Alex Solca. Lo scatto d’insieme è posto al di sotto dell’alloggio del Cd.
All’interno delle dieci tracce proposte per un totale di quarantadue minuti di ascolto sono la tradizione e il rispetto del proprio passato a farla da padroni: si inizia a scapocciare di brutto già su “The Fallen” il brano posto in apertura. Il classico e granitico metallone made in Usa letteralmente sgorga copiosamente dai solchi di The Fallen colpendo nel segno in più riprese: “Order Of The Dragon” e “No Mercy” sono quanto di più classico si possa proporre, “Betrayal” una cannonata in pieno stomaco e “Thulsa Doom” mostra il lato più cupo e oscuro della band, con il piede sollevato dall’acceleratore.
Sammy DeJohn non è mai stato un fuoriclasse, ovviamente se paragonato ai campionissimi del genere, ma il suo solido cantato sin dagli inizi si è rivelato fottutamente aderente alla proposta dei Ruthless e quest’ultimo album non fa che dimostrarlo ulteriormente.
Gli americani con The Fallen si confermano alfieri della tradizione legata allo US heavy metal, nulla di più e nulla di meno, consegnando alla storia un album onesto, consistente e massiccio, senza chissà quali pretese di sorta.
E, per chi scrive, di questi tempi, basta e avanza…
Stefano “Steven Rich” Ricetti